10 Oct, 2025 - 12:00

Rigopiano, aperto a Perugia l'appello bis. I familiari in aula indossano le magliette con i volti delle vittime

Rigopiano, aperto a Perugia l'appello bis. I familiari in aula indossano le magliette con i volti delle vittime

Era il 18 gennaio del 2017 quando da una parete del Gran Sasso si staccò una valanga di neve e detriti. Un evento disastroso che investì e travolse in pieno l'albergo 'Rigopiano - Gran Sasso Resort' a Farindola, in provincia di Pescara, uccidendo 29 persone e ferendone altre 11 tra ospiti e dipendenti. L'impatto fu così violento che la struttura stessa si spostò di una decina di metri dalla posizione originale. 

Gli imputati accusati di disastro colposo

Oggi presso la Corte di Appello di Perugia si è aperto l'appello bis. L'aula è affollata dai parenti che indossano pettorine sopra alle magliette con i volti dei loro cari morti a Rigopiano. 

Il nuovo processo "è stato disposto dalla Cassazione che lo scorso 3 dicembre ha parzialmente accolto l'impianto accusatorio della Procura generale in riforma a quelle che erano state le sentenze di primo e secondo grado". La Cassazione, annullando la decisione della Corte d'Appello dell'Aquila, ha stabilito il nuovo processo d'appello che riguarda dieci imputati. Si tratta dei sei funzionari della Regione Abruzzo, accusati di disastro colposo, che in primo e secondo grado erano stati invece assolti e di altri quattro imputati, fra cui l'ex sindaco di Farindola, che sono accusati di omicidio colposo. Per questi ultimi, in realtà, il reato è già prescritto.

Il nodo dell'appello bis è la mancata realizzazione della carta recante il pericolo valanghe. Un aspetto che nei primi due gradi di giudizio non è entrato nelle aule dei tribunali e che invece la Cassazione ha riportato al centro evidenziando che proprio quello strumento avrebbe potuto evitare il disastro. 

Che cosa è accaduto a Rigopiano

A Rigopiano quel 18 gennaio si verificò una serie di circostanze maledette. Quella mattina ci fu un nuovo terremoto - di magnitudo 5.1 - all'Aquila che determinò una serie di scosse mentre nei giorni precedenti le precipitazioni nevose erano state abbondanti. 

L'albergo 'Rigopiano' che in principio era un rifugio gestito dal Cai, era stato ampliato una decina di anni prima diventanto un hotel con annesso centro benessere. I lavori erano però stati al centro di un'inchiesta per il presunto reato di occupazione abusiva di suolo pubblico. L'indagine aveva poi decretato che "il fatto non sussite" e tutti gli indagati assolti.

L'area dove sorgeva l'albergo, secondo uno studio del 1999, era già considerata a rischio, senza che ciò avesse influito sui lavori. Proprio su questo punto ha insistito la Cassazione: se la Carta per localizzare le valanghe, prevista da una legge regionale del 1992, fosse stata applicata, l'albergo non sarebbe mai stato ampliato e la montagna sarebbe stata messa in sicurezza. Ma tutto ciò non è mai accaduto.

Una tragedia che chiede giustizia

La mattina del 18 gennaio 2017 mentre fuori imperversava la tempesta di neve che aveva bloccato l'unica via di collegamento con il fondovalle, diversi ospiti dell'albergo, preoccupati, avrebbero voluto lasciare la struttura che nel frattempo era rimasta isolata. Con i bagagli già nella hall, erano in attesa dello spazzaneve ma, con l'emergenza maltempo in corso, paesi isolati, corrente e riscaldamento saltati, i mezzi vennero mandati altrove. 

Lo spazzaneve sarebbe dovuto arrivare per le 19. La valanga travolse la struttura intorno alle 17:40. Alle 18 iniziarono a circolare le voci di un hotel che era stato travolto dalla neve. Le prime telefonate d'allarme non vennero considerate attendibili e la colonna dei soccorsi partì soltanto intorno alle 19:30. Le operazioni di soccorso, con la neve alta più di due metri e scarissima visibilità, la strada interrotta, i telefoni senza segnale, si rivelarono difficilissime. Le ricerche andarono avanti senza sosta per una settimana. Una tragedia che ancora oggi chiede giustizia. Per le vittime, la loro memoria e i loro familiari.

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Sara Costanzi
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