Non è più tempo di attese. Domani, martedì primo luglio, i sindaci di Orvieto, Chiusi, Cortona, dell’Area interna Sud Ovest Orvietano, del Trasimeno e della Valdichiana Senese indosseranno la fascia tricolore e saliranno a bordo dei convogli regionali per raggiungere Roma insieme ai pendolari, in segno di protesta. L’obiettivo dell'iniziativa dalla sindaca di Orvieto Roberta Tardani è chiaro: denunciare l’isolamento crescente di un ampio territorio al confine tra Umbria e Toscana, colpito duramente dalla riorganizzazione dell’offerta ferroviaria sull’asse Firenze–Roma, aggravata dall’orario estivo.
“Di fronte al silenzio e alle mancate risposte non possiamo ormai più attendere - si legge nella nota sottoscritta dai primi cittadini - e siamo pronti a mobilitarci direttamente e in prima persona per far sentire la voce di territori che non possono più essere ignorati, penalizzati e isolati”.
La manifestazione nasce dall’assenza di risposte formali a un documento firmato e inviato nei giorni scorsi dai sindaci al Ministero dei Trasporti, alle Regioni Umbria e Toscana, ai vertici di Trenitalia, Rete Ferroviaria Italiana e ai presidenti delle Commissioni Trasporti di Camera e Senato. Un appello istituzionale che denuncia disservizi quotidiani, soppressioni, mancato ripristino delle fermate e scarso coordinamento tra enti.
Il nodo centrale della protesta è lo spostamento permanente di numerosi treni regionali e Intercity sulla linea lenta, con conseguente allungamento dei tempi di percorrenza e riduzione dell’accessibilità alle principali stazioni intermedie.
“La situazione è ancora più critica dopo l’entrata in vigore dell’orario estivo - aggiungono i sindaci - e a nulla sono valsi gli appelli dei comitati dei pendolari né tantomeno quelli del fronte istituzionale bipartisan, che unisce oltre 40 Comuni”.
I primi cittadini denunciano la mancanza di una regia interregionale tra Umbria e Toscana e criticano l’inerzia delle istituzioni nel rappresentare adeguatamente le istanze delle comunità locali. Una denuncia che si aggiunge alla mobilitazione già avviata da settimane dai comitati dei pendolari, i quali hanno più volte segnalato i disagi causati dalla perdita di coincidenze, ritardi cronici e costi aggiuntivi per i servizi sostitutivi.
“Abbiamo deciso congiuntamente di organizzarci - affermano - e domani, martedì primo luglio, ci daremo appuntamento nelle nostre stazioni per raggiungere Roma e chiedere un confronto diretto con Governo, Trenitalia e Rfi. Se le risposte non arrivano, saremo noi a portare i problemi dove si prendono le decisioni”.
L’iniziativa di domani si preannuncia come un momento di visibilità istituzionale senza precedenti per il fronte dei pendolari. I sindaci hanno scelto di utilizzare il treno come mezzo di protesta, rendendo evidente il paradosso: viaggiare in condizioni critiche per segnalare i disagi causati da quelle stesse tratte ferroviarie. Non è previsto un sit-in né manifestazioni di piazza: l’obiettivo è ottenere un incontro formale con i vertici ministeriali e con le aziende ferroviarie.
L’azione dei sindaci si inserisce in un contesto già molto teso, come emerso anche nel recente incontro pubblico a Orvieto in cui cittadini e amministratori hanno denunciato un sistema di trasporto che “viaggia su binari diversi rispetto ai bisogni reali”.
Il messaggio è chiaro: la mobilità non può essere un privilegio riservato ai grandi centri urbani, ma un diritto garantito anche nei territori marginali. Per questo, i sindaci si fanno promotori di una mobilitazione pacifica ma determinata, consapevoli che senza infrastrutture efficienti si mina il futuro economico, sociale e civile di intere comunità.
La palla ora passa a Roma. Domani, insieme ai pendolari, saliranno anche le istanze di chi non vuole più essere lasciato a terra.