La confessione del 32enne ucraino Shuryn Dmytro, finora sospettato dell’omicidio del 21enne Obi (Bala Sagor), ha offerto un quadro chiaro di quanto accaduto: l’uomo ha ammesso il delitto e ha condotto gli investigatori in un bosco di Monteluco, indicando il luogo dove giaceva un nuovo frammento del cadavere della vittima.
Secondo quanto riferito in aula, Dmytro ha confessato di aver accoltellato Obi al collo durante una lite nata perché il ragazzo gli chiedeva indietro 200 euro che gli aveva prestato. La vicenda riapre un caso che aveva sconvolto Spoleto: pochi giorni fa il ritrovamento del corpo smembrato di Obi nei giardini pubblici aveva gettato nello sgomento la cittadinanza. La notizia ha suscitato sconcerto tra i residenti, in una città non abituata a fatti così efferati.
Immediatamente dopo la confessione, i carabinieri del Ris hanno perlustrato la zona di Monteluco indicata da Dmytro, rinvenendo resti ossei riconducibili alla vittima. Stando alle dichiarazioni fornite dal sospettato, le braccia e le gambe di Obi erano state nascoste in quel bosco dopo l’omicidio. L’area, impervia e coperta di vegetazione, è stata setacciata con l’ausilio dei vigili del fuoco fino a recuperare il frammento mancante.
Gli oggetti recuperati completano l’immagine drammatica del delitto: nel sacco di via Primo Maggio erano presenti solo busto e testa, mentre gli arti mancavano. Dmytro avrebbe anche indicato ai militari il punto esatto lungo la strada di Monteluco dove aveva nascosto i resti, consentendo così il ritrovamento del pezzo mancante del corpo. Le operazioni di recupero, dirette dalla Procura, proseguono ora con ulteriori analisi scientifiche sui reperti rinvenuti.
Obi, 21enne bengalese, era scomparso da Spoleto il 18 settembre senza lasciare tracce. Originario del Bangladesh e ospite di una struttura d’accoglienza, lavorava come aiuto cuoco in un ristorante spoletino. Quattro giorni dopo, un passante ha segnalato ai carabinieri di avere trovato nei giardini di via Primo Maggio una bicicletta elettrica parcheggiata e, poco distante, un sacco nero abbandonato.
All’interno del sacco c’erano resti umani: i militari hanno confermato che si trattava proprio di Obi. Il macabro ritrovamento iniziale comprendeva solo busto e testa, mentre braccia e gambe non erano presenti, confermando che il giovane era stato smembrato. La bicicletta rinvenuta era già stata riconosciuta dagli amici di Obi come sua, elemento che aveva indirizzato subito l’inchiesta. In pochi giorni le indagini avevano escluso altre piste e focalizzato l’attenzione su chiunque potesse aver avuto un litigio con la vittima.
Le indagini hanno puntato fin da subito su Shuryn Dmytro, 32enne di origine ucraina e cuoco professionista. Fino a dicembre 2024 Dmytro aveva lavorato a Spoleto come collega di Obi e i due erano amici. Viveva in via Pietro Conti 27, a pochi passi dal luogo del ritrovamento. Secondo le ricostruzioni emerse, Obi aveva prestato 200 euro al collega per coprire alcune spese, e sarebbe stato questo prestito a scatenare l’acceso diverbio culminato nel delitto.
Prima della confessione, Dmytro era rimasto in silenzio durante gli interrogatori, ma gli inquirenti lo consideravano comunque il principale indiziato visto che la sua abitazione era stata perquisita e alcuni testimoni avevano riferito di discussioni sul denaro tra i due. Anche se non risultavano precedenti penali gravi, il suo nome era emerso nei primi servizi televisivi sulla vicenda come quello di un "amico e collega" della vittima.
La confessione ha rappresentato una svolta decisiva: nel pomeriggio del 26 settembre il Gip di Spoleto ha convalidato il fermo di Dmytro disponendone la custodia cautelare in carcere. L’uomo resterà in cella in attesa del processo. Grazie alle indicazioni fornite dal fermato, gli investigatori hanno inoltre recuperato l’arma del delitto e gli altri resti ossei che mancavano al corpo ritrovato in precedenza.
Nei prossimi giorni saranno eseguite le autopsie sui nuovi reperti ritrovati, per stabilire con precisione come erano stati disposti i tessuti e confermare il movente. La Procura di Spoleto intende chiudere il cerchio investigativo e valutare le prove emerse in vista di un possibile rinvio a giudizio. Spoleto, ancora scossa dalla brutalità del delitto, attende ora di conoscere tutta la verità sul caso.