Un pomeriggio di fuoco, nel senso più tragico del termine. È bastato un attimo, ieri, giovedì 26 giugno, perché una giornata di afa e di sole cocente si trasformasse nell’ennesima scena di dolore e sgomento per chi ama e rispetta gli animali. In via del Botagnone, alle porte di Gubbio, l’incendio di materiale plastico e sterpaglie si è propagato in pochi minuti, alimentato dal vento e dalle alte temperature, fino a raggiungere un piccolo canile improvvisato. All’interno del recinto, nove esistenze indifese, sorprese dal fumo e dal calore insopportabile.
I Vigili del fuoco di Gubbio sono arrivati con rapidità, allertati da residenti che avevano visto la colonna di fumo alzarsi prepotente tra i campi. All’arrivo, però, lo scenario era già drammatico: le fiamme avevano divorato la vegetazione circostante e lambito la struttura che ospitava gli animali. Sette di loro sono stati estratti ancora vivi, ma spaventati e provati dal fume, per gli altri due, purtroppo, non c’è stato nulla da fare.
La scena ha lasciato sgomenti i soccorritori e i cittadini accorsi per capire cosa stesse succedendo. I superstiti sono stati subito affidati alle cure del proprietario e trasferiti in uno studio veterinario per accertamenti e terapie d’urgenza. Sul posto, oltre ai pompieri, anche i Carabinieri di Gubbio e una veterinaria dell’ASL, impegnati a raccogliere elementi utili per stabilire cause e responsabilità di un rogo che al momento non trova spiegazioni chiare.
Non è esclusa nessuna pista. Le forze dell’ordine, già da ieri sera, hanno avviato i rilievi nell’area per capire se si sia trattato di un incidente, favorito da caldo e incuria, o di un gesto doloso. Le sterpaglie, in questi mesi, diventano veri e propri inneschi naturali: basta una scintilla, una sigaretta, o un accumulo di rifiuti infiammabili per trasformare un angolo di verde in un inferno di fiamme.
Quello di Gubbio non è stato l’unico incendio a scatenare paura e dolore in questi giorni. Lo scorso 25 giugno, nel primo pomeriggio, le fiamme hanno avvolto un’abitazione nei pressi del vecchio campo sportivo di Tavernelle, nel comune di Panicale. L’orologio segnava le 16.30 quando un incendio interno ha ridotto in cenere il primo piano di una casa abitata da una coppia di anziani. Una colonna di fumo nero si è alzata in cielo, visibile a centinaia di metri di distanza, mentre una deflagrazione ha fatto temere il peggio.
A rendere ancora più drammatica la situazione, il coraggio di due giovani vicini di casa che non hanno esitato un istante: quando l’anziano proprietario ha tentato invano di spegnere il rogo, loro lo hanno trascinato via dalle fiamme, portandolo in salvo prima che la casa diventasse una trappola di fuoco.
Entrambi gli anziani sono stati trasportati in codice giallo all’ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia, per accertamenti e cure. Un episodio che si aggiunge alla lunga lista di emergenze che in questi giorni sta mettendo a dura prova i Vigili del fuoco umbri, costretti a decine di interventi tra incendi di sterpaglie, aree verdi e abitazioni.
Il rogo di Gubbio, purtroppo, si inserisce in un quadro più ampio che riguarda tutta l’Umbria e l’Italia intera. Gli incendi estivi, infatti, rappresentano un’emergenza ciclica che ogni anno si ripresenta con puntualità spietata, alimentata da condizioni climatiche sempre più estreme. Le cause sono molteplici e spesso intrecciate: lunghi periodi di siccità, alte temperature, vento costante e mancata pulizia di sterpaglie e rifiuti vegetali creano il contesto ideale per la propagazione delle fiamme.
Molti incendi, come la cronaca insegna, hanno origine accidentale: un mozzicone di sigaretta buttato nell’erba secca, un barbecue non spento correttamente, o anche un corto circuito possono trasformarsi in micce micidiali. In altri casi, purtroppo, entrano in gioco la mano dell’uomo e la criminalità ambientale: incendi dolosi per motivi di vendetta, interessi speculativi sui terreni o ritorsioni. Un gesto irresponsabile, che trova terreno fertile in aree abbandonate o poco sorvegliate, può innescare incendi devastanti, difficili da controllare per ore o addirittura giorni.
La prevenzione, quindi, non può prescindere da comportamenti consapevoli dei cittadini e da una manutenzione costante dei territori a rischio. Pulizia dei campi, sfalcio di erbe secche, controlli sulle aree di deposito dei rifiuti e sensibilizzazione costante sono armi fondamentali per contenere un fenomeno che ogni estate manda in fumo ettari di boschi, terreni agricoli, strutture e, come nel caso di Gubbio, vite innocenti.
Un altro fattore critico è rappresentato dai cambiamenti climatici: le estati italiane sono sempre più lunghe e calde, con ondate di calore che esasperano la siccità. L’Umbria, con la sua combinazione di aree boschive, colline e aree agricole, non è immune a questa minaccia. Ogni anno decine di roghi mettono in difficoltà squadre di Vigili del fuoco, volontari della Protezione Civile e forze dell’ordine, impegnati a proteggere comunità, patrimonio naturale e, come in questo caso, anche animali domestici.