La Regione Umbria sceglie la via della prevenzione e stanzia 1.925.000 euro per arginare il dissesto idrogeologico nelle aree più esposte del territorio. I fondi, provenienti dal Fondo per lo Sviluppo delle Montagne Italiane (FOSMIT), finanzieranno dodici interventi in sei comuni umbri, puntando su un approccio strutturato e scientifico alla gestione del rischio.
Si tratta di un pacchetto di misure che si inserisce nel contesto delle politiche di adattamento climatico e gestione sostenibile delle risorse, in risposta a fenomeni atmosferici sempre più intensi. A illustrare il senso dell’operazione è l’assessore all’Ambiente Thomas De Luca, che ha commentato: “Abbiamo deciso di distribuire equamente le risorse su tutto il territorio regionale, secondo priorità legate alla fragilità del suolo e alla frequenza degli eventi meteorologici estremi”.
Si tratta, come afferma l’assessore all’Ambiente, di "un’azione concreta di prevenzione e presidio, necessaria per proteggere le nostre comunità montane dagli effetti sempre più gravi del dissesto idrogeologico". Il piano prevede due principali linee d’azione: la prima dedicata alla mitigazione del rischio da frana, con 1.030.000 euro di investimenti, la seconda focalizzata sul rischio idraulico, per un totale di 895.000 euro.
Tra gli obiettivi principali, inoltre, c’è la protezione della viabilità locale e delle infrastrutture essenziali nei territori di Terni, Fabro, Calvi dell’Umbria, Nocera Umbra, Città di Castello e Piegaro.
I progetti sono stati selezionati in base all’urgenza, sulla scorta di analisi tecniche, segnalazioni comunali e ordinanze che documentano situazioni di pericolo attuale o potenziale. Gli interventi idraulici riguarderanno la regimazione dei corsi d’acqua: tra le opere previste, la rimozione di vegetazione infestante, la ricostruzione di argini danneggiati, la riprofilatura degli alvei e l’eliminazione di ostacoli al deflusso, spesso causa di esondazioni. In parallelo, per le zone soggette a frane si interverrà con il consolidamento dei versanti, il rinforzo del terreno e il ripristino in sicurezza della mobilità locale.
Gli interventi dovranno essere conclusi entro il 31 agosto 2028, secondo i termini stabiliti dal decreto ministeriale dell’11 dicembre 2024. Ma il primo snodo sarà entro il 31 dicembre 2026, quando le Regioni dovranno trasmettere i dati aggiornati sullo stato di avanzamento al Dipartimento per gli Affari regionali.
La Regione ha già iscritto l’intera somma nel proprio bilancio per il triennio 2025-2027, dando così il via libera all’avvio delle procedure amministrative. L’atto, una volta completato, sarà inviato agli organi di governo competenti e pubblicato nel Bollettino ufficiale della Regione, nel rispetto dei criteri di trasparenza e rendicontazione pubblica.
Nel presentare l’intervento, Thomas De Luca ha evidenziato come il dissesto idrogeologico rappresenti oggi una delle principali sfide ambientali per le regioni a forte componente montana. Da qui la decisione, per quanto riguarda i lavori di prevenzione delle aree montane dell'Umbria, di "distribuire equamente le risorse su tutto il territorio regionale, secondo priorità legate alla fragilità del suolo e alla frequenza degli eventi meteorologici estremi".
Per l’assessore, la partita non è solo tecnica ma anche culturale e politica. "Sicurezza, manutenzione, adattamento climatico sono le parole chiave di questa programmazione. Abbiamo il dovere di investire in modo intelligente ed efficace per prevenire i danni, tutelare la vita delle persone e garantire la funzionalità delle infrastrutture locali".
Una visione che punta a restituire centralità ai territori periferici e a rafforzarne la tenuta di fronte alle pressioni ambientali future.
La Regione Umbria ha avviato, in parallelo, anche un confronto pubblico per il rinnovo delle concessioni relative al prelievo idrico dalle sorgenti del fiume Topino, nel comune di Nocera Umbra. Si tratta di un passaggio cruciale, visto che tali sorgenti riforniscono gran parte del fabbisogno potabile della provincia di Perugia.
L’obiettivo dichiarato è ridurre progressivamente i prelievi, tutelando l’equilibrio ecologico del bacino fluviale, anche attraverso il potenziamento della rete e l’integrazione con invasi artificiali e nuove adduzioni. "L’acqua è un bene comune fondamentale per la salute delle persone e per la sopravvivenza degli ecosistemi", ha ribadito l’assessore De Luca, sottolineando la necessità di un approccio partecipato e trasparente nella definizione del nuovo piano concessorio.