Mattinata di grande emozione alla Sala Rossa di Palazzo dei Priori, dove la sindaca Vittoria Ferdinandi ha conferito il Baiocco d’Oro, massima onorificenza cittadina, a Laura Santi.
Santi, 50 anni, giornalista perugina affetta da sclerosi multipla, da anni combatte con coraggio per il diritto al suicidio assistito e la libertà di scelta sul fine vita.
Il riconoscimento, accompagnato da una pergamena ufficiale, le è stato attribuito come tributo al suo impegno civile: “con profonda stima e gratitudine, a Laura Santi per il coraggio nella battaglia dei diritti civili che negli anni ha portato avanti con determinazione, per una società laica e libera. Per l’impegno che riesce a dare ogni giorno alla comunità con grinta e generosità”.
Nel suo discorso, la sindaca Vittoria Ferdinandi ha sottolineato il significato profondo della testimonianza di Laura Santi, lodandone la capacità di trasformare una tragedia personale in una lotta collettiva per più alti valori civili. “Con la tua battaglia hai provato a consegnarci una città e una società più libere, umane, dignitose e laiche. E l’hai fatto esprimendo la massima altezza, ossia trasformando un dolore individuale atroce in una battaglia per gli altri, per tutti noi”, ha affermato.
La sindaca ha tenuto a chiarire che quella per il fine vita non ha niente a che vedere con la cultura della morte, bensì con la sacralità della vita, evidenziando come la resilienza di Laura, e la sua eventuale “resa” di fronte alla malattia, costituiscano un dono incredibile in grado di liberare le vite messe al muro che sprofondano nel dolore, un dolore irreversibile e senza speranza.
Ferdinandi ha poi invitato simbolicamente tutti i presenti a chiudere gli occhi e immaginare cosa sarebbero le nostre vite se non fossimo più capaci di poter sperare perché inchiodati al dolore. Senza speranza nel futuro, ha avvertito, e senza libertà di scelta, non c’è alcuna sacralità nella vita. Da Perugia, la prima cittadina ha lanciato anche un messaggio chiaro alla politica nazionale: “Questo non è più il tempo per l’ambiguità: la politica deve prendere una posizione chiara senza rimanere sorda davanti al dolore degli altri”.
La sala è stata teatro di un appello alle istituzioni affinché escano dall’immobilismo sul tema del fine vita: il Parlamento è stato accusato di ignavia per il perdurante rifiuto di approvare una legge che disciplini il fine vita. “Le istituzioni oggi non possono più nascondersi di fronte a tutto questo”, ha concluso Ferdinandi, esortando a riconoscere appieno i diritti inviolabili previsti dalla Costituzione, compreso quello della laicità dello Stato.
Visibilmente commossa, Laura Santi ha accolto il riconoscimento in lacrime, assistita dal marito Stefano Massoli che con tenerezza le asciugava il viso mentre la sala applaudiva a lungo. Quando ha preso la parola, la giornalista ha mostrato grande umiltà, dicendo alla sindaca che “si è sbagliata” nel tributarle tanti meriti. “Io non ho fatto niente” – ha affermato Santi – “per questo il Baiocco d’oro, che dovrebbe essere collettivo, oggi lo meriterebbero in tanti”.
Nel suo ringraziamento, Laura ha voluto condividere simbolicamente l’onorificenza con chi le è stato vicino nel cammino: “in primis mio marito Stefano (un eroe civile ma un fantasma per lo Stato), senza il quale io fisicamente non sarei qui con voi; e poi gli amici dell’Associazione Luca Coscioni che mi hanno indotta a rendere pubblica la mia battaglia; ed infine tutti voi per il sostegno e l’amore che mi avete dedicato”.
Il caso di Laura Santi si inserisce nel complesso dibattito italiano sul fine vita, tra vuoti legislativi e significative pronunce dei tribunali. Ad oggi, in Italia manca una legge organica che regolamenti il suicidio assistito: la pratica rimane formalmente vietata dall’art. 580 del Codice penale (che punisce l’aiuto al suicidio), ma la Corte Costituzionale ha aperto un importante spiraglio con la storica sentenza n. 242/2019 (caso Cappato–DJ Fabo).
In quella pronuncia, la Consulta ha stabilito che l’assistenza al suicidio non è punibile quando ricorrono quattro condizioni stringenti: il paziente deve essere capace di intendere e volere, affetto da una patologia irreversibile fonte di sofferenze insopportabili, tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e aver esaurito le possibili cure palliative disponibili.
Proprio alla luce di questi criteri giuridici, nell’autunno 2024 Laura Santi ha ottenuto una prima vittoria giudiziaria: l’azienda sanitaria umbra e il comitato etico regionale hanno riconosciuto che nel suo caso sussistevano tutti i requisiti indicati dalla Consulta, rendendola la prima persona in Umbria, e la nona in Italia, ad ottenere il via libera preliminare all’accesso legale al suicidio assistito.