La battaglia politica sulla stazione Alta Velocità Medioetruria entra in una fase rovente. Dopo le parole del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, il capogruppo regionale della Lega Enrico Melasecche rivendica la “scelta tecnica e definitiva” di Creti e accusa la presidente della Regione Umbria Stefania Proietti di aver trascinato il dossier “nel ridicolo”, tra cambi di rotta, accordi ritirati e inseguimenti alla Toscana.
Al centro, la domanda che interessa territori e pendolari: dove e quando nascerà lo scalo che deve collegare l’asse Firenze-Roma alle aree interne di Umbria e Toscana?
La posizione del fronte leghista è netta: con l’intervento di Salvini, “la stazione dell’Alta Velocità Medioetruria sarà a Creti”, individuata “sulla base di criteri oggettivi di costi e benefici”. Melasecche insiste su due punti chiave. Primo: l’assenza di interferenze politiche nella selezione del sito – “nessuna trattativa di retrobottega” – a garanzia di un processo tecnico guidato da valutazioni di fattibilità, impatti sulla rete e tempi di realizzazione. Secondo: la necessità che Palazzo Donini “abbandoni ogni altra soluzione propagandistica” e apra il cantiere amministrativo per non perdere ulteriori mesi su uno snodo infrastrutturale considerato essenziale per l’accessibilità dell’Umbria.
Nel mirino, la gestione politica del dossier. Per Melasecche, la presidente Proietti avrebbe tenuto una linea oscillante: prima l’allineamento al via libera toscano su Creti, poi la parentesi Rigutino, culminata in una delibera umbra “ritirata” dopo lo stop del Consiglio regionale toscano, e infine l’apertura al nodo di Arezzo. “Un balletto istituzionale” che – accusa il capogruppo – ha “trasformato l’Umbria in una comparsa senza peso politico”.
Il riferimento è anche all’asse toscano: il leghista contesta l’ipotesi dell’“alta velocità diffusa”, con due stazioni in Toscana (Arezzo e Siena), definita una soluzione “strabica”, più costosa e meno razionale, con l’effetto collaterale di “rendere orfana Perugia” di un proprio punto AV. Sullo sfondo, Chiusi fuori dalla direttissima e l’eterna questione dei tempi: ogni ripartenza allunga l’orizzonte dell’opera.
Il dossier non è solo geopolitica dei territori: è programmazione. Melasecche rivendica il lavoro del precedente esecutivo regionale di centrodestra – “già ottenuto il finanziamento per la progettazione” – e richiama l’impegno del MIT a reperire “circa 80 milioni di euro” per l’intervento. L’obiettivo di allora: consegnare l’opera entro il 2029. Nella ricostruzione leghista, gli “stop and go” dell’ultimo anno avrebbero congelato la tabella di marcia.
In questa cornice, il messaggio politico è chiaro: rientrare nel perimetro Creti, chiudere la fase degli scenari multipli e imboccare la via amministrativa, dall’iter autorizzativo alle gare, per mettere in sicurezza i tempi e l’effettiva cantierabilità.
A supporto della posizione, Melasecche cita il via libera industriale: “Le società ferroviarie Trenitalia e Italo hanno espresso un sì convinto e tecnico a Creti”. Un dettaglio non neutro, perché le scelte di fermata e tracce sono poi rimesse ai gestori dei servizi AV e alla compatibilità con l’orario cadenzato dell’asse Tirreno-Adriatico. Sul piano territoriale, l’Umbria guarda a ricadute concrete: tempi di accesso alla rete AV, redistribuzione dei flussi su gomma verso lo scalo scelto, e integrazione con i servizi regionali e i bus extraurbani. Nella visione leghista, Creti ottimizza le percorrenze Perugia-Roma/Milano e apre opportunità per turismo e imprese. Gli avversari, però, obiettano che una localizzazione toscana penalizzerebbe il baricentro umbro. È il cuore dello scontro politico.
A questo punto la partita si sposta su due binari. Il primo è il confronto istituzionale tra Umbria e Toscana, con la richiesta della Lega che la giunta umbra “si faccia una ragione” della scelta e lavori “per la realizzazione dell’opera”. Il secondo è procedurale: accelerare conferenze di servizi, progettazione esecutiva e piani di adduzione stradale e ferroviaria.
Solo così la parola "definitiva" pronunciata dal Ministro può tradursi in cronoprogramma verificabile. Il messaggio politico di Melasecche è una sfida alla presidente Proietti: archiviare le “paturnie altrui” e riportare il dossier sul terreno delle carte e dei cantieri.