In un mondo sempre più individualista, c’è chi scommette ancora sulla forza della generosità. Avis Perugia rilancia il valore della donazione di sangue, puntando tutto sui giovani per costruire un futuro più solidale. L’associazione ha presentato numeri, progetti e nuove collaborazioni per trasformare la cultura del dono in una pratica diffusa e consapevole. Dal Palazzo della Provincia, quindi, arriva un messaggio forte: il sangue non ha età, colore o bandiera, ma il suo futuro passa inevitabilmente attraverso il ricambio generazionale.
"Il gesto più rivoluzionario per cambiare la società è fare un gesto gratuito e anonimo che garantisce una sacca di sangue per salvare la vita", ha dichiarato Stefano Migliorati, presidente di Avis Perugia. È da questa convinzione che nasce il lavoro capillare dell’associazione, che ha incontrato oltre 1.800 studenti di 76 classi, in 50 appuntamenti tra scuole e università, nell’anno scolastico 2024-2025. Il risultato è eloquente: il 25% dei nuovi donatori proviene da questi incontri, segno che seminare nei luoghi della formazione porta frutti concreti.
La vicepresidente regionale Rita Nesta ha sottolineato l’importanza di queste iniziative: "Andiamo nelle scuole per garantire il ricambio generazionale, elemento essenziale per non interrompere il flusso delle donazioni, insieme a tanti ordini sanitari che ci aiutano. Le scuole con studenti e professori sono un terreno molto fertile. Talvolta organizziamo delle donazioni di gruppo per superare le paure e capire che donare è normale".
Avis Perugia non si limita ai banchi di scuola: l’associazione ha esteso la sua azione a contesti sportivi e culturali, collaborando con realtà come Avanti Tutta, Doniamoci, Insieme Umbria contro il cancro, Comitato Daniele Chianelli e persino con il Love Film Festival. Un approccio trasversale che punta a intercettare sensibilità diverse e a radicare nella comunità il valore della donazione.
Anche le iniziative sportive diventano un’occasione per celebrare i donatori: durante la Grifonissima dell’11 maggio, ad esempio, saranno premiati i primi tre donatori e donatrici di sangue con almeno una donazione negli ultimi due anni. E non è finita qui: il Piedibus del Ben Essere, in collaborazione con Avis, continua a promuovere attività fisica con camminate serali e pomeridiane, mentre a giugno partiranno i percorsi nei parchi con letture all’aperto nell’ambito di "Leggere nella natura".
Nel corso della conferenza, le istituzioni hanno voluto sottolineare il valore di Avis come presidio di salute e coesione sociale. "Fare rete è una delle prerogative della Provincia di Perugia. Ritengo essenziale e prezioso il lavoro che fate per avvicinare i giovani alla donazione. Voglio ringraziare tutti i donatori e tutti i volontari che lavorano per garantire questo servizio", ha affermato la consigliera Francesca Pasquino.
Un riconoscimento arrivato anche da Massimiliano Presciutti: "Sono un donatore di lungo corso. L’Avis per me è un’associazione che svolge un ruolo importante per la comunità tutta. Donare è un gesto di generosità e di responsabilità. Il lavoro che presentate oggi sulle iniziative per avvicinare i giovani alla donazione è cruciale per instillare questa cultura nella vita dei ragazzi".
Il coinvolgimento degli ordini sanitari è un tassello fondamentale del progetto. Oltre alla collaborazione con infermieri e tecnici sanitari, Avis ha avviato un’iniziativa insieme al reparto di Nutrizione Clinica e Dietetica dell’Ospedale Santa Maria della Misericordia per migliorare il servizio ristoro post donazione. Il legame tra salute, prevenzione e solidarietà diventa così sempre più stretto.
Dietro ai numeri e agli eventi c’è una visione che guarda lontano: trasformare la donazione da gesto straordinario a pratica comune, normalizzandola fin dai banchi di scuola e rendendo i giovani non solo destinatari, ma protagonisti attivi del cambiamento. In un’Italia dove il fabbisogno di sangue non conosce stagioni, la sfida lanciata da Avis Perugia diventa un modello da imitare su scala nazionale, per garantire non solo la salute individuale, ma la tenuta stessa della comunità.