L’Italia festeggia un record storico di occupati nel 2023, raggiungendo i 23,6 milioni di lavoratori, con un incremento significativo di 471 mila posti di lavoro rispetto al periodo precedente alla pandemia. Tuttavia, non tutte le regioni hanno partecipato ugualmente a questa crescita. E l’Umbria, nello specifico, emerge come un caso di scarsa crescita con un modesto aumento dell’occupazione dello 0,9%. E con un dato al di sotto del 2% rispetto alla media nazionale.

Occupazione in calo in Umbria

L’Umbria è sotto la media nazionale per quanto concerne l’occupazione. E si registra, inoltre, una doppia velocità tutta interna al cuore verde d’Italia: Mentre Perugia presenta un aumento del 2%, passando da 273 mila a oltre 278 mila occupati, Terni sperimenta una riduzione del 2,5% nell’occupazione, un dato che la colloca tra le province con le prestazioni peggiori del paese.

La situazione a Terni

Analizzando più da vicino i settori industriali, la situazione di Terni potrebbe essere in parte attribuita alle difficoltà persistenti nel settore dell’acciaio, una delle colonne portanti dell’economia locale. Nonostante ciò, tra il 2022 e il 2023, Terni ha mostrato segnali di miglioramento, con una crescita dello 0,5%.

Tuttavia la situazione a Terni ha influenzato negativamente il bilancio regionale. La Cgia di Mestre, attraverso i suoi studi, ha evidenziato come, nel quinquennio 2019-2023, la provincia di Terni abbia fatto peggio di soltanto altre 13 province italiane, trovandosi in compagnia di realtà come Taranto e Macerata per i cali di occupazione più significativ

Bene Perugia

L’Umbria risulta essere una delle regioni meno performanti a livello nazionale, sebbene la provincia di Perugia mostri segni di vitalità. Perugia ha infatti mantenuto una crescita occupazionale in linea con il resto del paese, indicando una disparità regionale che necessita di indagini e interventi mirati.

Queste differenze regionali sono ulteriormente complicate dalla crisi dei lavoratori autonomi in Italia, che hanno visto una riduzione di 223 mila unità dal 2019, nonostante un leggero miglioramento nell’ultimo anno. L’Umbria, con una economia significativamente dipendente da piccole imprese e lavoratori autonomi, risente particolarmente di questa tendenza.

Il resto d’Italia

Nel panorama dell’occupazione italiana, alcune regioni si sono distinte particolarmente per i loro risultati positivi nel periodo dal 2019 al 2023. Tra queste, spicca la Puglia, che ha registrato il maggiore incremento percentuale di occupati con un sorprendente +6,3%. Questo risultato si traduce in 77 mila nuovi posti di lavoro, evidenziando un dinamismo economico notevole nella regione.

Anche Sicilia e Liguria hanno mostrato significativi incrementi occupazionali, entrambe con un aumento del 5,2%. Campania e Basilicata, poi, seguono con incrementi rispettivamente del 3,6% e del 3,5%. In particolare, la Campania ha aggiunto 58 mila occupati al suo mercato del lavoro, beneficiando di una serie di politiche di sviluppo regionale incentrate su infrastrutture e servizi.

Il riscatto del Sud

Questi risultati nelle regioni del sud sottolineano una tendenza di recupero e di crescita che contrasta con la narrativa storica di un Sud economicamente più statico rispetto al Nord. Tuttavia, nonostante queste crescite impressionanti in specifiche regioni, l’intero panorama italiano mostra una necessità di politiche mirate che possano equilibrare le disparità e promuovere una crescita inclusiva in tutto il paese.