Per la prima volta nella storia repubblicana in occasione del referendum del prossimo 8 e 9 giugno 2025, gli elettori temporaneamente domiciliati fuori dalla propria provincia di residenza potranno votare senza dover tornare nel comune di iscrizione elettorale. È una svolta attesa da anni, che apre le urne a una platea di centinaia di migliaia di persone, spesso giovani e impegnate fuori sede per motivi di studio, lavoro o salute.
La norma è frutto di una disciplina sperimentale, pensata per rendere più accessibile l'esercizio del diritto di voto e per combattere l'astensionismo strutturale che, proprio tra gli under 35 fuori sede, ha toccato percentuali allarmanti negli ultimi anni.
La procedura non è automatica, ma prevede la presentazione di una domanda al comune in cui si è temporaneamente domiciliati. L'istanza va inoltrata entro il 4 maggio 2025 e deve essere corredata da una serie di documenti: copia del documento d'identità, della tessera elettorale, e della documentazione (o autodichiarazione) che giustifichi la permanenza fuori sede per almeno tre mesi, periodo che deve includere la data del referendum. Nella stessa domanda, è possibile dare disponibilità a far parte dei seggi speciali che verranno istituiti proprio per garantire il voto ai fuori sede.
L'ammissione definitiva sarà confermata entro il 3 giugno: ciascun elettore riceverà un'attestazione con l'indirizzo del seggio assegnato. Il giorno del voto, basterà presentarsi con il documento, la tessera elettorale e l'attestato rilasciato dal comune ospitante.
La consultazione referendaria 2025 chiama alle urne gli italiani su cinque quesiti abrogativi di rilievo nazionale. Quattro riguardano il mondo del lavoro e sono stati promossi da sindacati e associazioni: l'obiettivo è modificare profondamente alcune delle norme più controverse introdotte negli ultimi vent'anni.
Il primo quesito propone di eliminare il contratto a tutele crescenti, cuore del Jobs Act, restituendo il diritto al reintegro in caso di licenziamento illegittimo anche a chi è stato assunto dopo il 2015. Il secondo mira a rimuovere il tetto massimo all'indennità per licenziamento ingiustificato nelle piccole imprese, mentre il terzo punta a limitare l'utilizzo dei contratti a termine, reintroducendo l'obbligo di specificare la causale anche nei primi dodici mesi.
Il quarto quesito tocca un tema drammatico: la sicurezza nei luoghi di lavoro. In caso di infortunio negli appalti oggi la responsabilità dell'impresa committente è esclusa per i rischi specifici delle ditte appaltatrici. Il referendum vuole superare questo limite, estendendo le responsabilità a chi affida i lavori.
Il quinto e ultimo quesito riguarda invece la cittadinanza: si propone di ridurre da dieci a cinque anni il periodo minimo di residenza legale richiesto agli stranieri per presentare domanda di cittadinanza italiana. Una modifica che, secondo i promotori, potrebbe avvicinare l'Italia agli standard europei, favorendo l'integrazione di milioni di persone che già vivono stabilmente nel nostro Paese.
La possibilità offerta ai fuori sede rappresenta non solo una novità logistica, ma anche un banco di prova politico e istituzionale. Se la sperimentazione dovesse funzionare, aprirebbe la strada a una riforma strutturale del voto mobile, oggi più che mai necessaria. Le statistiche parlano chiaro: sono oltre 5 milioni gli italiani che vivono in una regione diversa da quella di residenza, e ogni elezione registra un calo di partecipazione legato all'impossibilità di spostarsi.
Le istituzioni osservano con attenzione: se il modello reggerà alla prova dei numeri, l'estensione definitiva del voto ai fuori sede potrebbe diventare realtà già dalle prossime consultazioni politiche.
Oltre agli aspetti tecnici e normativi, la grande incognita resta quella del quorum: se non sarà raggiunto il 50% più uno degli aventi diritto, i referendum non avranno effetto. "Noi diciamo quindi che attraverso un voto diretto il cittadino può cambiare e migliorare la propria condizione", ha dichiarato Maurizio Landini all’Assemblea della Cgil in Umbria. "E per questo ci rivolgiamo a tutti naturalmente e a partire da quelli che a votare non ci vanno", ha aggiunto, esprimendo fiducia nel raggiungimento del quorum