Continua senza sosta la battaglia delle forze dell’ordine contro lo spaccio di stupefacenti nel cuore dell’Umbria. Una guerra silenziosa, ma quotidiana, combattuta a colpi di controlli, pedinamenti e operazioni chirurgiche nei punti più sensibili delle città. Perugia, da anni crocevia di traffici illeciti legati alla droga, non fa eccezione. L’ultima operazione si è consumata a piazza Grimana, in pieno centro storico, dove un uomo di 42 anni, di origine tunisina, è stato fermato e successivamente arrestato con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio.
L’uomo, già noto alle forze dell’ordine per precedenti specifici, è stato sorpreso dai militari della Stazione di Fortebraccio, supportati dalla Squadra di Intervento Operativo del Sesto Battaglione Mobile “Toscana”. Al momento del controllo, il 42enne ha tentato invano di disfarsi di un involucro contenente circa un grammo di cocaina. Il gesto, notato dagli agenti, ha portato immediatamente a una perquisizione più approfondita, che ha confermato i sospetti: nascosta negli indumenti, una busta con cinque pasticche di MDMA. In totale, sei grammi di materiale, oltre alla cocaina, pronti per essere immessi sul mercato locale.
Il giudice del Tribunale di Perugia ha convalidato l’arresto, disponendo per l'uomo la custodia cautelare. Un intervento tempestivo e deciso che si inserisce in un quadro più ampio di contrasto al fenomeno dello spaccio, che continua a colpire trasversalmente l’Umbria.
Non è solo Perugia a fare i conti con il flagello degli stupefacenti. Negli ultimi giorni, in tutta la provincia, si sono moltiplicati gli episodi legati allo spaccio. A Umbertide, meno di dieci giorni fa, un dipendente della sorveglianza stradale della Provincia di Perugia è stato trovato in possesso di quaranta grammi di cocaina. L’uomo, fermato per un normale controllo stradale, ha manifestato nervosismo e agitazione. Da lì, i carabinieri hanno deciso di perquisirlo, rinvenendo nel portafoglio un primo grammo e mezzo di cocaina. La perquisizione si è poi estesa alla sua abitazione, dove sono stati scoperti due barattoli contenenti il resto della sostanza, accompagnata da un bilancino di precisione. Un episodio che ha destato scalpore, non solo per la quantità di droga trovata, ma per il ruolo pubblico del soggetto coinvolto.
Pochi giorni prima, a Ponte Felcino, la Guardia di Finanza ha messo a segno una maxi operazione antidroga. In un centro commerciale, due uomini a bordo di un’auto con atteggiamento sospetto sono stati fermati. Uno dei due risultava già ricercato dal 2021 per reati legati allo spaccio. Nel veicolo, nascosti sotto i sedili, sono stati rinvenuti cinque panetti di cocaina per un totale di 4,6 chilogrammi. Una quantità destinata a rifornire il mercato locale e forse anche quello delle regioni confinanti.
Questi episodi, tutti avvenuti in un arco temporale ristretto, mostrano con chiarezza come lo spaccio sia un fenomeno radicato e in continua evoluzione. Le forze dell’ordine, pur rispondendo con prontezza, si trovano di fronte a una sfida complessa e mai del tutto risolta.
Nel nostro ordinamento, il reato di spaccio di sostanze stupefacenti è regolato dall’articolo 73 del Decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, noto come Testo Unico sugli stupefacenti. Il comma 1 stabilisce che chiunque, senza autorizzazione, produce, traffica, detiene o cede sostanze stupefacenti o psicotrope è punito con la reclusione da sei a venti anni e con una multa da 26.000 a 260.000 euro. La normativa non fa distinzioni tra droghe leggere e pesanti nel caso dell’attività di spaccio o cessione: entrambe rientrano nella stessa cornice sanzionatoria.
Il giudice, nel valutare la gravità del reato, tiene conto di diversi fattori, tra cui la quantità di sostanza, la modalità di detenzione, il contesto in cui avviene la cessione e la reiterazione del comportamento. L’aggravante dell’associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, prevista dall’art. 74 dello stesso Testo Unico, può far aumentare ulteriormente la pena, con un minimo di dieci anni fino a trent’anni di reclusione.
Esiste poi un’attenuante importante prevista dal comma 5 dell’art. 73, che prevede pene ridotte (da uno a sei anni) nel caso in cui i fatti siano di “lieve entità”. Si tratta di episodi occasionali o marginali, con modeste quantità di droga, spesso senza prove di cessione a terzi.
Nel caso specifico del 42enne arrestato a piazza Grimana, la presenza di più sostanze, l’atteggiamento elusivo e i precedenti potrebbero non consentire l’applicazione dell’attenuante. Il suo comportamento sarà ora valutato dal giudice in sede di processo, ma resta emblematico di una situazione allarmante che richiede risposte non solo sul piano repressivo, ma anche su quello sociale e preventivo.