La CNA dell’Umbria ha dedicato a Terni, alla sua impresa e alla sua economia un’indagine analitica su punti di forza e criticità da affrontare. E la presentazione è stata anche l’occasione per rivolgere un appello alle forze politiche in vista delle elezioni regionali. A farlo il presidente ternano dell’associazioone delle PMI, Mirko Papa.
“Anche per le imprese della provincia di Terni – ha sottolineato – è fondamentale che si punti sulla competitività del territorio. Quindi occorre lavorare su infrastrutture e formazione professionale. Sulla chiusura del ciclo dei rifiuti e sull’energia. Sulla semplificazione amministrativa e la riorganizzazione del sistema sanitario e del welfare. Sapendo – ha concluso Papa – che bisogna puntare sulla crescita dimensionale delle imprese”.
Ma come esce Terni dallo scatto fotografico dell’indagine della CNA? Lo studio conferma alcune caratteristiche dell’economia ternana ma riservano anche qualche sorpresa. Un’economia caratterizzata da un trend di crescita del valore aggiunto superiore alla media regionale. Ad esempio. Che ha consentito a Terni di recuperare i livelli pre-pandemici in anticipo sul resto dell’Umbria. E che è contrassegnata dall’alta incidenza dell’industria. Ma dove si conferma anche il ruolo strategico delle micro e piccole imprese.
Insomma dati interessanti, quelli scaturiti dall’indagine realizzata da CNA Umbria in collaborazione con il centro studi Sintesi. Che restiscono l’immagine del sistema economico e imprenditoriale della provincia nel periodo 2019/2023. A presentarli, il responsabile territoriale della CNA, Daniele Stellati, e il presidente della CNA di Terni, Mirko Papa.
Dall’indagine della CNA sull’economia di Terni, i numeri del recupero post-Covid ma anche le aree di sofferenza
“I dati, innanzitutto, ci dicono che Terni ha già recuperato il Pil del 2019 – ha spiegato Stellati -. Quando il Covid non si era ancora manifestato. Li ha recuperati prima del resto dell’Umbria, grazie a un trend di crescita del valore aggiunto superiore alla media regionale. Inoltre, ci dicono che in tema di export nel 2023 le micro e piccole imprese dei settori del made in Italy hanno registrato un’espansione. Sebbene non sufficiente in termini assoluti a compensare la perdita che ha colpito la metallurgia. Un settore che, vista la presenza delle multinazionali, incide molto sui dati delle esportazioni. Ma anche sulla composizione del tessuto imprenditoriale. Caratterizzato per il 23% proprio dalla presenza dell’industria“.
In termini di valore aggiunto la provincia di Terni pesa sul totale regionale per il 24%. Il valore aggiunto è attribuibile per il 69% alle imprese dei Servizi, con i suoi 5,6 miliardi di euro. A livello pro-capite il valore aggiunto ammonta a 25.600 di euro. Al di sotto della media nazionale di 31.500 euro.
“L’unica nota dolente riguarda l’occupazione – ha continuato Stellati –. Che ha fatto registrare un calo, con la perdita di circa 2mila addetti, corrispondenti a -2,5 punti percentuali rispetto al 2019. Anche il tasso di occupazione è inferiore a quello complessivo della regione (61% contro il 69%). A perdere occupati sono stati tutti i macro settori, dai servizi all’agricoltura, ad eccezione dell’industria”.
Stabile il numero delle imprese: crescono quelle del turismo e le costruzioni, calano commercio e agricoltura
Una certa stabilità caratterizza il numero delle imprese della provincia nel periodo 2019/2024, anche se è cambiato il peso dei vari comparti. Infatti sono cresciute molto le imprese dei settori alloggio/ristorazione e costruzioni, mentre sono diminuite quelle del commercio e dell’agricoltura, anche se questi due settori continuano a costituire quasi la metà di tutte le imprese del Ternano.
“L’ultima parte della ricerca è dedicata a un focus sulla manifattura – ha aggiunto Mirko Papa – e qui emergono particolari che differenziano l’economia del Ternano da quella della provincia di Perugia. Infatti, la presenza delle multinazionali contribuisce a far sì che il contributo alla produzione di valore aggiunto che arriva dall’industria e, più in generale, dalla manifattura, è più alto rispetto alla media regionale, sebbene il numero complessivo delle imprese manifatturiere sia percentualmente più basso rispetto all’area del Perugino“.
La ricerca conferma la prevalenza delle micro imprese (95,4%) in tutti i settori. Nella Manifattura questa prevalenza è dell’85%. Rispetto alla media regionale le imprese manifatturiere del Ternano sono più resilienti. Non solo, nel generale calo del numero complessivo delle imprese che ha interessato il comparto, a Terni la perdita è stata del 2% contro il -3,2% della media regionale. Il calo ha interessato soprattutto le imprese di macchinari, mezzi di trasporto e moda, mentre sono aumentate quelle operanti nella metallurgia e nella chimica.
“Nonostante metallurgia e chimica svolgano un ruolo centrale nell’economia del Ternano, in termini puramente numerici – ha aggiunto Papa – il 75% delle aziende manifatturiere del territorio opera nei settori del made in Italy, monopolizzati dalle micro imprese”.