31 Jul, 2025 - 16:30

CNA Umbria suona l'allarme: "I dazi USA minacciano il tessuto produttivo regionale"

CNA Umbria suona l'allarme: "I dazi USA minacciano il tessuto produttivo regionale"

Il presidente Michele Carloni non nasconde la preoccupazione dietro parole che pesano come macigni. CNA Umbria ha messo nero su bianco quella che definisce un'emergenza economica: i dazi americani del 15% sui prodotti italiani rischiano di trascinare il tessuto produttivo regionale in una spirale dalla quale sarà difficile riemergere. "Non c'è tempo da perdere", l'avvertimento che risuona come un ultimatum rivolto alle istituzioni.

L'accordo siglato tra Donald Trump e Ursula von der Leyen ha lasciato sul tavolo più interrogativi che certezze. Due versioni dell'intesa, una americana e una europea, continuano a circolare alimentando quell'incertezza che per le piccole e medie imprese umbre si traduce in notti insonni e budget da rifare. "Non sappiamo neanche se all'interno dell'accordo siano state previste esenzioni per alcuni prodotti o quote particolari per altri", ammette Carloni, fotografando un panorama dove l'unica certezza è l'incertezza stessa.

La zavorra del 15% che spezza le ali alle PMI umbre

Le stime dell'Agenzia Umbria Ricerche hanno dipinto un quadro fosco: una tassa del 15% che per molte realtà produttive equivale a una sentenza di morte economica. Le imprese del comparto moda, dei macchinari e dell'agroalimentare - settori che da sempre guardano oltre oceano per i loro sbocchi commerciali - si trovano di fronte a un bivio: reinventarsi o soccombere.

"La guerra commerciale scatenata dal nuovo presidente degli Stati Uniti cambierà in modo strutturale i rapporti economici", osserva il presidente di CNA Umbria, delineando uno scenario dove le carte in tavola sono state rimescolate con la brutalità di chi non guarda in faccia a nessuno. L'America, da tradizionale terra promessa per i prodotti made in Umbria, rischia di trasformarsi in un miraggio sempre più lontano.

Sviluppumbria in prima linea: la ricetta per non affondare

La proposta che emerge dal quartier generale di CNA ha i contorni di un piano di guerra commerciale. Sviluppumbria chiamata a vestire i panni del coordinatore, seminari di approfondimento sui mercati emergenti, missioni esplorative, fiere internazionali: un arsenale di strumenti per non lasciare le imprese umbre sole di fronte alla burrasca.

"Partendo dall'analisi delle produzioni umbre dobbiamo riuscire a incrociarle con i principali mercati emergenti", spiega Carloni, tracciando una roadmap che suona come un cambio di paradigma. Non più solo America, ma uno sguardo che si allarga verso quei Paesi dove la fame di prodotti italiani di qualità può compensare le porte che si chiudono dall'altra parte dell'Atlantico.

La Regione Umbria è chiamata a stanziare risorse aggiuntive, a costruire quel percorso condiviso che può fare la differenza tra la sopravvivenza e il naufragio. Perché dietro i numeri dei fatturati che rischiano di evaporare ci sono volti, famiglie, comunità intere che potrebbero pagare il prezzo più alto di una guerra commerciale decisa a migliaia di chilometri di distanza.

"Alle possibili stimate perdite dei fatturati delle imprese esportatrici, seguirebbero crisi aziendali, perdita di posti di lavoro e un ulteriore impoverimento del territorio", chiosa Michele Carloni. Una prospettiva che l'Umbria, già provata da anni di difficoltà economiche, non può permettersi di trasformare in realtà.

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Federico Zacaglioni
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