La presidente della Regione Umbria Stefania Proietti ha aperto la seduta odierna dell’Assemblea legislativa con un’informativa urgente sulla condizione critica degli istituti penitenziari umbri.
Nel suo intervento la governatrice ha delineato un quadro allarmante, richiamando i recenti episodi di violenza e disordini avvenuti nelle carceri di Terni e Spoleto e attribuendone le cause al grave sovraffollamento, alla carenza di personale (sia penitenziario che sanitario) e alla vetustà delle strutture.
Proietti ha annunciato di aver scritto al ministro della Giustizia Carlo Nordio a seguito di questi eventi, per sollecitare un intervento del Governo e coinvolgere l’intera Aula in un’azione politica unitaria volta a risolvere le gravi criticità del sistema carcerario regionale.
I numeri confermano l’emergenza sovraffollamento nelle principali carceri umbre. A Terni (Casa Circondariale di vocabolo Sabbione) sono reclusi oltre 600 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 422 posti. Nel carcere perugino di Capanne la popolazione detenuta supera del 40% la capienza massima prevista. Anche la struttura di Spoleto risulta ben oltre i limiti: il sovraffollamento lì è ormai considerato una criticità strutturale cronica.
Complessivamente, i quattro istituti penitenziari dell’Umbria ospitano circa 1.600 detenuti a fronte di poco più di 1.300 posti disponibili, vale a dire circa 300 persone in più rispetto al previsto (oltre il 120% di riempimento). Si tratta di un carico che il Garante regionale dei detenuti Giuseppe Caforio ha definito ormai “prossimo all’implosione”, soprattutto alla luce del continuo aggravarsi della situazione nei mesi primaverili.
Nel suo report Proietti ha evidenziato un dato anomalo che distingue l’Umbria dal resto d’Italia: circa il 10% dei detenuti reclusi nelle carceri umbre è condannato all’ergastolo, una quota doppia rispetto alla media nazionale. Inoltre quasi due terzi della popolazione carceraria proviene da altre regioni, un afflusso eccezionale che grava in modo sproporzionato sulle risorse locali. Questa situazione sarebbe meno problematica se le strutture avessero capacità adeguate, ma con gli istituti già oltre saturazione diventa un fattore di forte stress. Da notare che sia Terni sia Spoleto ospitano sezioni di 41-bis(detenzione di massima sicurezza): molti detenuti ad altissima pericolosità vengono trasferiti qui da fuori regione, contribuendo all’elevata presenza di ergastolani, pur restando tali reparti completamente isolati e non coinvolti nei recenti disordini.
All’emergenza numerica si affianca quella organizzativa. Nelle carceri umbre mancano costantemente agenti di Polizia Penitenziaria, in organico ben al di sotto del fabbisogno, e al tempo stesso si registra una grave penuria di personale sanitario (medici, infermieri, psicologi) dedicato ai detenuti. Questa situazione si aggrava nei periodi estivi, quando le ferie riducono ulteriormente le unità in servizio, lasciando spesso scoperti turni essenziali. Le stesse infrastrutture carcerarie mostrano il peso degli anni: la presidente Proietti ha parlato di un’edilizia penitenziaria “atavicamente vetusta”.
Un esempio viene dal carcere di Terni, dove – secondo il Garante Caforio – l’acqua delle docce non raggiunge i piani più alti dell’edificio a causa di impianti idrici inadeguati. In molti reparti mancano spazi comuni e servizi moderni, e l’assenza di sistemi di climatizzazione efficaci rende ancor più difficile la vivibilità in cella durante i mesi caldi. Da anni i sindacati di categoria denunciano queste condizioni: di recente a Spoleto il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziariaha organizzato un sit-in di protesta proprio per richiamare l’attenzione sulla cronica carenza di organico e sulle dotazioni insufficienti. Anche la sanità penitenziaria, passata sotto competenza regionale, risente di tali criticità: la Regione ha il dovere di potenziare i servizi interni, in particolare alla luce di una popolazione detenuta che oggi conta 1.593 persone e presenta bisogni sanitari complessi.
Negli ultimi giorni la tensione accumulata ha dato luogo a episodi eclatanti. Nel carcere di Spoleto si sono verificati gravi disordini: alcuni detenuti sono venuti alle mani tra loro e hanno persino aggredito agenti di polizia penitenziaria, provocando il ferimento di un sovrintendente. Contestualmente, anche nella casa circondariale di Terni i reclusi hanno inscenato proteste e disobbedienze, lamentando le condizioni invivibili accentuate dall’eccezionale caldo di metà giugno. Secondo il Garante Caforio, il clima rovente di questi giorni ha funzionato da detonatore di un malcontento già diffuso, tanto da far temere che questo sia solo l’inizio di una “estate di fuoco” dentro le mura dei penitenziari umbri.
A Spoleto i facinorosi hanno appiccato incendi nelle sezioni detentive e dato vita a vere e proprie rivolte sedate a fatica, mentre a Terni si sono registrati danneggiamenti e momenti di alta tensione. Va sottolineato che le aree di massima sicurezza in regime di 41-bis presenti a Terni e Spoleto non sono state coinvolte in tali tumulti, rimanendo confinate e isolate rispetto al resto della popolazione detenuta.
Di fronte a questa escalation, la presidente Proietti ha deciso di investire direttamente il Governo della questione. Una lettera formale è stata inviata al ministro Nordio – seguita da un colloquio con il suo capo di gabinetto – per illustrare le particolarità della situazione umbra e chiedere un sostegno straordinario. Nella missiva la governatrice ha elencato una serie di richieste urgenti. Anzitutto l’attivazione immediata e a pieno regime del Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria (PRAP) in Umbria, recentemente ripristinato ma non ancora operativo: un presidio locale che faciliterebbe la gestione dei flussi di detenuti e limiterebbe i trasferimenti indiscriminati da altre regioni. Si sollecita poi il trasferimento di parte dei detenuti eccedentari verso istituti di altre regioni, così da alleggerire il sovraffollamento nelle strutture umbre.
Al Governo viene chiesto anche di potenziare gli organici di polizia penitenziaria assegnati all’Umbria, oggi insufficienti a garantire sicurezza e servizi, e di investire nell’ammodernamento delle strutture: dagli impianti idrici ai sistemi di climatizzazione, risultati inadeguati in più occasioni. Proietti propone inoltre l’istituzione di un tavolo permanente di monitoraggio sul sistema carcerario umbro, con il coinvolgimento del Garante dei detenuti, delle organizzazioni sindacali e delle direzioni delle carceri, per affrontare i problemi in modo coordinato e continuativo. Un’attenzione particolare viene infine rivolta al fronte sanitario: una quota significativa di reclusi soffre di disturbi psichiatrici gravi o di dipendenze da sostanze, senza che esistano ad oggi percorsi di cura adeguati sia all’interno che all’esterno del carcere.
Si stima ad esempio che circa il 90% dei detenuti assuma regolarmente psicofarmaci e che quasi uno su tre sia affetto da dipendenze da alcool o droghe, condizioni che complicano il trattamento rieducativo e spesso alimentano tensioni. La Regione chiede dunque risorse straordinarie per potenziare l’assistenza mentale e le terapie di recupero in ambito penitenziario, valutando anche l’attivazione di strutture sanitarie dedicate (come le REMS per i detenuti infermi di mente) e riferendo trimestralmente all’Assemblea sull’andamento di queste misure.