C'è un’Italia che vive in alta quota, silenziosa ma operosa, fatta di borghi che sembrano sospesi tra passato e futuro. Monteleone di Spoleto è uno di questi luoghi. Mille metri sul livello del mare e una storia che affonda le radici nella transumanza, nei mercati di bestiame e nelle mani callose degli agricoltori. È qui che sabato 19 e domenica 20 luglio si rinnova la Fiera di San Felice: più che una festa, un manifesto identitario che intreccia memoria e innovazione, cultura e ruralità.
Nel borgo più alto dell’Umbria non si scende a compromessi con l’autenticità. La Fiera di San Felice non è un evento turistico costruito a tavolino, ma l’espressione genuina di un territorio che resiste allo spopolamento riaffermando il valore della propria economia contadina. Al centro c’è ancora il mercato del bestiame, dei cereali e dei prodotti tipici, come il celebre farro di Monteleone, l’unico cereale certificato DOP in Europa. Ma non si tratta solo di vendere o esporre: la fiera diventa un’occasione per far dialogare agricoltori, allevatori, istituzioni e cittadini su come custodire e far prosperare una tradizione che rischia l’estinzione.
Tra i momenti più significativi ci sarà l’incontro dedicato al cavallo agricolo italiano da tiro pesante rapido, un simbolo del lavoro rurale che torna protagonista in un confronto sulle pratiche di allevamento sostenibile. Non mancheranno le dimostrazioni dal vivo, i trekking a cavallo e la presenza delle associazioni di settore, a confermare che Monteleone non è un museo a cielo aperto, ma un laboratorio di esperienze.
Accanto alla dimensione agricola, la Fiera si apre anche all’espressione artistica e culturale. E lo fa con un’impronta contemporanea. Niente folclore di maniera, ma progetti creativi che mettono in dialogo la storia del borgo con linguaggi attuali. L’iniziativa Dipingi il tuo borgo, promossa dai Borghi più belli d’Italia in Umbria, coinvolgerà l’artista Domenico Bordacchini in una performance dal vivo: una vecchia anta di legno diventerà il supporto per una nuova narrazione visiva, realizzata davanti al pubblico. In parallelo, il Museo della Biga ospiterà le opere visionarie di Fabio Matteucci, capaci di evocare mondi fiabeschi con una semplice penna biro.
Laboratori di pittura, esposizioni di artigianato, mostre di pizzo Cantù e opere in ferro battuto arricchiranno un percorso culturale diffuso che si snoda tra le vie del centro storico. L’arte, in questo contesto, diventa anche uno strumento di coesione: valorizza saperi manuali, stimola la partecipazione, invita a vedere con occhi nuovi un luogo che ha tanto da raccontare.
A Monteleone si premia ciò che altrove rischia di passare inosservato: l’impegno silenzioso dei volontari, la qualità del lavoro agricolo, il valore dell’etica applicata alla vita quotidiana. Il premio “Ambassador San Felice” nasce proprio con questa vocazione: celebrare l’Italia che non si arrende, che fa del bene senza proclami e che produce eccellenze partendo da piccoli gesti quotidiani.
Anche per questo, la fiera si chiude con un momento simbolico ma potente: il riconoscimento a tutti i “Felici” d’Italia, ovvero a chi porta il nome Felice, Feliciano o Felicità. Un gioco affettuoso, certo, ma anche un modo per ricordare che la felicità si costruisce anche così: in un borgo d’altura, con le mani nella terra e lo sguardo rivolto al futuro.
La Fiera di San Felice non è solo un evento di calendario, ma un messaggio lanciato a chi vive nei piccoli centri italiani. È possibile restare, resistere, creare valore. È possibile tenere viva una comunità attraverso la cura del territorio, la valorizzazione del proprio patrimonio e l’apertura a nuovi linguaggi.
Monteleone di Spoleto lo dimostra anno dopo anno, trasformando una festa di paese in un manifesto politico – nel senso più alto del termine – sul senso di appartenenza, sull’orgoglio delle origini e sulla possibilità di fare delle proprie radici un motore per il futuro.