Mentre il ministro Urso informava di un tavolo interministeriale e interistituzionale sull’energia a costi competitivi per AST, per trovare una soluzione al caro-bolletta e senza menzionare l’idroelettrico, il centrosinistra umbro partiva all’attacco del Governo. Lo ha fatto la parlamentare umbra del PD Anna Ascani, a nome di tutto il gruppo, rispondendo in aula a Urso durante il question time. E lo ha fatto anche la parlamentare di AVS, Elisabetta Piccolotti, con una dichiarazione sulla cassa integrazione avviata dall’azienda per 200 lavoratori.
Intanto il M5S, con il capogruppo regionale, Thomas De Luca, ha rilanciato la proposta che AST entri nella società misto pubblico-privata, che dal 2029 gestirà il polo idroelettrico. Le concessioni per le centrali dell’asta Nera-Velino sarano infatti messe a gara ed è possibile l’ingresso della Regione, degli enti locali attraverso società dedicate, e di altri privati nella gestione degli impianti del bacino fluviale.
Idroelettrico, ecco cosa può accadere con le gare per le nuove concessioni anche per AST e costi energia
Il capogruppo regionale del Movimento 5 Stelle, Thomas De Luca, ha presentato la proposta del partito per risolvere il rebus energetico per l’azienda. “Come Movimento 5 Stelle – ha spiegato – rivendichiamo la possibilità di mettere sul tavolo una soluzione concreta. Per coniugare gli interessi ed i beni comuni con le esigenze di sviluppo del territorio e il mantenimento dei livelli occupazionali”.
“Il tema dei costi dell’energia delle acciaierie, indubbiamente, ha una rilevanza europea – afferma ancora De Luca -. Per questo in Consiglio regionale abbiamo presentato come minoranze una mozione sulla possibilità di utilizzare l’articolo 21 della nuova legge sull’idroelettrico. Che prevede che i concessionari di questi impianti cedano alla Regione una quota gratuita di energia prodotta“.
Nella fattispecie si tratta di circa 55 GWh annui. Ovvero il 5 per cento del fabbisogno di energia dell’AST di Terni. La legge prevede che questa quota di energia, almeno per la metà, finisca nei territori. La giunta regionale ha invece monetizzato i 7 milioni di euro di questa quota elettrica.
“Noi vogliamo andare oltre – continua Thomas De Luca – e proponiamo sul tavolo una soluzione concreta. Proponiamo la creazione di una società misto pubblico-privata, come da indicazione nella legge regionale approvata, con la partecipazione dei Comuni e della Regione che attraverso una gara a doppio oggetto metta sul mercato le quote del socio imprenditore. E attraverso una procedura a norma di legge, secondo i crismi di concorrenza, proponiamo l’ingresso di AST nella newco pubblico-privata che dal 2029 gestirà il polo idroelettrico e la sua energia. Non parleremmo più di canoni dell’idroelettrico, ma di una compartecipazione agli utili da parte del pubblico. I famosi 10 milioni di euro che la Regione riceve dai concessionari – conclude – potrebbero diventare 50-60 milioni di euro all’anno“.
Ascani (PD) attacca il Governo: “Ministero delle Imprese e Regione immobili rispetto alla crisi energetica di AST”
Non è piaciuta al Partito Democratico la risposta che il ministro Urso ha fornito in aula a Montecitorio sulla questione dei costi energetici per AST. Il MIMIT, infatti, ha annunciato un tavolo ministeriale, ha ricordato il recente varo del decreto Energy Release, ma ha imputato all0assenza di produzione energetica nucleare il differenziale di costo con l’Europa.
“Durante il Question Time in aula – dice Anna Ascani, parlamentare umbra DEM – come deputati PD abbiamo chiesto al Ministro Urso cosa intenda fare il governo. Occorre rispondere alla decisione dell’AST di Terni di ricorrere alla casa integrazione a causa dei costi insostenibili dell’energia. Il ministro non ha risposto. Dirsi patrioti è facile. Ma quando si tratta di dimostrare di saper difendere un sito e una produzione strategica per l’Italia però questo governo si dimostra, insieme a quello regionale, completamente assente“.
Anche AVS con Elisabetta Piccolotti critica Palazzo Chigi: “Manca politica industriale”
“La cassa integrazione per 200 dipendenti e la fermata di un forno dell’area fusoria di AST è uno degli effetti tangibili dell’assenza di una politica industriale italiana degna di questo nome“. Ad affermarlo è Elisabetta Piccolotti, parlamentare umbra di Alleanza Verdi e Sinistra.
“Senza un’azione decisa del Governo – prosegue la deputata di AVS – la siderurgia umbra (e italiana) è destinata alla dismissione. Da quattro mesi aspettiamo una risposta all’interrogazione parlamentare presentata al Ministro Urso che chiedeva per quale ragione non si sia ancora arrivati alla firma dell’Accordo di programma per Arvedi–AST. All’interrogazione non c’è mai stata risposta, ma quel che è peggio è che sia il Ministro sia la Presidente della Regione in queste ore non stanno dando alcuna spiegazione, nemmeno ai lavoratori e alle loro organizzazioni che di fatto stanno pagando con il proprio stipendio i problemi lamentati dalla proprietà, tra cui quello del costo dell’energia“.
Piccolotti conclude con una richiesta a Palazzo Chigi e al MIMIT, per dare una risposta anche sui temi più strettamente connessi all’accordo di programma.
“Per noi – sostiene – non è rinviabile una programmazione che sia strettamente connessa alla riconversione energetica e tecnologica degli impianti. Il Governo la illustri al paese o finirà per dover ammettere di non avere le capacità per costruire una solida prospettiva credibile all’Italia“.