Il tema delle Aree Interne torna al centro del dibattito regionale e nazionale. Non si tratta solo di una questione territoriale: parliamo di circa 13 milioni di cittadini distribuiti in quasi 4.000 Comuni, il 60% della superficie italiana. A riaccendere l’attenzione è stata una frase controversa contenuta nella bozza della Strategia Nazionale per le Aree Interne 2021–2027, poi corretta, che parlava di “declino inevitabile”. Un’espressione che ha colpito profondamente chi ogni giorno vive e amministra quei territori, come Marisa Angelini, sindaca di Monteleone di Spoleto e presidente del CEDRAV.
Si tratta sì di "territori marginali per posizione geografica", afferma Angelini, "ma tutt’altro che secondari per valore, identità e potenzialità". "Lo spopolamento è reale e richiede risposte concrete. Ma non si combatte togliendo servizi, anzi: si frena solo aggiungendo opportunità, investendo in scuole, sanità, mobilità, cultura, connessioni digitali e umane". Quello di cui si avrebbe bisogno, in definitiva, sarebbe "meno distanza tra chi governa dall’alto e la realtà vissuta quotidianamente nelle nostre comunità".
Lo svuotamento dei piccoli centri non si ferma riducendo presidi essenziali: servono più scuole, più sanità di prossimità, trasporti pubblici efficienti, connettività digitale e investimenti culturali. "Credo che sia il momento di smettere di considerare le Aree Interne come luoghi di declino. Al contrario, vanno considerate laboratori di innovazione culturale, sociale ed economica. È lì che si trovano le chiavi per una nuova idea di sviluppo, a misura d’uomo, ancorata alle identità territoriali", sostiene la sindaca.
Proprio per questo, un ruolo centrale spetta al CEDRAV – il Centro di Documentazione e Ricerca Antropologica nella Dorsale Appenninica – di cui proprio Angelini è presidente. "Non solo un museo, o non solo una teca che conserva, ma un laboratorio di pensiero e azione, dove si studia il territorio, si coltivano le identità culturali, si progettano nuovi modi di vivere, lavorare e abitare questi luoghi".
Il CEDRAV rappresenterebbe in questo senso una delle poche realtà capaci di generare coesione sociale e attrattività attraverso la valorizzazione del patrimonio immateriale. "Il CEDRAV può e deve diventare un vero e proprio laboratorio permanente delle Aree Interne", dichiara Angelini. "Un centro in cui si studiano, si valorizzano e si potenziano le culture specifiche, le vocazioni locali, le capacità in nuce dei territori. Trasformare i luoghi poco conosciuti in spazi di interesse, innescare processi culturali che generano coesione e attrattività: questa è la sfida che voglio raccogliere".
La sindaca di Monteleone di Spoleto poi si rivolge direttamente alla Regione Umbria, proprietaria dell'ente, chiedendo un impegno concreto per trasformare il CEDRAV in un vero motore di trasformazione territoriale. "Chiediamo attenzione e risorse, non in chiave assistenziale, ma strategica. Le Aree Interne non devono essere accompagnate al declino, ma portate a esprimere pienamente la loro vitalità".
Il futuro delle Aree Interne dipende dalla capacità di riconoscerne il valore e accompagnarle con strumenti adeguati. I sindaci, sostiene Angelini, sanno cosa serve: "Noi sindaci sappiamo bene cosa serve per far ripartire i nostri paesi. Abbiamo le idee e la visione. Ma servono attenzione politica, risorse e strumenti adeguati".
La proposta è chiara: fare del CEDRAV un centro permanente di studio e innovazione per le Aree Interne, un punto di riferimento per chi vuole abitare questi luoghi con dignità, qualità della vita e nuove opportunità. "La Regione Umbria deve fare la sua parte, investendo risorse adeguate per sostenere il lavoro sui territori. Sviluppare le potenzialità locali non è un’opzione, è una necessità strategica. Così come serve rafforzare una governance multilivello – tra Comuni, Province, Regione".