02 Oct, 2025 - 15:30

Perugia, è nata la figlia della famiglia palestinese arrivata da Gaza

Perugia, è nata la figlia della famiglia palestinese arrivata da Gaza

Nel cuore della notte del 2 ottobre, alle 3.15, a Perugia è venuta alla luce la figlia della prima famiglia palestinese accolta in Umbria attraverso i corridoi umanitari. Una nascita che interrompe per un istante il flusso di notizie di guerra e restituisce l’immagine concreta di che cosa significhi protezione: una sala parto sicura, una rete di servizi, una comunità che abbraccia. "In mezzo a un mare di brutte notizie, una ci riempie di gioia e speranza", hanno commentato la presidente della Regione Stefania Proietti e l’assessore al Welfare Fabio Barcaioli, confermando che mamma e bambina stanno bene.

Fiocco rosa per la prima famiglia accolta a Perugia da Gaza

La storia di questa famiglia – madre, padre e cinque figli – non è un caso fortunato, ma l’esito di un percorso costruito nei mesi. A luglio l’arrivo da Gaza, reso possibile dall’apertura del corridoio umanitario attivato con la Comunità di Sant’Egidio. Poi l’inserimento in una rete che ha messo insieme istituzioni regionali e comunali, terzo settore, servizi sanitari e scuola. Casa, assistenza medica, mediazione linguistica e un contesto stabile: gli elementi minimi per trasformare l’accoglienza da intervento d’urgenza a progetto di vita. "Le diamo il nostro più caloroso benvenuto", hanno aggiunto Proietti e Barcaioli, collegando la nascita a un’idea di futuro fatta di opportunità e diritti.

Oltre l'angoscia per la Flotilla: una buona notizia in una notte di rivolte

La cronaca internazionale nelle stesse ore raccontava dell’ansia per la Global Sumud Flotilla e delle condizioni estreme nella Striscia. È in questo quadro che la nascita a Perugia assume un valore che supera i confini regionali: un controcanto civile alla guerra, un piccolo ma forte rovesciamento di prospettiva. Le istituzioni hanno rivendicato il ruolo dell’Umbria come terra di pace e accoglienza e indicato un obiettivo preciso: moltiplicare i percorsi di protezione per altre famiglie in fuga, affinché l’umanità non resti una parola astratta ma un’esperienza quotidiana.

Alla costruzione di questa rete ha contribuito l’Università per Stranieri di Perugia. Il rettore Valerio De Cesaris ricorda la responsabilità condivisa tra istituzioni e comunità: "La nascita di questa bambina, circondata dall’affetto di tanti che a Perugia hanno accolto la sua famiglia, è un segno di speranza. È un pezzo di pace costruito in Umbria per una famiglia che ha qui la possibilità di vivere una vita buona e dignitosa".

Parole che chiamano in causa anche chi non è direttamente coinvolto: di fronte a guerre "è importante interrogarsi su cosa ciascuno di noi può fare per costruire pezzi di pace", valorizzando l’impegno congiunto di Regione, Comune, Comunità di Sant’Egidio e realtà del territorio.

Umbria terra di accoglienza: la gioia per la nascita della figlia della famiglia palestinese a Perugia

Se c’è una lezione, sta nel metodo. I corridoi umanitari funzionano quando accanto allo sbarco c’è un progetto: servizi sociali coordinati, sanità accessibile, percorsi educativi per i minori, orientamento al lavoro per gli adulti. L’Umbria mostra che questa infrastruttura è possibile anche in territori non metropolitani, dove il capitale sociale fa la differenza. Non si tratta solo di solidarietà: è politica pubblica, capace di produrre sicurezza, coesione e – oggi lo vediamo – nuova vita. Ma nel percorso rientrano pediatria e consultorio, scuola per i minori, sostegno psicologico, corsi di italiano e orientamento al lavoro curati da associazioni e volontariato religioso. Un modello che Perugia propone come laboratorio di pace replicabile in Umbria e resto d'Italia.

Per questo la notizia di una neonata palestinese a Perugia non è solo un’immagine commovente: è la prova che, anche mentre altrove dominano fame e sirene, qui si può costruire futuro. E che quel futuro, stavolta, parla in arabo e italiano, ed è appena cominciato.

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Giorgia Sdei
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