27 Dec, 2025 - 20:30

Gubbio “stravolta” dall’Intelligenza Artificiale: immagine falsa scatena indignazione e danno d’immagine

Gubbio “stravolta” dall’Intelligenza Artificiale: immagine falsa scatena indignazione e danno d’immagine

Una Gubbio che non esiste: così l’intelligenza artificiale tradisce la realtà

 

Proprio sotto Natale, quando la città vive uno dei momenti più identitari e suggestivi dell’anno, una Gubbio “falsa” ha iniziato a circolare sui social. Un’immagine natalizia generata dall’Intelligenza Artificiale, pubblicata da una pagina seguita da oltre 760mila follower tra Facebook e Instagram, ha mostrato una città completamente deformata, scatenando indignazione e amarezza tra gli eugubini.

Quello che ad un occhio distratto potrebbe sembrare uno scorcio fiabesco e incantato è, in realtà, un falso. Una costruzione digitale che non rispetta né la geografia urbana, né la struttura architettonica, né lo spirito autentico della Città dei Ceri.

Errori grossolani e simboli alterati

L’immagine contiene elementi che, per chiunque conosca Gubbio, risultano inaccettabili.
Il Palazzo dei Consoli è collocato in modo totalmente sbagliato, come se fosse stato “spostato” dalla storica piazza pensile, la ricostruzione dell’ambiente urbano è confusa, mescolata, sovrapposta senza logica storica o urbanistica; e perfino l’Albero di Natale più grande del mondo è ridotto a una caricatura che non rende minimamente merito alla sua forza simbolica e scenografica.

Un cittadino commenta amaramente: «Non c’è nulla di Gubbio in questa foto, se non un vago ricordo dei colori».
Un altro aggiunge: «È una rappresentazione offensiva, perché finge di essere vera e confonde chi non conosce la nostra città».

Un precedente che pesa: la rappresentazione caricaturale dei Ceri

Questo episodio non arriva isolato. Fa “coppia”, infatti, con un altro caso già denunciato nei giorni scorsi su queste stesse pagine: la pubblicazione, da parte di un periodico, di una rappresentazione caricaturale della Festa dei Ceri, con le tre macchine completamente deformate e una Piazza Grande reinventata e irriconoscibile.

Già allora la comunità aveva reagito con fermezza. Oggi la ferita si riapre, con la stessa dinamica: una manipolazione digitale che travisa luoghi, simboli, identità.

Il problema etico: quando la tecnologia cancella l’anima dei luoghi

Il tema è profondo e non riguarda solo l’estetica.
«Non è ammesso pubblicare immagini di una città elaborate con l’AI quando sono reperibili migliaia di foto reali in rete», osservano molti cittadini ed esperti.

Gubbio è patrimonio storico e culturale reale, non materia di esperimenti digitali superficiali. Alterarla significa banalizzarla. Significa sottrarle dignità. Significa offrire al mondo un racconto falso.

Alcuni commenti degli eugubini sono diventati simbolo del malumore generale:
«Non è Gubbio e trovo molto scorretto diffondere queste immagini che sviliscono la sua bellezza», scrive una residente.
Un’altra cittadina afferma ironicamente, ma con amarezza: «Questa non è intelligenza artificiale ma deficienza naturale!».

Danno d’immagine concreto per Gubbio e per tutte le città d’arte

Questa pratica non è innocua. Non è un gioco grafico.
Si tratta di contenuti che circolano globalmente, che arrivano ai turisti, che formano opinioni, che costruiscono aspettative errate. Il rischio è un grave danno di immagine, non solo per Gubbio ma per tutte le città d’arte sottoposte a simili trattamenti.

Realtà storiche, radicate, riconoscibili, vengono sostituite da versioni artificiali prive di verità e di anima. La tecnologia, se usata senza responsabilità, diventa una macchina che svuota le identità.

Serve rispetto per la verità dei luoghi

Non si tratta di demonizzare l’innovazione. L’AI è uno strumento potente, utile, destinato a restare. Ma come ogni strumento richiede responsabilità, consapevolezza e limiti.

Le città non sono scenari virtuali. Sono comunità, storia, memoria, cultura viva.
«Il fascino di Gubbio è nella sua autenticità. Alterarla significa tradirla», sintetizza un cittadino.

Difendere l’autenticità è un dovere collettivo

Gubbio non ha bisogno di essere reinventata. Non ha bisogno di essere migliorata artificialmente. La sua bellezza è reale, tangibile, documentabile.
Per questo l’appello è chiaro: rispettare la verità delle città, evitare l’uso superficiale dell’AI quando esiste la realtà, difendere l’identità di luoghi che appartengono alla storia e non alla fantasia digitale.

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Mario Farneti
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