L’emergenza trasporti che coinvolge migliaia di pendolari umbri, toscani e laziali approda ufficialmente sul tavolo delle istituzioni. Nella giornata di confronto pubblico convocata a Orvieto dall’assessore regionale ai Trasporti, Francesco De Rebotti, la Regione Umbria ha riunito amministratori locali, rappresentanti delle Regioni Toscana e Lazio, comitati dei pendolari e l’Anci Umbria, per avviare una mobilitazione condivisa sul futuro del servizio ferroviario lungo le direttrici centrali del Paese.
Il nodo critico è la prospettiva, confermata da una delibera dell’Autorità di Regolazione dei Trasporti (ART 178/2024), di limitare, a partire da dicembre 2025 (o già da gennaio 2026), l’accesso alla linea Direttissima Roma-Firenze ai soli treni capaci di superare i 200 km/h. Una misura che rischia di espellere i treni regionali dall’asse più veloce, dirottandoli sulla linea lenta e causando un pesante aumento dei tempi di percorrenza.
A dare voce alla preoccupazione dei territori è stato l’assessore De Rebotti, che ha sintetizzato così la portata del problema: “La relazione ferroviaria con Roma è vitale per le nostre comunità: per lavoratori, studenti, turisti. Oggi viviamo una quotidianità fatta di orari incerti, corse cancellate e ritardi crescenti. Non possiamo rassegnarci”.
Secondo l’assessore, il tema non può più essere affrontato in modo frammentario. “Non possiamo trattare la mobilità come un pezzo di puzzle. Serve una visione strategica nazionale. I treni regionali viaggiano su direttrici comuni, anche se ogni Regione ha un proprio contratto di servizio. Dobbiamo costruire un’alleanza interregionale e chiedere al Governo più tempo e più risorse”.
Nel mirino c’è la decisione, già operativa da dicembre prossimo, di spostare i treni regionali dalla Direttissima alla linea lenta, con effetti devastanti: il Terni-Roma potrebbe passare da 70 a oltre 110 minuti, con impatti economici e sociali diretti su aree interne già colpite da spopolamento e mancanza di infrastrutture.
“Abbiamo chiesto nuovi convogli abilitati per la Direttissima, ma serve tempo. Per questo chiediamo che l’applicazione della delibera venga posticipata almeno al 2027. La Direttissima non può diventare un’infrastruttura a due velocità che isola i cittadini a seconda della regione in cui vivono”, ha ribadito De Rebotti.
Durante l’incontro, è emersa la necessità di un’azione politica compatta: non solo a livello regionale, ma con il coinvolgimento diretto dei parlamentari umbri, delle associazioni di categoria e delle istituzioni centrali. È in quest’ottica che si inserisce la mobilitazione interregionale annunciata per il primo luglio, con un sit-in dei sindaci davanti alla sede di Ferrovie dello Stato a Roma, con la partecipazione di circa 40 Comuni di Umbria, Lazio e Toscana.
“Indosseremo la fascia tricolore e saliremo sui treni per difendere il diritto alla mobilità dei nostri cittadini”, ha affermato la sindaca di Orvieto, Roberta Tardani.
Nel corso del dibattito, il presidente di Anci Umbria, Federico Gori, ha parlato della necessità di “recuperare standard di servizio ormai inaccettabili”, mentre i comitati dei pendolari hanno chiesto interventi urgenti su corse, coincidenze e manutenzione della rete.
Dal canto suo, l’assessore ai Trasporti della Toscana, Stefano Baccelli, ha condiviso l’esigenza di un coordinamento istituzionale stabile tra Regioni e Governo, definendo “cruciale” il mantenimento dell’accessibilità delle aree non metropolitane alla rete nazionale.
A sostegno dell’iniziativa si è espressa anche la vicepresidente della Camera, Anna Ascani, che ha presentato un’interpellanza parlamentare per sollecitare il Governo a rivedere la pianificazione infrastrutturale ferroviaria, ritenuta penalizzante per l’Umbria anche in relazione ai fondi PNRR.
Dall’incontro di Orvieto è uscita una piattaforma di richieste condivise. In primo piano, la posticipazione dell’efficacia della delibera ART, almeno fino alla disponibilità di nuovi treni idonei alla Direttissima. Al contempo, le Regioni chiedono investimenti immediati sulle linee esistenti, come la Orte-Terni-Foligno e la Perugia-Terontola, e il rafforzamento dei servizi Intercity e AV con tariffe sostenibili e accessibili.
“Non basta più confrontarsi solo con i gestori del servizio”, ha concluso De Rebotti. “Il tavolo va spostato a livello politico, con un coinvolgimento pieno del Ministero delle Infrastrutture, di RFI e Trenitalia. O scegliamo di restare inerti, o costruiamo un nuovo modello di trasporto pubblico che tenga insieme equità, accessibilità e sviluppo”.
Il percorso proseguirà nelle prossime settimane con ulteriori incontri tecnici e politici, in vista di un patto interregionale per la mobilità che metta al centro i diritti dei cittadini e la coesione territoriale.