19 Sep, 2025 - 12:57

Assolto Davide Pecorelli dall'accusa di truffa. Il "naufrago di Montecristo" torna in libertà

Assolto Davide Pecorelli dall'accusa di truffa. Il "naufrago di Montecristo" torna in libertà

Un nuovo colpo di scena irrompe nelle - già molto - tumultuose vicende di Davide Pecorelli, l'impreditore tifernate condannato a quasi quattro anni di reclusione in Albania dopo una serie di circostanze dai contorni quasi surreali. Il ribattezzato "naufrago di Montecristo" torna in libertà dopo aver trascorso poco più di quattro mesi trascorsi nel carcere di Tirana a seguito dell'estradizione, avvenuta lo scorso 8 maggio.

Nella giornata di ieri, giovedì 18 settembre, la Corte d'Appello della capitale albanse, l'ha assolto dall'accusa di truffa aggravata facendogli riguadagnare la libertà. In primo grado il tribunale di Puke lo aveva condannato con cinque diverse accuse. Caduta l'accusa più pesante, a suo carico restano le condanne per profanazione di tomba e incendio doloso, pene già scontate con il periodo trascorso in carcere e quello ai domiciliari in Italia. Pertanto il tribunale ne ha ordinato l'immediata scarcerazione.

Le avventurose vicende di Davide Pecorelli

La vicenda di Pecorelli sarebbe degna di un romazo d'avventura. Imprenditore cinquantenne di San Giustino ed ex arbitro di calcio, simulò la propria morte in Albania nel gennaio del 2021. Afflitto da gravi problemi economici, aveva tentato di risolllevare la sua situazione recandosi nel Paese delle Aquile per vendere un macchinario estetico, ma la transazione non si era conclusa come auspicato. 

Un paio di settimane dopo, nelle campagne di Puke, venne ritrovata carbonizzata l'auto che aveva preso a noleggio, una Skoda Fabia. Per rendere  la cosa, Pecorelli vi lasciò anche dei resti umani (ovvero ossa tarfugate da un cimitero) oltre ai suoi effetti personali. Creduto morto da tutti, nove mesi dopo, venne sorprendentemente trovato intento a attraccare con un gommone sull'isola di Montecristo, nelle acque toscane, alla ricerca di un supposto tesoro di monete, con tanto di pala e piccone al seguito.

Imputato per cinque capi d'accusa, l'uomo padre di quattro figli, è stato condannato per incendio doloso (quello dell'auto noleggiata), danni alla proprietà privata, truffa, occultamento di cadavere e violazione dei confini nazionali albanesi. Accuse che gli sono valse una condanna a 3 anni e 9 mesi da scontare nel carcere di Puke. Le sue vicissitudini hanno avuto una vasto eco nella stampa internazionale e anche le istituzioni italiane si sono interessate al caso molto da vicino.

L'appello del senatore Verini alla vigilia dell'appello

Alla vigilia dell'appello era intervenuto sulla questione il senatore del PD, Walter Verini dopo aver ricevuto una missiva da Pecorelli in cui lamentava delle sue condizioni di salute e faceva sapere di aver contratto l'epatite oltre ad aver perso 12 chili durante la detenzione.

Proprio l'attenzione che la rappresentanza italiana in Albania ha dedicato all'iter processuale, ha permesso a Pecorelli di presentare il ricorso ha sottolineato il senatore. L'auspicio di Verini era quello di ottenere "un esito tale da superare il regime detentivo in carcere". Cosa che è avvenuta ieri.

Il senatore dem ha accolto "con favore" la notizia della scarcerazione. "Pecorelli ha certamente commesso degli errori, ma non è un criminale da mantenere in carcere - ha commentato -, specialmente in condizioni precarie e pericolose per la sua salute, situazione che abbiamo cercato di affrontare".

"Questa sentenza - ha concluso - rappresenta un sollievo per lui, per la sua famiglia e per la comunità in cui vive".

Il primo pensiero è per la famiglia

Quando era arrivata la sentenza di condanna, l'ex imprenditore che era rimasto in "fiduciosa" attesa, aveva sperato che gli venissero concesse le misure alternative alla detenzione ma poi a maggio era avvenuta l'estradizione.

Nei prossimi giorni Pecorelli verrà raggiunto dalla moglie e dai figli e insieme alla sua famiglia farà ritorno in Italia da uomo libero. Il primo pensiero dopo l'assoluzione è stato rivolto proprio ai suoi cari.

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Sara Costanzi
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