17 Apr, 2025 - 17:30

Culla per la vita a Perugia, Udi insorge: "È una ruota degli esposti, pericolosa per neonati e madri"

Culla per la vita a Perugia, Udi insorge: "È una ruota degli esposti, pericolosa per neonati e madri"

Sta facendo discutere la delibera del Consiglio comunale perugino che ripristina la "culla per la vita". Approvata su proposta del consigleire Riccardo Vescovi di Anima Perugia, prevede la riattivazione del dispositivo installato nel 2014 e dismesso per mancanza di manutenzione. Una notizia accolta positivamente dal Movimento per la vita e dal Comitato Daniele Chianelli che però ha incontrato invece una ferma opposizione da parte dell'Udi, l'Unione Donne in Italia di Perugia. Le proteste dell'Udi si concentrano verso più punti del provvedimento, a partire dalla terminologia impiegata.

Udi Perugia: "È la ruota degli esposti"

L'analisi dell'Udi passa al vaglio una serie di incongruenze nel provvedimento. Quella nota come "culla per la vita" chiariscono, sarebbe in realtà una "ruota per gli esposti" che "esiste da più di dieci anni, anche se da tempo in disuso" e dove "nessun bambino è mai stato lasciato". "Situata all'interno di un residence privato - proseguono - è sempre stata gestita e pubblicizzata dal Movimento per la vita di Perugia che ieri (martedì 15 aprile ndr), in audizione nella figura del presidente De Vincenzi, ha rinnovato la disponibilità a sostenere i costi per la riattivazione e la manutenzione del dispositivo, ormai da tempo in disuso".

Ma non è solo una questione di parole, la situazione è più complessa e, fanno presente dall'Udi, della massima importanza dal momento che riguarda la salute di madre e neonato.

Il tradimento della politica progressista

"Non ci saremmo mai aspettate, a neanche un anno dalle elezioni comunali, che a chiedere il ripristino di uno strumento arcaico e pericoloso potessero essere proprio le forze progressiste che hanno vinto le scorse elezioni comunali a Perugia" puntualizza la nota dell'Udi perugina.

Pesa che l'autorizzazione alla riattivazione del dispositivo sia arrivata proprio dall'amministrazione guidata da Vittoria Ferdinandi. "Mai ci saremmo aspettate - scrivono - una scelta politica di tale natura da parte di chi oggi siede nei banchi della maggioranza e che, fino a ieri, insieme a noi, ha sempre avuto una posizione chiara sulla ruota degli esposti, dispositivo pericoloso non solo per la sicurezza del/della neonato/a, ma anche per quella della madre che, di fatto, viene lasciata sola prima e dopo il parto".

"Quelle che oggi vengono chiamate “culle per la vita” - fanno presente nel comunicato - non hanno una normativa nazionale che ne chiarisca la regolamentazione, ne uniformi le caratteristiche e ne consenta il monitoraggio, sia per quanto riguarda la loro reale presenza sia per il loro effettivo funzionamento. E riportano il caso del neonato morto all'interno della "culla per la vita" nella chiesa di San Giovanni Battista a Bari ad inizio anno che ha messo in luce come qualcosa in quel meccanismo si sia inceppato determinando conseguenze tragiche.

"La ruota degli esposti è una porta chiusa in faccia ad una donna"

Un dispositivo che non solo non aiuterebbe madri e neonati, ma che, sostiene l'Udi di Perugia creerebbe non poca confusione in merito alle norme che in Italia regolano il parto in anonimato.
"La ruota degli esposti - proseguono - è una porta che si chiude in faccia ad una donna, è una istituzione che sceglie di non vedere la storia che c'è dietro quella "scelta", qualora fosse realmente la scelta di una donna e non altro, anche una forma di violenza. Compito di una istituzione è quello non soltanto di muoversi dentro confini normativi ben precisi, ma anche promuovere e diffondere campagne di informazioni sul funzionamento del parto in anonimato poiché il nostro ordinamento prevede, per la donna che partorisce, il diritto di non riconoscere il neonato/a e di mantenere quindi la segretezza del parto (art. 30 co. 1 d.p.r. n. 396/2000). La legge consente alla partoriente che non desidera o non può riconoscere il proprio figlio/a di recarsi in ospedale per il parto, di ricevere per sé e per il /la nascituro /a ogni opportuna cura ed assistenza e di ottenere, in modo del tutto libero e legittimo, di non figurare sui documenti del/della neonato/a, mantenendo cosi segreta la propria identità".
 
L'Udi perugina accusa il Comune di mandare "messaggi contraddittori alle donne" associando il parto in anonimato alla "ruota degli esposti". "Non si può dire alle donne avete diritto a partorire in anonimato e in sicurezza, ma se no lo fate potete abbandonare il vostro/a bambino/a in un dispositivo".

Le richieste dell'Udi

"Abbiamo bisogno di chiarezza e di rispondere concretamente ai bisogni che derivano della tutela salute sessuale e riproduttiva di tutte e tutti, abbiamo bisogno di politiche che sostengano concretamente le scelte libere e autodeterminate delle donne, abbiamo bisogno che vengano riattivati i consultori e non le ruote degli esposti, abbiamo bisogno di una politica che investa risorse nell'educazione sessuale delle nuove generazione e nella contraccezione libera e gratuita. Chiediamo alle istituzioni, in particolare quando si professano democratiche, laiche e progressiste di non abbandonarsi a trovate ideologiche oscurantiste come accaduto ieri in IV Commissione" chiedono.

Il timore è che sul territorio "venga riaperto un presidio antiabortista che non ha nulla a che fare con la tutela della salute pubblica. Ieri abbiamo assistito ad una discussione che ha messo in luce la confusione, l'ignoranza e l'approssimazione di tutte le forze politiche nell'affrontare un tema così importante e delicato. Non avevamo bisogno di questo spettacolo" concludono.

AUTORE
foto autore
Sara Costanzi
condividi sui social
condividi su facebook condividi su x condividi su linkedin condividi su whatsapp
ARTICOLI RECENTI
LEGGI ANCHE