02 Sep, 2025 - 22:01

Montanari a Perugia: “Genocidio a Gaza, l’Italia complice”

Montanari a Perugia: “Genocidio a Gaza, l’Italia complice”

Nel pomeriggio del 2 settembre, nella sala dei Notari di Perugia, il festival “Corrispondenze” ha ospitato un dibattito dal titolo eloquente: “Gaza: un genocidio made in Italy. Complicità, reticenze e (auto)censure nel discorso pubblico e nei media”. Protagonista dell’incontro è stato lo storico dell’arte e rettore dell’Università per stranieri di Siena Tomaso Montanari, che ha messo al centro dell’attenzione la responsabilità italiana nel massacro in corso nella Striscia.

Montanari ha ricordato che la maggior parte delle armi impiegate a Gaza e “il software che le comanda fino agli addestramenti” provengono da aziende italiane. Secondo lui questo rende il genocidio un crimine anche “made in Italy”, perché l’industria bellica nazionale fornisce mezzi e addestramento a Israele e “lascia ad altri il lavoro sporco”. Per lo storico l’unica risposta adeguata a un simile scenario è bloccare l’Italia per un giorno. Ha proposto uno sciopero generale contro l’assedio israeliano: per un giorno “è arrivato il momento di bloccare il Paese”, ha detto, richiamando l’attenzione sul fatto che a Gaza si sta consumando un genocidio riconosciuto dalla comunità scientifica e da organismi internazionali.

Montanari ha definito “negazionismo” l’atteggiamento di chi continua a minimizzare questo crimine e ha ricordato che l’Europa non avrebbe permesso simili atrocità contro un popolo bianco e cristiano. La sua richiesta di sciopero generale nasce quindi come risposta politica alla partenza della Sumud Flotilla, la grande missione civile che in questi giorni sta salpando con aiuti per Gaza.

Festival e cultura come spazio di denuncia

L’iniziativa al Festival delle Corrispondenze non è stata un dibattito isolato. Il direttore artistico Massimo Arcangeli ha dialogato con Montanari sottolineando come negli spazi culturali si avverta sempre più la necessità di rompere il silenzio sui crimini di guerra. Durante l’incontro Montanari ha legato la guerra a una logica coloniale: per lui, a differenza dell’aggressione russa in Ucraina, qui è un paese occidentale che conduce la guerra con l’avallo dei suoi alleati.

Il festival si svolge a Monte del Lago di Magione dal 2 al 7 settembre e dedica numerosi appuntamenti alla libertà d’espressione: il dibattito su Gaza ha rappresentato il momento di maggiore partecipazione. Molti presenti hanno salutato con un applauso la proposta di boicottaggio e gli organizzatori hanno espresso il proprio sostegno, segno che la cultura umbra intende farsi portavoce di una richiesta di pace.

Spoleto per Gaza: il presidio del 4 settembre

Mentre Montanari parlava di sciopero generale, a pochi chilometri di distanza l’Umbria preparava già una manifestazione concreta. Giovedì 4 settembre alle ore 19, la piazza del Municipio di Spoleto ospiterà un presidio pubblico di sostegno alla Global Sumud Flotilla. L’iniziativa, denominata “Spoleto per Gaza”, è promossa spontaneamente da cittadini e associazioni locali con il sostegno del Comune.

La data coincide con la partenza dalla Sicilia della seconda spedizione navale italiana della Sumud Flotilla (la prima è salpata da Genova il 31 agosto). La missione, alla quale partecipano più di 50 imbarcazioni provenienti da 44 paesi e circa 500 attivisti, mira a rompere l’assedio navale israeliano e a consegnare beni di prima necessità e attrezzature mediche a una popolazione “stremata dalla carestia dopo quasi due anni di bombardamenti”.

Secondo il sindaco Andrea Sisti, che ha confermato l’appoggio dell’amministrazione comunale, la manifestazione sarà il cuore di un evento pacifico in cui si susseguiranno interventi di attivisti e testimonianze. La piazza sarà decorata con la bandiera palestinese, che da mesi sventola sul Municipio come simbolo di impegno collettivo per la pace. Lo slogan dei promotori è chiaro: “Stop all’assedio, alla fame usata come arma e alla disumanizzazione”.

“Umbria della pace”: dalle piazze ai balconi

Il presidio spoletino non è un episodio isolato. La regione sta vivendo un intenso fermento pacifista. Il coordinamento “Umbria della pace” riunisce oltre quaranta associazioni e ha organizzato numerosi presìdi e marce negli ultimi mesi. Il 29 marzo, nel centro di Perugia, più di quaranta organizzazioni hanno aderito alla manifestazione “L’Umbria della Pace, contro il riarmo, stop genocidio a Gaza”, in cui i volontari di Emergency hanno ricordato che l’Italia ripudia la guerra e che il costo di un cacciabombardiere F-35 equivale a oltre 3.000 posti di terapia intensiva.

Gli oratori hanno denunciato l’aumento della spesa militare europea e hanno invitato i cittadini a partecipare alla campagna R1PUD1A, che chiede a scuole e Comuni di esporre lo striscione “Questa piazza, questo Comune, questa scuola ripudia la guerra”.

Un’altra iniziativa significativa si è svolta il 17 maggio in Piazza Italia a Perugia. La manifestazione “Contro il riarmo europeo – Stop al genocidio a Gaza”, organizzata sempre da Umbria della pace, ha chiamato a raccolta cittadini, studenti e lavoratori per costruire un movimento pacifista regionale. I promotori hanno distribuito un centinaio di bandiere palestinesi per lanciare la campagna “Una bandiera palestinese su ogni balcone” e hanno sottolineato che la pace si costruisce anche esponendo il vessillo palestinese come emblema di tutti i popoli oppressi.

Intervenendo in piazza, il regista Federico Greco (Ottolina TV) ha invitato a contestare il riarmo europeo e a pretendere che le risorse pubbliche siano destinate alla sanità, all’istruzione e ai servizi sociali e non all’industria bellica. Emergency ha ricordato che i suoi operatori sono attivi nella Striscia di Gaza, dove gestiscono una clinica a Khan Younis e collaborano con il Nasser Hospital; l’organizzazione ha denunciato il bombardamento del nosocomio il 23 marzo, un attacco che ha messo in pericolo i pazienti e il personale sanitario.

Per finanziare queste attività i volontari umbri hanno organizzato pranzi solidali, come quello del 6 aprile all’Hosteria Villalba di Allerona, devolvendo il ricavato alle strutture sanitarie di Emergency.

Perugia candidata a ospitare la marcia nazionale per Gaza

Accanto ai presìdi locali cresce anche l’ambizione di portare la protesta su scala nazionale. A fine maggio la sindaca di Perugia Vittoria Ferdinandi ha annunciato la disponibilità del capoluogo umbro a ospitare una grande marcia nazionale per Gaza, rilanciando la tradizione della città come ponte di pace. L’idea è nata durante un incontro dell’Alleanza Verdi e Sinistra presso il circolo Arci Piccione, dove il deputato Nicola Fratoianni ha lanciato un appello a tutte le forze progressiste per organizzare un corteo unitario che chieda il cessate il fuoco.

La proposta è stata subito raccolta dalla sindaca, che ha ricordato come da Perugia debba partire un messaggio forte ai partiti, ai sindacati e ai media. La mobilitazione cittadina è alimentata anche da campagne simboliche. L’iniziativa “50 mila sudari per Gaza” invita a esporre lenzuoli bianchi alle finestre per rappresentare le oltre 50.000 vittime del conflitto.

Nel frattempo, numerosi sindaci e consiglieri umbri, tra cui la presidente della Regione Stefania Proietti, hanno aderito a un digiuno di protesta a staffetta per chiedere lo stop immediato ai bombardamenti. Proietti ha sottolineato che la terra di San Francesco non può tacere di fronte a tanta sofferenza e deve “stare dalla parte degli oppressi, dei bambini a cui la guerra sta rubando l’infanzia”. Oltre a lei, hanno aderito la presidente dell’Assemblea legislativa Sarah Bistocchi, l’assessore regionale alla Pace Fabio Barcaioli e la stessa sindaca Ferdinandi, segno di un fronte istituzionale compatto.

Una missione internazionale e un appello alla disobbedienza civile

La mobilitazione in Umbria si inserisce in una cornice internazionale più ampia. La Global Sumud Flotilla, definita dalla Freedom Flotilla Coalition la più grande missione civile mai lanciata, riunisce delegazioni di 44 paesi con l’obiettivo di consegnare aiuti e denunciare il blocco israeliano. Il primo convoglio, partito da Barcellona il 31 agosto, è rientrato in porto per il maltempo, ma gli organizzatori hanno già annunciato un nuovo tentativo.

Tra i partecipanti vi sono attivisti italiani, volontari di associazioni pacifiste e figure pubbliche come l’ambientalista Greta Thunberg. In Italia l’iniziativa è sostenuta da partiti della sinistra, dal sindacato CGIL e da comitati che raccolgono fondi per la delegazione nazionale.

Alla vigilia della partenza della flottiglia, Montanari ha invitato il paese alla disobbedienza civile. Il suo appello a uno sciopero generale non vuole sostituirsi alla mobilitazione internazionale ma piuttosto amplificarla: come l’Umbria scende in piazza, così tutto il Paese dovrebbe fermarsi per ricordare che “mai più” non può restare uno slogan. La regione, con le sue bandiere palestinesi ai balconi e i suoi amministratori in digiuno, sembra pronta a raccogliere la sfida.

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Francesca Secci
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