La notte del 25 aprile a Città di Castello, si è spento all’età di 89 anni Nelson Baldelli, illustre maestro tipografo della scuola tifernate e leggenda del ciclismo degli anni ’50 e ’60. Baldelli, noto anche per essere stato il fondatore dell’associazione ciclistica “Bici&Amici”, ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo dello sport e non solo.
Città di Castello: Nelson Bandelli tra ciclismo e solidarietà
Il compianto Nelson Baldelli ha impresso il suo segno sia nel mondo della tipografia di Città di Castello che in quello dello sport, vivendo con intensità la sua passione per le competizioni ciclistiche. In particolare nelle ardue salite che lo vedevano spesso protagonista nelle competizioni degli anni ’50 e ’60 del Novecento.
Oltre al suo impegno nel ciclismo e nella tipografia, Baldelli ha dedicato parte della sua vita alla solidarietà. In particolare alla donazione del sangue con l’Avis, contribuendo significativamente alla nascita e alla crescita dell’organizzazione, sempre al fianco del presidente Antonio Gasperini durante numerosi eventi.
Da Jovanotti al tifernate, il ricordo di Baldelli
In tanti si ricordano ancora la passione e la grinta con cui affrontava ogni gara in sella alle sue bici. La sua vita è stata un inno al ciclismo, una passione che lo ha visto spesso pedalare al fianco del cugino Lorenzo Cherubini, meglio conosciuto come Jovanotti. Lui e “zio Nelso” hanno percorso più e più volte le strade da Città di Castello a Cortona, creando ricordi che il cantante non ha mancato di condividere sulle proprie pagine social, suscitando l’ammirazione di migliaia di follower.
La comunità di Città di Castello, rappresentata dal sindaco e dalla giunta, ha espresso il proprio cordoglio alla famiglia Baldelli, riconoscendolo come “Un pezzo di storia bella e gentile della nostra città che porteremo sempre nel nostro cuore. Un gentiluomo nella vita, nello sport e associazionismo“.
I funerali si sono tenuti oggi 27 aprile alle ore 11, nella chiesa di Santa Veronica a La Tina. Qui amici, familiari e cittadini si sono riuniti per rendere omaggio a una figura tanto rispettata e amata del tifernate, che ha lasciato un vuoto nel cuore della città.
Le sfide del ciclismo giovanile in Umbria: un bilancio
Eros Capecchi, tecnico regionale dell’Umbria da tre anni e figura nota nel ciclismo professionistico, delinea una situazione complessa nel settore del ciclismo giovanile nella regione. Dopo aver smesso con le competizioni in prima persona, Capecchi ha deciso di dedicare il suo tempo e la sua esperienza al Comitato Regionale Umbro, scoprendosi però di fronte a una realtà difficile e priva delle risorse necessarie per supportare adeguatamente i giovani talenti.
“Ho accettato il ruolo senza alcun compenso, tanto che spesso ci ho rimesso di tasca mia, ma per fortuna ho un’azienda ben avviata e non lo faccio per i soldi“, ha dichiarato. “Diverso però è il discorso quando si parla di budget e di servizi da mettere a disposizione per i ragazzi. Io avevo accettato il ruolo con tante idee e soprattutto con l’obiettivo di un progresso costante, invece mi sono ritrovato a fare passi indietro ogni anno“.
La carenza di budget e di servizi fondamentali – come meccanici e massaggiatori che hanno dovuto rinunciare al loro impegno a causa di risorse insufficienti – rappresenta un ostacolo significativo. Queste difficoltà economiche limitano le possibilità di pianificare ritiri o partecipare a eventi che potrebbero essere cruciali per la crescita e l’esperienza dei giovani ciclisti.
Nonostante le difficoltà, l’Umbria continua a produrre ciclisti di talento come dimostra l’interesse nazionale per atleti come Proietti Gagliardoni e Serangeli. Altri giovani promettenti come Tommaso Brunori, Vittorio Friggi e Tommaso Alunni mostrano che il territorio ha molto da offrire. Quello che si auspica è un rinnovamento nel mondo del ciclismo, non solo a livello regionale ma nazionale: bisogna focalizzare l’attenzione sulla necessità di aggiornare le competenze tecniche in linea con gli standard internazionali. “Altrimenti confrontarsi con le altre nazioni sarà come andare in guerra con le pistole ad acqua“, conclude il tecnico.