02 Sep, 2025 - 18:53

Ascani contro Salvini: “L’Umbria rischia di diventare serie B”

Ascani contro Salvini: “L’Umbria rischia di diventare serie B”

La visita di Matteo Salvini in Umbria dell’1 settembre non ha placato la polemica sui collegamenti ferroviari verso Roma. Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ha promesso di chiedere all’Autorità di regolazione dei trasporti (Art) una deroga per consentire ai treni regionali umbri di continuare a percorrere la linea Direttissima Roma Firenze finché non entreranno in servizio i nuovi convogli da 200 km/h.

Il giorno successivo la vicepresidente della Camera Anna Ascani(Pd) ha replicato con toni duri: per lei si tratta dell’ennesima “passerella” del ministro, che arriva solo dopo mesi di solleciti ignorati. Ascani denuncia l’assenza di impegni parlamentari nonostante i numerosi atti che ha presentato per tutelare i pendolari umbri e annuncia una nuova interrogazione.

Il contesto: la Direttissima e l’allarme per i pendolari umbri

La linea Direttissima Roma Firenze è un’infrastruttura strategica per chi ogni giorno si sposta tra Umbria e Lazio. A partire da dicembre 2025, però, una riorganizzazione delle tracce ferroviarie potrebbe spostare i treni veloci regionali sulla più lenta linea convenzionale.

L’assessore regionale ai Trasporti, Francesco De Rebotti, ha definito “inaccettabile” questa ipotesi, parlando di “gravi scelte di politica trasportistica” che avrebbero conseguenze pesanti per studenti, lavoratori e pendolari. De Rebotti sottolinea che una simile scelta andrebbe oltre la gestione temporanea dei lavori finanziati con il Pnrr: si configurerebbe come una decisione strutturale che penalizza i cittadini, allunga i tempi di percorrenza e riduce la qualità del servizio.

Le promesse della Lega e di Matteo Salvini

Durante la cerimonia d’inaugurazione degli ascensori di Porta Orvietana a Todi, Matteo Salvini ha assicurato che “non ci saranno problemi per i pendolari umbri né interruzioni del servizio ferroviario da e per Roma”. In una nota diffusa dalla Lega Umbria, il segretario Riccardo Augusto Marchetti, il capogruppo Enrico Melasecche e la consigliera regionale Donatella Tesei hanno precisato che il ministro chiederà ad Art una deroga per consentire la prosecuzione della circolazione dei treni regionali umbri sulla Direttissima fino all’entrata in servizio dei nuovi convogli.

Senza la deroga, le nuove regole fissate dall’Autorità impedirebbero ai treni che viaggiano a meno di 200 km/h di utilizzare la linea ad alta velocità a partire dal 2026, con il rischio di un’interruzione di un servizio essenziale per pendolari, studenti e lavoratori. I dodici nuovi treni, acquistati nella scorsa legislatura regionale con un investimento giudicato “storico”, dovrebbero entrare progressivamente in funzione a partire dal 2026.

L’indignazione di Anna Ascani e il lavoro in Parlamento

Il 2 settembre Anna Ascani ha diffuso una nota durissima. Secondo la vicepresidente della Camera, il ministro arriva in Umbria e annuncia interventi che sono stati sollecitati “da mesi nella sua totale indifferenza”.

Ascani precisa che “il ministro dei Trasporti dice che si confronterà con l’Autorità di regolazione dei trasporti per chiedere una deroga all’utilizzo della linea Direttissima per i treni umbri” e che ciò servirebbe a scongiurare un grave danno già denunciato da politici, comitati dei pendolari e cittadini. La deputata ricorda che finora dal governo non è arrivata “nessuna garanzia, nessun impegno in Parlamento” nonostante i nove atti – fra emendamenti, ordini del giorno, interpellanze e interrogazioni – con cui per prima ha richiamato Salvini al suo dovere. Ascani teme che l’Umbria passi da “cuore d’Italia” ad “area di serie B” e annuncia una nuova interrogazione per conoscere i dettagli dell’intervento: a suo avviso gli umbri meritano “risposte precise e serie, non di essere presi in giro”.

La posizione della Regione e la mobilitazione istituzionale

Mentre i partiti di governo rivendicano il risultato, la giunta regionale guarda con scetticismo alle promesse romane. De Rebotti ha spiegato che, dopo aver scritto ad Art chiedendo il rispetto dell’accordo quadro con la Regione, la giunta ha appreso con preoccupazione l’intenzione di spostare i treni veloci sulla linea lenta. Ciò comporterebbe un “netto allungamento dei tempi di percorrenza e un conseguente peggioramento della qualità della vita per chi utilizza il treno quotidianamente”.

Per questo l’ente regionale annuncia di voler opporsi “in tutte le sedi praticabili” e invita i parlamentari umbri a un incontro urgente per costruire una piattaforma di azioni congiunte. La mobilitazione mira anche a coinvolgere Toscana e Lazio affinché si costruisca un fronte comune contro decisioni considerate penalizzanti. Per De Rebotti, la tendenza a privilegiare i servizi commerciali come Frecciarossa e Italo a scapito dei servizi di cittadinanza può marginalizzare l’Umbria all’interno del sistema ferroviario nazionale.

Prospettive per i pendolari umbri e per il “cuore d’Italia”

Se l’Art dovesse concedere la deroga richiesta da Salvini, i treni regionali umbri potrebbero continuare a usare la Direttissima almeno fino all’arrivo dei nuovi convogli da 200 km/h. Questo consentirebbe di mantenere collegamenti veloci con la capitale, evitando che i pendolari siano costretti a viaggiare sulla linea lenta per oltre un anno. Tuttavia la vicenda ha messo in evidenza una forte distanza fra governo nazionale e istituzioni locali.

Da un lato, la Lega rivendica il risultato ottenuto e sottolinea l’impegno profuso a Roma; dall’altro, l’opposizione dem e l’assessore regionale temono che le promesse non si traducano in atti concreti e chiedono di vedere i documenti. È certo che l’Umbria ha investito ingenti risorse per acquistare dodici nuovi treni e che, senza un’azione immediata, i pendolari rischiano di essere penalizzati. Le prossime settimane diranno se la deroga sarà effettivamente accordata e se il “cuore d’Italia” resterà connesso ai grandi corridoi ferroviari oppure vedrà ridursi le sue opportunità di crescita.

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Francesca Secci
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