Nel corso di un convegno regionale svoltosi a Perugia sui "Modelli di governance nei servizi territoriali", la presidente e assessore alla Sanità della Regione Umbria, Stefania Proietti, ha detto che il nuovo Piano sociosanitario regionale 2025-2030 metterà al centro "li bisogni concreti dei cittadini", ispirandosi alle migliori pratiche nazionali. L’iniziativa, a cui hanno partecipato esperti sanitari, amministratori locali e sindacati, fa parte del percorso di definizione del Piano regionale 2025-2030.
La giunta regionale intende colmare La giunta regionale intende colmare "il vuoto dell’integrazione sociosanitaria" e costruire un modello sanitario "moderno, equo e integrato". Proietti spiega che il Piano punterà a una sanità più "vicina alle persone", capace di affrontare le sfide dell’invecchiamento della popolazione, delle malattie croniche e dei cambiamenti ambientali. Fondamentale sarà il potenziamento della prevenzione, delle cure domiciliari, della telemedicina e delle strutture di prossimità come le Case e gli Ospedali di Comunità. Secondo la Regione, questo Piano non è più solo sanitario ma "socio-sanitario", poiché tiene conto dei bisogni complessivi delle persone emersi anche durante la pandemia. Ciò si tradurrà in tavoli tematici e consultazioni pubbliche per coinvolgere professionisti, associazioni di pazienti e cittadini nella definizione delle priorità.
La sanità umbra registra da anni squilibri finanziari e demografici che evidenziano l’urgenza di un nuovo assetto. Un’analisi regionale del 2024 segnala un deficit complessivo di circa 243,5 milioni di euro nel bilancio di Asl e aziende ospedaliere, con un risultato economico consolidato negativo di 90 milioni. Inoltre l’Umbria è fra le regioni con la mobilità sanitaria passiva più alta: negli ultimi cinque anni la spesa per pazienti umbri curati fuori regione è aumentata del 23,9%. Sul piano demografico l’Umbria conta circa 854mila abitanti (dati 2024). Fra i residenti, l’età media supera i 48 anni e l’indice di vecchiaia (238 anziani ogni 100 giovani) è molto elevato. L’incremento della cronicità e delle fragilità sociali rende indispensabile rafforzare i servizi sanitari domiciliari e territoriali.
La giunta regionale punta a una nuova sanità più giusta e più distribuita. I bisogni dei cittadini, spiega Proietti, devono essere il punto di partenza di ogni scelta. Il piano tiene conto delle diseguaglianze territoriali e si basa su un modello che mira a garantire l’accesso ai servizi anche nelle aree interne, favorendo l’integrazione tra sociale e sanitario.
Grande attenzione è dedicata alla cosiddetta sanità di prossimità. Al convegno si è sottolineato come i servizi territoriali rappresentino "un tassello fondamentale per garantire servizi di qualità ai cittadini umbri". Il Piano punta a valorizzare gli studi dei medici di base e i presidi locali, implementando le Case della Comunità e gli Ospedali di Comunità già previsti dal PNRR, insieme a servizi infermieristici avanzati. Contestualmente si rafforza l’assistenza domiciliare integrata: saranno potenziati i percorsi che permettono la cura a casa di anziani e malati cronici, anche grazie alla telemedicina. L’obiettivo è alleggerire gli ospedali e offrire continuità di cure vicino al domicilio dei pazienti.
Il Piano conferma il ruolo centrale dei due ospedali principali di Perugia e Terni, che dovranno occuparsi dei casi più complessi, ma promuove una migliore integrazione con il territorio. L’esigenza emerge dai dati di bilancio: negli ultimi anni l’assenza di interventi di efficientamento ha portato a un peggioramento dei conti e delle prestazioni sanitarie.
Inoltre l’Umbria detiene la "maglia nera" in Italia per mobilità passiva, con un +23,9% di costi cresciuti per pazienti umbri curati fuori regione, segnale di bisogni insoddisfatti sul territorio. Per migliorare l’offerta interna, il Piano prevede reti specialistiche regionali (oncologia, riabilitazione, salute mentale) e un uso più ampio delle Case della Comunità come presidi intermedi. In futuro, molti pazienti dovrebbero così evitare la corsa fuori regione per cure che possono essere erogate in loco.