La nuova miniserie tv The Twisted Tale of Amanda Knox, basata sul memoir della stessa Amanda Knox, è approdata in Italia il 20 agosto 2025 su Disney+. La fiction, prodotta da 20th Television, ripercorre il caso del delitto della studentessa britannica Meredith Kercher dal punto di vista di Amanda Knox. Giuliano Mignini – l’ex pubblico ministero di Perugia che coordinò le indagini – ha visto in anteprima le prime puntate e le ha commentate duramente con i media italiani.
Giuliano Mignini, che da magistrato coordinò le indagini, ha commentato senza mezzi termini la fiction: "Una serie con bravi attori ma che stravolge completamente la realtà delle indagini e processuale".
Mignini ha raccontato di essere stato contattato dalla produzione della serie, che gli aveva proposto un ruolo di consulente: "Mi ha anche chiesto di fare da consulente per la produzione ma per ovvie ragioni di opportunità ho rifiutato". L’ex magistrato ha ricordato anche i rapporti successivi con Knox: "Finito il processo, Amanda ha avuto un atteggiamento amichevole nei miei confronti. Ci siamo rivisti e parlati. Purtroppo non ha mai compreso totalmente la dinamica processuale e che in fondo si può dire che se l’è cavata".
La miniserie è interpretata da Grace Van Patten nei panni di Amanda Knox e da Francesco Acquaroli in quelli dello stesso Mignini. L’ex pm ha riconosciuto il talento dell’attrice protagonista, pur sottolineando "errori clamorosi" nella ricostruzione investigativa. Sul proprio alter ego televisivo ha detto: "Fisicamente non mi assomiglia, però mi sono rivisto in alcuni atteggiamenti. Anche se altri vengono esasperati, come quello religioso con l’esaltazione della componente cattolica".
Girata tra Italia e Stati Uniti, la produzione ha inserito scorci reali della città umbra, pur alternandoli con scene riprese in altre location. La scelta ha suscitato qualche critica, soprattutto per chi conosce bene i luoghi del delitto e la loro rilevanza storica e giudiziaria. Alcuni hanno definito la resa visiva suggestiva, altri hanno parlato di una ricostruzione forzata.
Se Mignini ha attaccato la serie sul piano della veridicità giudiziaria, Patrick Lumumba – l’ex gestore del pub di Perugia ingiustamente accusato da Amanda Knox nelle prime fasi delle indagini – ha preferito ribadire la sua battaglia personale. All’ANSA ha dichiarato di non avere intenzione di guardare la fiction: "Non credo di vederla". Ha però rilanciato le sue richieste di giustizia: "Da Amanda mi aspetto il risarcimento e il pagamento delle spese processuali".
Lumumba ha ricordato come la Corte di Cassazione abbia confermato la condanna di Knox per calunnia nei suoi confronti. "Sono stato completamente scagionato", ha ribadito, sottolineando che le ferite di quegli anni non si sono mai chiuse. Per lui la serie non aggiunge nulla, se non il rischio di riaprire vecchie ferite. Le sue parole hanno riportato al centro il tema della memoria collettiva e delle responsabilità individuali.
Amanda Knox, oltre a essere protagonista, è anche produttrice esecutiva della miniserie. Alla premiere del 19 agosto a New York ha raccontato a People le sue sensazioni: "Mi sono sentita come se potessi finalmente piangere la giovane persona che ero", definendo liberatorio vedere la propria vicenda raccontata sullo schermo.
Ha inoltre ringraziato Grace Van Patten per l’interpretazione, affermando: "Mi ha restituito la scintilla che avevo perso". Knox, che ha sempre respinto ogni accusa, considera la fiction un modo per restituire la sua verità.
Nel team di produzione figura anche Monica Lewinsky, segno della volontà di dare al progetto un respiro internazionale e un richiamo a storie che hanno segnato l’opinione pubblica mondiale. Knox ha presenziato alla presentazione con il marito Chris Robinson, mostrando un atteggiamento pacato e determinato a difendere la sua immagine, a 18 anni di distanza dai fatti di Perugia. Un progetto che per molti osservatori ha assunto il significato di riscatto personale e di sfida alle narrazioni mediatiche dominanti.