A Foligno, in quella che potrebbe sembrare una qualunque abitazione della provincia umbra, si è consumato l’ennesimo caso di violenza familiare che riporta sotto i riflettori un’emergenza sociale troppo spesso taciuta. Una donna, madre e moglie, ha trovato la forza di denunciare dopo mesi di soprusi. L’aguzzino? Il suo compagno, un uomo di origini nordafricane di 37 anni, che non solo la insultava e la minacciava, ma la colpiva con brutalità. Tutto questo davanti al figlio piccolo, costretto ad assistere impotente al crollo emotivo e fisico della madre.
Una spirale di violenza culminata in un episodio particolarmente grave: la donna ha riportato lesioni agli arti e ha dovuto ricorrere a cure mediche. È stato il punto di rottura. Il momento in cui ha deciso di dire basta e denunciare. La sua denuncia ha dato avvio a un’indagine della Polizia di Stato, che ha portato all’esecuzione di una misura cautelare nei confronti dell’uomo, con divieto di avvicinamento e applicazione del braccialetto elettronico per monitorare i suoi spostamenti.
Il provvedimento emesso nei confronti del 37enne è volto a tutelare la vittima e il figlio, ma rappresenta solo un primo passo. Troppo spesso, infatti, le misure cautelari arrivano tardi, dopo anni di silenzi, minacce, isolamento e paura. La donna di Foligno ha avuto il coraggio di denunciare. Altre, purtroppo, non ce la fanno. Il sistema di protezione, pur in costante evoluzione, presenta ancora lacune: non sempre le vittime sanno a chi rivolgersi, non sempre trovano una rete di sostegno immediata.
Non si tratta di un caso isolato. Alla fine di aprile, un episodio simile ha avuto luogo ad Assisi. Un uomo di 51 anni è stato allontanato dalla propria abitazione con l’accusa di aver maltrattato la moglie e i figli minori. Una vicenda inquietante, segnata da continue aggressioni e da un clima di terrore familiare. Secondo quanto ricostruito dalle forze dell’ordine, l’uomo avrebbe più volte insultato e colpito la moglie, lanciando oggetti e alzando le mani anche davanti ai bambini. L’ultima aggressione, risalente a marzo, ha causato alla donna lesioni al volto, sbattuto con forza contro una porta. A chiamare la polizia, in preda al panico, è stato uno dei figli.
Due storie, due madri coraggiose. Due famiglie segnate da violenze che lasciano ferite profonde non solo nel corpo, ma soprattutto nella psiche. Soprattutto in quella dei più piccoli, costretti ad assistere a scene che nessun bambino dovrebbe mai vedere. Ogni denuncia è un atto di coraggio. Ogni donna che riesce a ribellarsi a un contesto di violenza merita tutela, ascolto e protezione. Ma soprattutto, merita di non sentirsi sola.
In Italia, il numero verde antiviolenza e stalking 1522 rappresenta un presidio cruciale per tutte le donne vittime di abusi, maltrattamenti e minacce. Istituito dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il servizio è attivo 24 ore su 24, ogni giorno dell’anno, ed è gratuito sia da rete fissa che mobile. L’accoglienza è garantita in diverse lingue, italiano, inglese, francese, spagnolo e arabo, per garantire l’accessibilità a tutte le donne, comprese quelle straniere che vivono in Italia e spesso non conoscono i canali istituzionali.
Il 1522 non è soltanto un numero da comporre: è una rete di supporto professionale, composta da operatrici esperte che forniscono ascolto, orientamento psicologico e informazioni pratiche su come agire e dove rivolgersi. Attraverso il 1522, è possibile essere messe in contatto con i centri antiviolenza territoriali, le case rifugio e i servizi sociali locali, costruendo così un percorso concreto di uscita dalla spirale della violenza.
Il servizio è fruibile anche in forma digitale, grazie alla chat anonima disponibile sul sito www.1522.eu e tramite l’app "1522", scaricabile gratuitamente. Questi strumenti digitali garantiscono la possibilità di chiedere aiuto anche in situazioni in cui la donna non può parlare liberamente o teme di essere ascoltata dall’aggressore.
È importante ricordare che il 1522 non lascia traccia nella cronologia delle chiamate, una caratteristica pensata per proteggere ulteriormente chi si trova in condizioni di pericolo. In un contesto in cui la violenza si consuma spesso nel silenzio e nell’isolamento, sapere che esiste un punto di riferimento sicuro, riservato e sempre raggiungibile può fare la differenza tra continuare a subire e iniziare a ricostruire la propria libertà. Ogni chiamata può rappresentare l’inizio di una nuova vita.