Perugia esce dall’estate con un messaggio politico preciso: la sicurezza non è solo repressione, ma un equilibrio fra controllo, prevenzione e intervento sociale. È la chiave con cui l’amministrazione ha presentato il bilancio di 'Estate in sicurezza', incrociando decisioni operative (dalla sorveglianza rafforzata a Fontivegge all’uso esteso di videosorveglianza) e nuove pratiche di prossimità, come gli informatori civici in acropoli.
Al centro c’è la promessa di "trasparenza" e di una discussione ancorata ai fatti, mentre sullo sfondo si consuma la polemica politica sul racconto della città.
La sindaca Vittoria Ferdinandi ha collocato il punto stampa dentro una cornice chiara: "Abbiamo voluto fare il punto su 'Estate in sicurezza' sulla base dei fatti e dei dati reali, smarcando il tema da ogni demagogia", dichiara.
L’accento cade su due piani: la tutela dell’immagine di Perugia – spesso oggetto, secondo Palazzo dei Priori, di narrazioni allarmistiche – e il riconoscimento del lavoro della polizia locale, descritta come presidio essenziale nonostante il sottorganico. Il tema della carenza di agenti resta aperto e, più che un dettaglio tecnico, è la variabile che condiziona la sostenibilità delle scelte per l’autunno.
La misura più visibile è stata la "zona rossa" a Fontivegge, che ha catalizzato risorse e presidi. L’effetto, riconosciuto dagli stessi uffici comunali, non si esaurisce però dentro il perimetro del quartiere: alcune criticità hanno cercato nuove aree di insediamento, dai "vuoti urbani" alle zone di transito.
È lì che l’amministrazione dice di avere concentrato bonifiche mirate e azioni di contenimento del degrado, affiancandole a una messa in sicurezza progressiva degli spazi più esposti. L’idea è che la pressione ordinata – e non intermittente – riduca la capacità dei fenomeni di riorganizzarsi.
In centro storico la strategia cambia volto. Gli informatori civici, attivi nei weekend estivi in fascia notturna, hanno svolto una funzione di "cuscinetto" tra giovani, residenti e locali. Non un corpo di repressione, ma occhi e orecchie sul campo: mediazione nei conflitti, segnalazioni sulle criticità infrastrutturali (illuminazione, piccoli dissesti), orientamento per turisti e cittadini. Il Comune parla di servizio "efficace" e annuncia il prolungamento della sperimentazione oltre settembre. A sostegno, l’infrastruttura tecnologica: nuove telecamere e investimenti su mediazione culturale e ristoro sociale notturno, per agganciare le fragilità che spesso alimentano il disordine.
Le cifre ufficiali confermano che l’estate è stata ad alta intensità operativa per la polizia locale: solo tra giugno e settembre si contano 58 pattuglie dedicate alla zona rossa di Fontivegge, 217 presidi nell’area di piazza Vittorio Veneto e 448 turni complessivi di ordine pubblico. Sul fronte tecnologico sono state installate 30 nuove telecamere (investimento di 240 mila euro), mentre gli uffici hanno lavorato su 938 accertamenti avviati da esposti dei cittadini e sulla cornice della circolazione con circa 20 mila violazioni al codice della strada accertate.
Da un lato c’è l’ordine pubblico – con l’apporto della municipale a supporto delle forze statali – dall’altro il capitolo decoro, che va dalle pulizie straordinarie alla rimozione dei bivacchi. Ridurre tutto a un inventario di conteggi rischia di essere fuorviante: la tendenza letta dall’amministrazione è l’emersione di un metodo che mette in fila controllo del territorio, risposta alle chiamate dei cittadini e programmazione urbanistica dei luoghi critici.
Se l’estate ha mostrato la direzione, l’autunno chiede due mosse. La prima è strutturale: personale e continuità di finanziamenti, perché senza organici adeguati il mix tra pattuglie, mediazione e tecnologia non regge alla distanza. La seconda è culturale: una alleanza tra istituzioni, operatori economici e comunità locali per condividere segnalazioni e regole del gioco.
Il consigliere con delega alla sicurezza, Antonio Donato, sintetizza l’impostazione invitando a tenere il tema "smarcato" dalla contesa politica, mentre la comandante Nicoletta Caponi richiama invece lo "spirito di sacrificio" degli agenti. Obiettivo dichiarato: non alimentare lo scontro "Stato vs Comune", ma dimostrare che "Perugia è Stato" anche nelle scelte quotidiane.