La morte di Hekuran Cumani resta di stretta attualità. Dopo le parole di Yassin Amri, il 21enne arrestato per l'omicidio del 23enne, che ha negato tutto, le forze dell'ordine continuano a cercare il suo telefono. Intanto il fratello di Hekuran chiede giustizia ma non vuole una vendetta.
Samuele Cumani, fratello di Hekuran, vuole giustizia non una vendetta. Lo sostengono i legali del ragazzo, gli avvocati Claudio Alianello e Daniele Carmenati, ripresi da La Nazione: "La vendetta è un'argomentazione suggestiva, facilmente riconducibile a luoghi comuni ed è assolutamente distante dalle intenzioni del nostro assistito".
"Difficile, forse impossibile pensare che in questo momento si possa parlare di perdono i cui confini del termine stesso perdono di consistenza alla luce dell’uccisione di un fratello per futili motivi - sottolineano ancora gli avvocati - Ma il non poter perdonare non può e non deve essere assimilato al desiderio di vendetta; la speranza di Samuele è che il perdono venga sostituito da una pena certa inflitta dallo Stato".
"Il ragazzo - viene ancora ribadito dai legali Alianello e Carmenati - non nutre alcun sentimento di vendetta. Ha piena fiducia nell’operato delle forze dell’ordine e della magistratura che ringrazia per tutto quanto fatto finora. Samuele sarà in prima linea al processo per tutelare la memoria del fratello e far assicurare tutti i colpevoli alla giustizia”.
Nelle acque del Tevere, partendo tra il Ponte Vecchio, a Ponte San Giovanni, e Ponte Valleceppi, i sommozzatori dei vigili del fuoco hanno avviato le ricerche del telefono dell’indagato Yassin Amri. Il 21enne, arrestato per l'omicidio del 23enne, aveva riferito agli inquirenti di avere gettato nel fiume il cellulare, durante l'interrogatorio di garanzia davanti al gip.
Il 21enne, indagato per l'omicidio del 23enne di Fabriano, si sarebbe disfatto del suo cellulare (per non averlo a casa). Agli inquirenti, a quanto risulta, il 21enne avrebbe consegnato un cellulare non più in uso. Il giovane, difeso dall'avvocato Vincenzo Bochicchio, però, durante l'interrogatorio aveva comunque negato di avere ucciso Hekuran Cumani, proclamandosi estraneo al delitto.
Il 21enne di Perugia Yassin Amri, arrestato con l'accusa di avere ucciso Hekuran Cumani, 23 anni, di Fabriano colpito con una coltellata al petto dopo una lite in un parcheggio della zona universitaria di Perugia, aveva negato di essere il responsabile dell'omicidio.
Al termine il suo difensore, l'avvocato Vincenzo Bochicchio, non ha formulato alcuna istanza di modifica della misura cautelare in carcere. Il giovane ha ammesso di essere stato presente sul luogo della lite. Ha tuttavia negato di avere partecipato attivamente allo scontro, di avere dato o ricevuto colpi.
Ha poi sostenuto di essere rimasto "terrorizzato" dopo avere appreso dell'omicidio. Gli inquirenti hanno però parlato di "elementi granitici" a suo carico, tra cui gli abiti nascosti e pure un cellulare non utilizzato da anni consegnato alle autorità. Oltre lo smartphone anche l’arma del delitto risulta ancora irreperibile.
L'esame autoptico sul corpo di Hekuran Cumani, intanto, aveva indicato come sia stato ucciso il giovane: individuata una sola ferita, letale per traiettoria e profondità. La dinamica è compatibile con un coltello non particolarmente lungo ma capace di penetrare con forza, la direzione dall’alto al basso suggerisce invece un corpo a corpo ravvicinato o una posizione di vantaggio dell’aggressore.
Al momento l’ipotesi di reato formulata dagli inquirenti resta l’omicidio volontario aggravato: un capo d’accusa che tiene insieme la violenza del gesto e il contesto in cui è maturato.