15 Apr, 2025 - 15:00

Alfabetizzazione sanitaria e pensiero critico nelle scuole: nasce a Perugia il modello per formare cittadini consapevoli

Alfabetizzazione sanitaria e pensiero critico nelle scuole: nasce a Perugia il modello per formare cittadini consapevoli

A Perugia prende forma una nuova visione educativa, capace di unire scuola e salute pubblica in un percorso condiviso che guarda al futuro delle giovani generazioni. Mercoledì 16 aprile, nella sala Brugnoli di palazzo Cesaroni, esperti da tutta Italia si riuniranno per il convegno "La rivoluzione culturale che inizia dai bambini: fare scelte consapevoli sulla salute", promosso da Usl Umbria 1. L'obiettivo è chiaro: portare l'alfabetizzazione sanitaria e il pensiero critico fin dalla scuola primaria, per formare cittadini in grado di muoversi con consapevolezza tra informazioni complesse, decisioni mediche e fonti talvolta inaffidabili.

Il promotore dell'iniziativa è Emilio Paolo Abbritti, direttore del Distretto Trasimeno, affiancato dal ricordo e dal contributo intellettuale della dottoressa Maria Grazia Celani, neurologa e figura di riferimento nel mondo della divulgazione scientifica, prematuramente scomparsa. Con loro, relatori di alto profilo tra cui Silvio Garattini, Sergio Della Sala, Lorenzo Spizzichino e altri nomi noti nel panorama medico e accademico nazionale. La presenza congiunta di scienziati, funzionari ministeriali, medici e educatori sottolinea quanto sia ormai urgente una strategia condivisa per affrontare il deficit informativo che ancora segna ampie fasce della popolazione.

Pensare prima di scegliere, il valore del dubbio tra i banchi di scuola

Nel contesto di una società satura di stimoli e messaggi, il rischio di disinformazione è dietro l’angolo. Lo sa bene il dottor Abbritti, che spiega: "Viviamo in una società complessa, in continua evoluzione, in cui l’informazione è ovunque ma non sempre è comprensibile per tutti o attendibile". Da qui la necessità di fornire agli alunni fin dai primi anni strumenti cognitivi per interpretare la realtà. "I nostri bambini, sin da piccoli, si confrontano quotidianamente con una quantità enorme di stimoli, contenuti, immagini, parole e non hanno ancora gli strumenti per distinguere ciò che è vero da ciò che è falso, ciò che è fondato da ciò che è manipolato", aggiunge.

"Il pensiero critico non può più essere considerato un ‘lusso’ educativo da riservare ai gradi scolastici superiori o all’università", dice ancora Abbritti. "Deve diventare, invece, una competenza trasversale da sviluppare sin dai primi anni di scuola, alla pari della lettura, della scrittura o della matematica. Si tratta di insegnare a ragionare, a confrontare, a riflettere prima di decidere attraverso il gioco, il dialogo, il racconto, la discussione. Si tratta di educare all’ascolto, alla curiosità, all’argomentazione. Di valorizzare il dubbio come occasione di apprendimento, e non come segno di debolezza". 

I numeri critici dell'alfabetizzazione sanitaria

L’alfabetizzazione sanitaria non è solo una questione di conoscenze mediche, ma una vera e propria competenza civica. I dati parlano chiaro: secondo una ricerca condotta in 17 paesi europei, solo il 42% degli italiani possiede un adeguato livello di "Health Literacy", ben al di sotto della media europea del 55%.

Un deficit che incide sulle capacità di orientarsi tra cure, farmaci, informazioni online e scelte terapeutiche. A influenzare questo divario, anche fattori economici e culturali: deprivazione sociale, basso livello di istruzione e sfiducia nelle istituzioni rappresentano variabili chiave.

Un modello già in sperimentazione: il caso del Trasimeno

La proposta non nasce dal nulla. Già nel 2022 l’Usl Umbria 1 ha avviato un progetto pilota, intitolato "Decisioni informate sulla salute: imparare a riflettere sui trattamenti", in collaborazione con l’Associazione Alessandro Liberati Cochrane Affiliate Centre. L’iniziativa, inserita nel piano di promozione della salute del Distretto del Trasimeno, ha coinvolto gli studenti dell’Istituto comprensivo Panicale-Piegaro-Paciano.

L’esperienza ha mostrato come anche i più piccoli siano perfettamente in grado di assimilare concetti chiave su evidenze scientifiche, benefici e rischi dei trattamenti, mettendo in pratica quel pensiero critico spesso ritenuto appannaggio esclusivo degli adulti.

Ora si punta a un salto di scala, immaginando un’educazione alla salute come parte integrante del curriculum scolastico. Una scelta che potrebbe incidere profondamente sulla salute pubblica del futuro, creando generazioni di cittadini più informati, più attenti, più liberi. Perché comprendere come funziona il proprio corpo, sapere come valutare una notizia sanitaria, scegliere consapevolmente se affidarsi o meno a una cura, non è solo una questione individuale: è una responsabilità collettiva che si costruisce, giorno dopo giorno, anche tra i banchi di scuola.

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Giorgia Sdei
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