L’emendamento Puletti colpisce ancora e continua a seminare una lunga scia di proteste da parte del mondo ambientalista. Da ultimo quella di Legambiente Umbria e Riserva del Monte Peglia che hanno deciso di presentare un ricorso direttamente alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU).
“L’emendamento della consigliera regionale Puletti era manifestamente inammissibile e totalmente disomogeneo rispetto alla legge di bilancio con cui venne approvato – sottolinea in un comunicato stampa l’avvocato Francesco Paola presidente della Riserva MAB Unesco del Monte Peglia – ed emerge quindi un quadro istituzionale complessivamente grave e un vero e proprio colpo di mano che ha fatto leva sulla sostanziale inconsistenza dell’opposizione e di vari esponenti di essa non all’altezza del ruolo”.
Le associazioni in particolare fanno notare come non vi sia stato un adeguato intervento sulla questione da parte delle istituzioni. L’azione congiunta di Legambiente Umbria e Riserva della Biosfera UNESCO del Monte Peglia “si è resa necessaria anche perché non vi è stata finora nessuna reazione tangibile da parte dei soggetti istituzionali umbri” scrivono “a parte generici comunicati come quello di ANCI Umbria, ed è convinzione comune che occorrono invece iniziative chiare a tutela dello stato di diritto. Con questo obbiettivo Legambiente aderisce dunque al ricorso dinanzi alla CEDU della Riserva MAB UNESCO e invita i propri iscritti a sostenerlo“.
Che cosa prevede l’emendamento Puletti
L’emendamento della discordia a firma della consigliera leghista Manuela Puletti è stato approvato a dicembre 2023. Prevede l’apertura al transito dei mezzi a motore su sentieri e mulattiere ove non espressamente vietato. Accolto trionfalmente dalle associazioni dei cacciatori che Puletti sostiene da sempre, ha scatenato l’ira da parte del mondo ambientalista.
Sabato 3 febbraio a Perugia, in Piazza Italia le associazioni ambientaliste ed escursionistiche, con fischietti, zaini e scarponi ai piedi, avevano manifestato contro l’emendamento. La Puletti aveva deciso di affrontare quella folla, dicendosi disponibile a un confronto. L’atmosfera però si era subito surriscaldata e era finita tra insulti e offese con la consigliera che aveva dovuto venire scortata dalle forze dell’ordine per uscirne. Ad aprile contro l’emendamento era arrivata anche la raccolta firme promossa dal Movimento 5 Stelle con l’obiettivo di tutelare pascoli e sentieri di montagna “dall’accesso indiscriminato dei veicoli a motore” a salvaguardia del patrimonio naturalistico della regione. In poche ore quasi tremila persone avevano già sottoscritto l’appello, inclusi i candidati sindaco di Perugia, Foligno e Bastia Umbra, Vittoria Ferdinandi, Mauro Masciotti ed Erigo Pecci.
Sabato scorso c’è stata la manifestazione del Cai ad Assisi
Sabato scorso anche il Cai – Club Alpino Italiano – ha organizzato in Piazza del Comune a Assisi un partecipatissimo flashmob per chiedere nuovamente alla Regione Umbria di rivedere la norma. Un emendamento definito “assurdo” che non rispetta il lavoro dei volontari hanno sottolineato. “In Umbria i volontari delle Sezioni del Cai si occupano della manutenzione di 447 percorsi, per un totale di 3570 km, della Rete escursionistica regionale” si legge nel comunicato diffuso in vista del flashmob. “Un lavoro gratuito, portato avanti da decenni, che ha permesso di conservare quel patrimonio di viabilità in ambiente naturale utilizzato oggi dalla Regione Umbria per definire il proprio territorio “il cuore verde d’Italia”. Se si dovesse monetizzare in termini orari questo lavoro, si otterrebbe una cifra di diversi milioni di euro all’anno”.
Tre mesi fa il Cai ha consegnato alla Regione Umbria un dossier dove dimostra che per l’unico presidio per vietare il transito dei mezzi a motore, ovvero la segnaletica, siano stati messi a disposizione soltanto 10mila euro. Una cifra insufficiente: il Club ha infatti stimato che per la segnaletica a salvaguardia della rete sentieristica “un bene collettivo” servirebbe uno stanziamento di almeno un milione e mezzo.