Domani, domenica 15 settembre 2024, apre ufficialmente la stagione venatoria in tutta Italia. Numerose le polemiche che negli ultimi mesi in Umbria hanno accompagnato la preapertura. Aspre le rimostranze che si sono levate quando, ormai a ridosso dei primi spari, il Tar regionale ha accolto il ricorso di alcune associazioni ambientaliste vietando del tutto la caccia alla tortora selvatica durante la preapertura. In Umbria quello che anche quest’anno si è creato intorno alla caccia è uno scenario fortemente polarizzato. Da un lato animalisti e ambientalisti che si impegnano a combattere i danni che la caccia provoca agli ecosistemi. Dall’altro i cacciatori, con un vasto corollario di associazioni di categoria ed esponenti politici (principalmente leghisti, Puletti e Mancini in testa) che sostengono strenuamente di svolgere, proprio grazie alla caccia, un essenziale servizio di tutela verso l’ambiente e la collettività tutta. In particolare con l’abbattimento delle specie infestanti, cinghiali su tutti. A meno di 24 ore dall’apertura, è arrivata la lettera aperta ai cacciatori da parte di Nazzareno Desideri, presidente regionale di Federcaccia Umbria. E nonostante gli auguri, la polemica non accenna a placarsi.
Desideri: “Scenario da Medioevo, la caccia subisce attacchi continui”
Desideri rivolge un “sentito ‘in bocca al lupo’ – a cacciatori e cacciatrici dell’Umbria – tenendoci a precisare che di augurio figurato si tratta, visti i tempi in cui viviamo che per molti versi assomigliano al Medioevo“. Un’apertura, sottolinea, che si appresta a svolgersi uno scenario retrogrado a causa degli “animalisti finti ambientalisti il cui piede mai ha calpestato una pozzanghera o una radice – e che – hanno provocato non poca tensione sociale“.
E qui Desideri raccomanda cautela. “Nel 2024 è d’obbligo – si legge ancora nella sua lettera – essere sempre più consapevoli che la nostra passione ‘non è’ in una camera stagna schermata da pericoli e rappresaglie, ma bensì subisce attacchi tutti i giorni dalle più disparate fazioni che altro non vorrebbero che tutto questo finisse ignorando l’importanza fondamentale anzi vitale che i cacciatori hanno per l’ambiente e per la fauna stessa“.
Passa quindi all’incoraggiamento, ampliando il discorso sulla dimensione aggregativa della caccia. “La caccia sociale, così com’è in Italia, è una rarità nell’intero panorama mondiale e seppur con le sue controversie e contraddizioni abbiamo il dovere morale e umano di tutelarla, facendo così riguadagnare alla figura del cacciatore la posizione primaria che gli spetta all’interno della società moderna“.
Desideri conclude augurando una proficua stagione di caccia che descrive quasi come fosse una terapia, quando “immersi nella natura in compagnia dei nostri amici a quattro zampe potremo lasciarci alle spalle le preoccupazioni e i problemi di tutti i giorni“.
Caccia: in Umbria i cacciatori sono circa 25mila in costante diminuzione
Quando si parla di cacciatori in Umbria si fa riferimento a circa 25mila persone che sono iscritte ai tre Atc (Ambiti di Caccia Territoriali) in cui è suddiviso il territorio regionale. I cacciatori sono titolari di un porto d’armi e di una licenza di caccia che va periodicamente aggiornata e in casa custodiscono, regolarmente denunciate, le armi con cui svolgono l’attività venatoria. Per cacciare, ogni cacciatore deve attenersi a regole precise, così come stabilito dal calendario venatorio regionale.
In Umbria al momento non esiste un elenco unico dei cacciatori, il numero di cui sopra è stato in più occasioni ribadito dalla consigliera regionale Manuela Puletti. A settembre dello scorso anno, il collega Daniele Bovi, aveva realizzato una dettagliata indagine sui cacciatori iscritti. Dati alla mano, ne era emerso che in dieci anni nella nostra regione, il numero dei cacciatori è crollato di oltre il 40%, mentre l’età media è diventata sempre più alta. Un settore chiaramente in crisi.