Perugia fa un passo politico concreto sull’integrazione dei cittadini e delle cittadine provenienti da Paesi terzi: la giunta comunale ha dato il via libera al piano territoriale della Zona Sociale 2 (Perugia, Corciano, Torgiano) legato al 25° programma annuale regionale. Un documento operativo che mette in campo azioni mirate su accesso ai servizi, scuola e coesione sociale, con l’obiettivo di rafforzare gli strumenti di accoglienza e di convivenza nelle comunità locali.
Il cuore del provvedimento si muove su due binari complementari. Da un lato, la qualificazione e il potenziamento degli sportelli immigrazione, integrati con gli uffici di cittadinanza, per offrire orientamento, segretariato sociale, mediazione culturale, consulenza e accompagnamento verso i servizi pubblici. Dall’altro, un pacchetto di interventi scolastici ed extrascolastici pensati per ridurre l’abbandono e innalzare i livelli di scolarizzazione delle nuove generazioni di origine straniera. La regia è affidata al sistema territoriale dei servizi sociali, con una cabina di coordinamento che punta a mettere in rete scuole, terzo settore e amministrazioni comunali.
La dimensione educativa è indicata dalla giunta come il vero fattore abilitante di integrazione inclusiva. Lo sottolinea l’assessora alle politiche sociali Costanza Spera, che esplicita la strategia: “La volontà è di supportare le istituzioni scolastiche nella riduzione del fenomeno dell’abbandono e nell’aumento del livello di scolarizzazione degli alunne ed alunni stranieri tramite l’ausilio del Punto Arlecchino, Centro di ascolto, orientamento e documentazione per l’educazione interculturale”.
Il presidio educativo, già attivo sul territorio, viene così messo a sistema come snodo di mediazione tra famiglie, scuole e servizi, capace di prevenire fragilità e dispersione con interventi tempestivi e personalizzati.
La seconda macro-linea introduce uno strumento nuovo nel Piano: un avviso pubblico rivolto alle associazioni di persone migranti presenti nei tre Comuni della Zona Sociale 2. L’idea è sostenere micro-progetti dal basso che generino fiducia reciproca, conoscenza e dialogo.
Come precisa l’assessora: “Queste ultime saranno funzionali al raggiungimento di tre diversi obiettivi: prevenire l’insorgere di relazioni conflittuali interculturali; favorire convivenza e dialogo interculturale attraverso informazione e momenti di incontro con la cittadinanza, al fine di contrastare fenomeni di intolleranza o conflitto; valorizzare le reti pubblico–private e dell’associazionismo migrante che possano essere di supporto alla popolazione straniera”.
Un approccio di “cohesion building” che mobilita capitale sociale e responsabilità diffusa, chiamando in causa in modo strutturato i soggetti organizzati delle comunità migranti.
Il piano approvato dalla giunta è il risultato di un confronto intercomunale che, oltre a Perugia, ha coinvolto Corciano e Torgiano, in coerenza con l’architettura della Zona Sociale 2. La cornice di riferimento è il 25° programma annuale degli interventi in materia di integrazione approvato dalla Regione Umbria, da cui discendono priorità e criteri.
“Sono particolarmente soddisfatta per l’approvazione in giunta di questo atto" – conclude l’assessora – "che è frutto di uno stretto confronto con i Comuni che compongono, insieme a Perugia, la zona sociale 2 ossia Torgiano e Corciano e che propone alcune azioni concrete e innovative perfettamente in linea con le strategie contenute nel programma annuale recentemente approvato dalla regione Umbria”.
In ottica di risultato, la combinazione tra accesso facilitato ai servizi, sostegno alla continuità educativa e investimenti sulle reti associative punta a ridurre barriere amministrative e culturali, migliorare gli esiti scolastici e aumentare la partecipazione civica.
Perugia, Corciano e Torgiano intendono così rafforzare un modello di integrazione pragmatico: prossimità nei servizi, prevenzione nella scuola, ascolto attivo delle comunità. Una traiettoria che, se accompagnata da monitoraggi trasparenti e da una comunicazione pubblica chiara, può tradursi in benefici tangibili per l’intero tessuto sociale, rendendo l’inclusione non un capitolo a parte delle politiche pubbliche, ma una leva trasversale di sviluppo locale sostenibile.