La proposta avanzata dall'amministratore di FinArvedi, Mario Caldonazzo, al Governo e alla Regione durante l'ultimo vertice al ministero delle imprese e del Made in Italy è stata rappresentata da qualcuno come una specie di fulmine a ciel sereno. Riservare, cioè, una quota di energia idroelettrica prodotta dalle centrali dell'asta Nera-Velino all'acciaieria di Terni per abbassare il rapporto tra il costo della bolletta elettrica e la produzione siderurgica. Una quota individuata in circa il 20-30% del totale, in gradi di portare il prezzo dell'energia pagato dal colosso siderugico ternano a quello dei competitor europei e internazionali. In realtà, di tutto si tratta meno che di una sorpresa.
L'idea, infatti, ricalca quella presentata da mesi da Confindustria nazionale al Governo Meloni, utilizzando l'opportunità della prossima scadenza delle concessioni idroelettriche (2029 per le centrali ternane) per arrivare al cosiddetto "disaccoppiamento" dei prezzi dell'energia. E proprio in questi giorni è ripartito con forza il pressing del delegato all'energia di Confindustria nazionale, Aurelio Regina (nella foto), e delle associazioni degli industriali più energivori, Federacciai su tutte ma anche Assocarta, Assomet, Assofond, Assovetro, Confindustria Ceramica, Coordinamento Consorzi Energia, Federbeton e Federchimica.
La piattaforma di Confindustria è stata rilanciata proprio ieri dai vertici confindustriali e oggi è al centro di un lungo articolo de Il Sole 24 Ore, che nelle prime pagine rilancia la proposta che sembra disegnata intorno al profilo dell'Ast di Terni.
La parola chiave della proposta degli industriali è quella di arrivare al "disaccoppiamento dei prezzi" dell'energia prodotta dall'idroelettrico rispetto aagli altri prezzi di mercato, in particolare quello del gas. Un processo che mira a evitare che i prezzi del gas influenzino eccessivamente il costo dell'energia elettrica, soprattutto quando si tratta di fonti rinnovabili come l'idroelettrico.
Si tratta di una questione molto tecnica, ma che ricalca in soldoni la proposta avanzata al tavolo dai dirigenti del gruppo Arvedi. Secondo Ast e secondo Confindustria, la prossima scadenza della concessioni per lo sfruttamento dei bacini idrici ai fini della produzione di energia idroelettrica rappresenta una grande opportunità di ottenere prezzi più favorevoli e competitivi.
Ma perché si punta proprio sull'idroelettrico (l'energia che ha messo le basi per la nascita dell'industria ternana e che viene prodoitta a Galleto e nelle altre centrali dell'asta Nera-Velino)? Perché rispetto alle altre rinnovabili (solare, eolico su tutte) si tratta di energia green, programmabile e competitiva per costo di produzione. Proprio quella di cui hanno bisogno gli energivori.
Gli interessi in campo, come dicevamo, sono confliggenti. I consumatori energivori, Ast su tutti, chiedono quote di energia idroelettrica a prezzo calmierato per competere sui mercati internazionali. I produttori che hanno in mano centrali, turbine, opere di presa, dighe, condotte forzate e gruppi di controllo e distribuzione vogliono che alla scadenza le concessioni siano rinnovate (nel caso delle centrali umbre si tratta di Enel Green Power). Gli enti locali , la Regione Umbria ma anche il Comune di Terni, si preparano a valutare la possibilità di entrare nel business con la costituzione di società miste pubblico-privato oppure ad ottenere canoni concessori più alti.
È, dunque, sul terreno della ricerca di una mediazione che si gioca la partita per l'energia "scontata" di Acciai speciali Terni e per la firma dell'Accordo di programma che vada oltre le soluzioni ponte e salvaguardi le produzioni a caldo dell'acciaieria, quelle più onerose dal punto di vista della bolletta. Dalle agenzie e dai comunicati stampa usciti in questi giorni, si ricava che Confindustria nazionale non è contraria a priori al rinnovo delle concessioni, come richiesto dai produttori di energia. A patto che si applichi una nuova modalità operativa. Quella cioè di "disaccoppiare" i costi di produzione dell'idroelettrico rispetto a quelli di mercato e del gas destinando, con una gestione "amministrata" della partita energetica una quota dell'elettricità prodotta all’industria. Secondo gli industriali, infatti, i costi di produzione dell'idroelettrico sono tra i più bassi d’Europa e questa soluzione potrebbe garantire il ritorno degli investimenti dei produttori e costi più bassi per imprese e territori.