La casa circondariale di Terni è stata teatro di una violenta rivolta, scaturita da problemi strutturali alle docce. Un gruppo di detenuti ha devastato due sezioni dell’istituto, appiccando incendi e distruggendo arredi, prima che la situazione venisse riportata sotto controllo in serata.
La protesta, esplosa nel pieno del caldo estivo, ha evidenziato le criticità croniche del carcere umbro, infrastrutture inadeguate e sovraffollamento, già da tempo fonte di tensione.
La scintilla della rivolta si è accesa quando un detenuto con problemi psichiatrici, esasperato dal guasto delle docce, ha aggredito un agente di polizia penitenziaria. Subito dopo si è diffusa tra i reclusi la voce di un intervento troppo brusco da parte degli agenti per calmarlo, e decine di detenuti delle sezioni H e G hanno dato il via a una protesta violenta.
I rivoltosi hanno distrutto telecamere di sorveglianza e arredi, e dato fuoco a materassi e letti. L’area interessata è stata isolata e sul posto sono accorsi rinforzi delle forze dell’ordine.
Dopo alcune ore di caos, la polizia penitenziaria, coadiuvata da unità speciali, è riuscita a ricondurre tutti i rivoltosi nelle celle. Nel bilancio si contano tre agenti feriti, uno dei quali con lesioni che hanno richiesto punti di sutura. Quasi in contemporanea si erano verificati disordini anche nel carcere di Spoleto, originati da proteste sul vitto (in particolare la frutta), poi sedati senza gravi conseguenze.
Il Garante regionale dei detenuti, Giuseppe Caforio, attribuisce l’origine dei disordini al caldo eccezionale di questi giorni e alle condizioni strutturali inadeguate delle carceri umbre. Caforio parla di problemi atavici mai risolti – celle sovraffollate e docce malfunzionanti – e teme che questa sia “solo l’inizio di un’estate di fuoco”. Il garante ha informato la presidente della Regione, Stefania Proietti, e l’assessore Fabio Barcaioli, sollecitando interventi urgenti.
Anche il SAPPE (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria) ha duramente condannato l’accaduto. Il segretario del SAPPE, Fabrizio Bonino, riferisce di una situazione gravissima protrattasi per ore, con intere sezioni devastate, e lamenta che gli allarmi lanciati dal personale siano rimasti inascoltati. Bonino accusa l’amministrazione regionale di immobilismo e denuncia che molti detenuti coinvolti provengono da fuori regione: “L’Umbria e le sue carceri sono diventate la discarica sociale della Toscana”.
Giuseppe Caforio ribadisce la necessità di investimenti strutturali urgenti. Le sue parole sono un appello diretto alle istituzioni umbre, chiamate ad affrontare in modo sistemico le carenze croniche delle strutture carcerarie. Le sue dichiarazioni giungono mentre si attende l’apertura di un fascicolo da parte della Procura di Terni, per individuare eventuali responsabilità penali tra i detenuti coinvolti nella rivolta.
Il carcere di Terni è un istituto di media sicurezza fortemente sovraffollato. Secondo i dati ufficiali, sono presenti 588 detenuti a fronte di 422 posti regolamentari. Anche l’organico è insufficiente: attualmente operano circa 200 agenti penitenziari rispetto ai 243 previsti.
La struttura presenta inoltre carenze infrastrutturali. Ai piani alti l’acqua delle docce spesso non arriva, lasciando molti detenuti senza possibilità di lavarsi. Gli spazi comuni sono ridotti e le celle – concepite per meno persone – diventano soffocanti d’estate.
Pur senza presentare richieste ufficiali, con la protesta i detenuti hanno portato all’attenzione le condizioni intollerabili in cui vivono. Tra le cause principali del malcontento vi sono i frequenti guasti alle docce, l’acqua non raggiunge i piani superiori, che i reclusi chiedono di risolvere una volta per tutte.
Un altro problema segnalato è il sovraffollamento cronico: troppi detenuti in celle anguste degradano la qualità della vita e alimentano tensioni costanti. I reclusi invocano misure per ridurre la pressione sulla struttura, così da ottenere spazi più vivibili e condizioni di detenzione dignitose.