Esito interlocutorio per il tavolo in Regione Umbria per l’Accordo di programma dell’AST Acciai Speciali Terni. Ma non poteva essere altrimenti. Eppure qualcosa si muove sul versante della ricerca di una soluzione al rebus energetico.
A ricevere i sindacati dei metalmeccanici, per un aggiornamento dopo le parole del ministro Urso sul tema energia, tutti i vertici istituzionali locali. Dalla governatrice Tesei, alla presidente della Provincia di Terni Pernazza, fino al vicesindaco di Terni Corridore e agli assessori regionali e comunali coinvolti nella complessa partita.
E mentre la presidente della Regione ha confermato che lo scoglio per arrivare alla firma è rappresentato dai costi energetici sostenuti da Arvedi AST rispetto ai competitor europei, sono state delineate due strade per traguardare la fase di transizione fino alle gare per le nuove concessioni dell’idroelettrico (previste nel 2029). Prima di tutto una trattativa con ENEL, condotta dal Governo e dalla Regione Umbria, come aveva anticipato alla Camera il ministro delle Imprese Adolfo Urso. Per strappare ipotesi di accordi commerciali. E poi la possibilità di lavorare a una soluzione strutturale attraverso la creazione di una public company, con capitale misto pubblico-privato, che entri nella compagine azionaria delle centrali dell’asta Nera-Velino. A cominciare dalla centrale di Galleto. Che proprio AST ha messo nel mirino per ottenere tariffe di favore.
Chiesto nuovo tavolo aperto al Governo, ma la soluzione Galleto lanciata dal Comune di Terni raccoglie favori
“Al termine del confronto – fa sapere uno stringato comunicato di Palazzo Donini – la Regione ha deciso di richiedere al Governo la convocazione di un tavolo di confronto su AST. Alla presenza anche dell’azienda, delle sigle sindacali e delle altre istituzioni locali. Durante la riunione la presidente Tesei ha ripercorso l’articolato lavoro effettuato sul tema in questi tre anni con la collaborazione delle Istituzioni locali“.
Quello che il comunicato non dice è che nel lungo faccia a faccia tra istituzioni e sindacati è stata rilanciata la proposta che il sindaco Bandecchi aveva già fatto in campagna elettorale durante le amministrative. E che ora è diventata un leit motiv della politica umbra. Con AST che l’ha fatta propria (rivendicando un diritto morale al controllo delle centrali dell’asta Nera-Velino). E con il M5S che l’ha rilanciata di recente. L’idea è quella di una public company che partecipi al rinnovo delle concessioni dell’idrolettrico. Una società mista pubblico (70%)-privato (30%) che diventando azionista non riceverebbe più i canoni per lo sfruttamento dell’energia idroelettrica e dei bacini idrici. Ma parte degli utili derivanti dalla gestione degli impianti. Potendo così distribuire sul territorio questo ritorno economico annuale, quantificabile in decine di milioni di euro.
“La proposta piace – conferma l’assessore allo sviluppo economico del Comune di Terni, Sergio Cardinali – ed è entrata nell’agenda di lavoro delle istituzioni”.
La reazione dei sindacati: “Finito il tempo dei buoni propositi, si chiariscano i tempi in un tavolo su AST a Roma”
I sindacati teritoriali dei metalmeccanici (FIM, FIOM, UILM, FISMIC e UGL) hanno battezzato come interlocutorio l’esito dell’incontro.
“Le istituzioni locali hanno confermato quanto affermato dal ministro Urso in Parlamento – dicono in una nota congiunta -. Cioè che il Governo non può intervenire direttamente sui costi energetici. Al netto delle interlocuzioni della Presidente Tesei con ENEL, che ha confermato la possibilità solo di accordi commerciali. Per i sindacati è finito il tempo dei buoni propositi e abbiamo richiesto in tempi rapidi un chiarimento con tutti gli stakeholder sul tema. Fino ad arrivare alla Presidenza del Consiglio dei Ministri“.
Preoccupazione è stata espressa dai metalmeccanici territoriali per il futuro del sito industriale ternano. Anche a fronte delle fermate impiantistiche, con l’apertura della cassa integrazione ordinaria per 200 lavoratori. E la contestuale lavorazione di bramme prodotte al di fuori dello stabilimento di viale Brin.
“È indispensabile in questa fase chiarire gli impegni che nel 2022 Arvedi ha preso su AST – continua la nota -. Si tratta di piani che riguardano assetti, investimenti, produzioni di inox, fucinati, tubi e i relativi livelli occupazionali diretti e dell’indotto. Per questo abbiamo raffigurato alle istituzioni le nostre perplessità sul piano di rilancio del Tubificio. Che per noi altro non è, invece, che un nuovo ridimensionamento“.
Le preoccupazioni – hanno spiegato i sindacati – sono state condivise da tutto il tavolo istituzionale. Anche perché Arvedi, quando prese l’acciaieria di Terni, conosceva molto bene l’ìincidenza dei costi energetici sulle produzioni ternane. E analoghe prese di posizione non vengono estese a Cremona, dove il costo dei forni elettrici è analogo a quello ternano.
“C’è bisogno di tempi celeri e certi per ciò che rappresenta AST nel territorio in termini sociali ed economici – concludono i metalmeccanici -. Per questo è indispensabile un’interlocuzione con il Governo che veda presenti le organizzazioni dei lavoratori. E che deve portare a conclusione l’accordo di programma e il piano industriale nella sua interezza“.
Richiesta raccolta dalla Regione. Si va a Roma in via Veneto. Come è accaduto anche nelle vertenze del passato.