29 Mar, 2025 - 22:00

Incendio nel carcere di Perugia: detenuta si barrica in bagno e dà fuoco alla cella

 Incendio nel carcere di Perugia: detenuta si barrica in bagno e dà fuoco alla cella

La situazione all'interno delle carceri umbre continua a destare preoccupazione, con episodi sempre più frequenti di tensione e violenza. L’ultimo caso, verificatosi il 28 marzo 2025, ha coinvolto una detenuta cinquantenne di origine nigeriana presso la Casa Circondariale di Perugia. La donna, affetta da problemi psichiatrici e condannata fino al 2040, ha appiccato un incendio nella propria cella dopo essersi barricata in bagno. Il personale di sorveglianza è intervenuto tempestivamente per evitare il peggio, evacuando l’area e contenendo la detenuta, che ha opposto resistenza con aggressioni fisiche e verbali. Dopo circa trenta minuti, l’intera ala del carcere è stata messa in sicurezza.

Secondo quanto emerso, la donna era già riuscita a procurarsi degli accendini nei giorni precedenti e aveva tentato di dar fuoco alla cella in un'altra occasione. L’incendio ha causato una fitta nube di fumo intossicando tre agenti penitenziari, che sono stati trasportati in ospedale e dimessi con una prognosi di tre giorni.

Precedenti tragici e il caso di Capanne

L’episodio non è un caso isolato. Solo due settimane prima, sempre nel carcere di Capanne, un detenuto tunisino aveva appiccato un incendio nella sua cella, con esiti tragici. L’uomo, che doveva scontare un anno di reclusione, aveva incendiato il materasso e le coperte, barricandosi all'interno. Nonostante l’intervento immediato del personale con gli idranti, le sue condizioni si sono aggravate rapidamente e, dopo il trasferimento in ospedale, è deceduto.

Sovraffollamento e criticità strutturali

Secondo i dati aggiornati al 28 febbraio 2025 dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (Dap), il carcere di Capanne ospita 448 detenuti a fronte di una capienza di 363 posti. Quasi la metà della popolazione carceraria è tossicodipendente e il 20% soffre di disturbi psichiatrici. A ciò si aggiunge una cronica carenza di personale, con un fabbisogno stimato di almeno 30 agenti in più. Le difficoltà strutturali si riflettono nei numeri: nel 2024 si sono registrati quasi 100 episodi di autolesionismo, una ventina di tentati suicidi e una trentina di aggressioni agli agenti.

Ma il problema del sovraffollamento non riguarda solo l’Umbria. Il quadro generale nazionale, infatti, è altrettanto allarmante. Secondo i dati del Garante per i detenuti aggiornati al 25 novembre 2024, nelle carceri italiane si contano 62.410 detenuti, a fronte di una capienza regolamentare di 51.165 posti, ma con soli 46.771 posti effettivamente disponibili. Questi numeri portano l’indice di sovraffollamento nazionale al 133,44%.

Il Garante spiega che questa criticità è dovuta all’inagibilità di numerose camere di pernottamento e intere sezioni detentive. Un caso emblematico è quello della Casa Circondariale di Milano San Vittore, dove il tasso di sovraffollamento raggiunge il 231,49%. Complessivamente, sono 151 gli istituti penitenziari italiani con un indice di affollamento superiore alla norma; in 60 di essi il tasso supera il 150%.

Tra le regioni più colpite figurano:

  • Puglia: 170,63%
  • Basilicata: 158,22%
  • Lombardia: 153,69%
  • Veneto: 148,81%
  • Lazio: 147,49%

Il documento del Garante evidenzia che tale emergenza è dovuta al divario tra capienza regolamentare e posti effettivamente disponibili. Questa situazione impone interventi legislativi urgenti in materia di edilizia penitenziaria e politiche di deflazione carceraria.

Emergenza psichiatrica e carenza di strutture adeguate

L’alta percentuale di detenuti con problematiche psichiatriche rappresenta un’ulteriore emergenza. Le carceri italiane non dispongono di strutture adeguate per gestire tali situazioni, e il personale penitenziario non è sempre formato per affrontare le crisi psichiatriche. L’assenza di un numero sufficiente di psichiatri e operatori sanitari specializzati aggrava il problema, trasformando le prigioni in veri e propri “ospedali psichiatrici improvvisati”, senza le necessarie risorse per garantire cure adeguate.

La situazione delle carceri umbre e italiane richiede una risposta urgente da parte delle istituzioni. Gli episodi di violenza, gli incendi e i suicidi sono il sintomo di un sistema al collasso, che necessita di riforme strutturali e investimenti mirati. Il sovraffollamento e la carenza di assistenza psichiatrica non possono più essere ignorati. Solo un’azione coordinata tra governo, amministrazione penitenziaria e associazioni per i diritti umani potrà garantire condizioni di detenzione dignitose e ridurre i rischi per detenuti e personale penitenziario.

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Lorenzo Farneti
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