09 Apr, 2025 - 11:20

Referendum 2025, cambia tutto per i fuori sede: ecco la nuova disciplina sperimentale sul voto

Referendum 2025, cambia tutto per i fuori sede: ecco la nuova disciplina sperimentale sul voto

Per la prima volta nella storia repubblicana in occasione del referendum del prossimo 8 e 9 giugno 2025, gli elettori temporaneamente domiciliati fuori dalla propria provincia di residenza potranno votare senza dover tornare nel comune di iscrizione elettorale. È una svolta attesa da anni, che apre le urne a una platea di centinaia di migliaia di persone, spesso giovani e impegnate fuori sede per motivi di studio, lavoro o salute.

La norma è frutto di una disciplina sperimentale, pensata per rendere più accessibile l'esercizio del diritto di voto e per combattere l'astensionismo strutturale che, proprio tra gli under 35 fuori sede, ha toccato percentuali allarmanti negli ultimi anni.

Voto per i fuori sede al referendum 2025: cosa cambia

La procedura non è automatica, ma prevede la presentazione di una domanda al comune in cui si è temporaneamente domiciliati. L'istanza va inoltrata entro il 4 maggio 2025 e deve essere corredata da una serie di documenti: copia del documento d'identità, della tessera elettorale, e della documentazione (o autodichiarazione) che giustifichi la permanenza fuori sede per almeno tre mesi, periodo che deve includere la data del referendum. Nella stessa domanda, è possibile dare disponibilità a far parte dei seggi speciali che verranno istituiti proprio per garantire il voto ai fuori sede.

L'ammissione definitiva sarà confermata entro il 3 giugno: ciascun elettore riceverà un'attestazione con l'indirizzo del seggio assegnato. Il giorno del voto, basterà presentarsi con il documento, la tessera elettorale e l'attestato rilasciato dal comune ospitante.

Cinque quesiti per cambiare il lavoro e la cittadinanza

La consultazione referendaria 2025 chiama alle urne gli italiani su cinque quesiti abrogativi di rilievo nazionale. Quattro riguardano il mondo del lavoro e sono stati promossi da sindacati e associazioni: l'obiettivo è modificare profondamente alcune delle norme più controverse introdotte negli ultimi vent'anni.

Il primo quesito propone di eliminare il contratto a tutele crescenti, cuore del Jobs Act, restituendo il diritto al reintegro in caso di licenziamento illegittimo anche a chi è stato assunto dopo il 2015. Il secondo mira a rimuovere il tetto massimo all'indennità per licenziamento ingiustificato nelle piccole imprese, mentre il terzo punta a limitare l'utilizzo dei contratti a termine, reintroducendo l'obbligo di specificare la causale anche nei primi dodici mesi.

Il quarto quesito tocca un tema drammatico: la sicurezza nei luoghi di lavoro. In caso di infortunio negli appalti oggi la responsabilità dell'impresa committente è esclusa per i rischi specifici delle ditte appaltatrici. Il referendum vuole superare questo limite, estendendo le responsabilità a chi affida i lavori.

Il quinto e ultimo quesito riguarda invece la cittadinanza: si propone di ridurre da dieci a cinque anni il periodo minimo di residenza legale richiesto agli stranieri per presentare domanda di cittadinanza italiana. Una modifica che, secondo i promotori, potrebbe avvicinare l'Italia agli standard europei, favorendo l'integrazione di milioni di persone che già vivono stabilmente nel nostro Paese.

Referendum 2025 e il voto dei fuori sede: una prova generale di riforma elettorale?

La possibilità offerta ai fuori sede rappresenta non solo una novità logistica, ma anche un banco di prova politico e istituzionale. Se la sperimentazione dovesse funzionare, aprirebbe la strada a una riforma strutturale del voto mobile, oggi più che mai necessaria. Le statistiche parlano chiaro: sono oltre 5 milioni gli italiani che vivono in una regione diversa da quella di residenza, e ogni elezione registra un calo di partecipazione legato all'impossibilità di spostarsi.

Le istituzioni osservano con attenzione: se il modello reggerà alla prova dei numeri, l'estensione definitiva del voto ai fuori sede potrebbe diventare realtà già dalle prossime consultazioni politiche.

Landini: "Ci rivolgiamo a quelli che a votare non ci vanno"

Oltre agli aspetti tecnici e normativi, la grande incognita resta quella del quorum: se non sarà raggiunto il 50% più uno degli aventi diritto, i referendum non avranno effetto. "Noi diciamo quindi che attraverso un voto diretto il cittadino può cambiare e migliorare la propria condizione", ha dichiarato Maurizio Landini all’Assemblea della Cgil in Umbria. "E per questo ci rivolgiamo a tutti naturalmente e a partire da quelli che a votare non ci vanno", ha aggiunto, esprimendo fiducia nel raggiungimento del quorum

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Giorgia Sdei
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