Si riaccendono nuovamente i riflettori a Perugia, nella zona di Fontivegge. Un quartiere che, nonostante l’intensificazione dei controlli e la proclamazione della “Zona Rossa”, continua a convivere con episodi di microcriminalità che seminano paura tra i residenti. La tensione cresce, le forze dell’ordine presidiano giorno e notte, ma i malviventi sembrano non avere timore di sfidare lo Stato. L’ultimo episodio, riportato dal Messaggero dell’Umbria, è avvenuto martedì scorso: erano da poco passate le 22 quando una donna è stata aggredita da tre uomini nei pressi dei cassonetti tra Fontivegge e Madonna Alta, non lontano dai palazzi dell’Okios.
La vittima era uscita di casa per un gesto semplice e quotidiano: gettare la spazzatura. Ma in quel momento, la strada è diventata una trappola. Tre uomini, descritti come di origine magrebina, l’hanno accerchiata. L’obiettivo? Rubarle le chiavi di casa. Un colpo rapido, spietato, in una zona già segnata da rapine e aggressioni. Solo l’intervento provvidenziale di un passante, che stava portando a spasso il cane, ha evitato il peggio: l’uomo, resosi conto di ciò che stava accadendo, ha messo in fuga i tre aggressori e ha soccorso la donna, ritrovata in uno stato di forte shock.
Le forze dell’ordine sono subito intervenute, avviando le ricerche dei malviventi attraverso la visione delle immagini di videosorveglianza della zona. Ma nel quartiere si respira ancora una volta un’aria di paura. Fontivegge, nonostante le promesse di riqualificazione e sorveglianza, continua a far parlare di sé come epicentro di insicurezza urbana.
L’aggressione di martedì sera arriva mentre la “Zona Rossa” di Fontivegge è entrata a pieno regime. Una misura straordinaria che durerà fino a settembre, voluta per rispondere all’ondata di criminalità che negli ultimi mesi ha reso la stazione ferroviaria e le vie limitrofe un crocevia di spaccio, violenze e microcriminalità. Non solo rapine: nei giorni scorsi la Polizia ha arrestato un cittadino colombiano di 21 anni trovato in possesso di anfetamina. Gli agenti del Reparto Prevenzione Crimine hanno notato i movimenti sospetti del giovane: la perquisizione ha portato alla scoperta di un involucro di cellophane con la sostanza stupefacente. Per lui, oltre alla denuncia per detenzione ai fini di spaccio, è scattato anche un provvedimento di rimpatrio: irregolare sul territorio nazionale, è stato accompagnato al Centro di Permanenza e Rimpatrio di Bari. Un episodio che testimonia come i controlli funzionino, ma che apre anche interrogativi sulla reale efficacia di un presidio che, a detta di molti, resta numericamente insufficiente rispetto alle criticità di Fontivegge.
A denunciare per primo le carenze è stato il segretario provinciale del Siulp, Massimo Pici, che nei giorni scorsi ha parlato chiaro: "Se la soluzione è istituire una zona rossa senza risorse aggiuntive, si poteva fare prima. Se invece, come credo, per incrementare il controllo occorre un numero aggiuntivo di agenti, è opportuno che questi arrivino in maniera stabile o quantomeno aggregati".
Un messaggio chiaro, rilanciato in una nota ufficiale dal sindacato di Polizia, che sottolinea come alla Questura di Perugia non siano stati assegnati nuovi agenti nonostante l’aumento delle incombenze. "Constatiamo che non c’è alcun potenziamento di personale né per la Questura, né per il Reparto Prevenzione Crimine, chiamati a vigilare l’area della stazione con gli attuali organici. Anzi - denuncia il Siulp - è stata disposta l’aggregazione di due unità del Reparto in Albania presso il Centro di permanenza per immigrati. Nessun incremento neanche per il personale della Polfer, che con l’attuale dotazione non riesce a coprire tutti i turni ed è addirittura priva del responsabile dell’ufficio, ruolo ricoperto a scavalco da un ispettore della Sezione di Foligno".