É uscito da pochissimo l’ultimo numero di Ristretti Orizzonti che titolava “Carceri sempre più chiuse, blindate, isolate dal mondo“. Il giornale della Casa di Reclusione di Padova e dell’Istituto di Pena Femminile della Giudecca che da venticinque anni offre analisi dettagliate sull’evoluzione e lo stato degli scenari carcerari, ha lanciato un allarme. Nell’ottica dell’interazione fra “dentro” e “fuori” risulta particolarmente significativa l’iniziativa “Volti fuori. I ritratti dei detenuti” la mostra fotografica che raccoglie le opere realizzate da quindici detenuti della Casa di Reclusione di Orvieto che hanno partecipato al corso di fotografia sul ritratto e l’autoritratto tenuto dalla fotografa Manuela Cannone, che ha curato anche la realizzazione della stessa mostra, in collaborazione con l’area trattamentale dell’istituto penitenziario e la Caritas diocesana di Orvieto-Todi. Lo rende noto un comunicato della Diocesi di Orvieto-Todi.
L’inaugurazione di “Volti fuori. I ritratti dei detenuti” si terrà venerdì 31 maggio alle 10 a Palazzo dei Sette, alla presenza del vescovo di Orvieto-Todi monsignor Gualtiero Sigismondi e della direttrice della Casa di Reclusione di Orvieto, la dottoressa Annunziata Passannante. La mostra è stata realizzata dalla Caritas Orvieto-Todi e dalla Casa di reclusione di Orvieto, con il contributo del Comune di Orvieto e il Patrocinio del Comune di Castel Viscardo e resterà aperta fino a domenica 9 giugno. L’ingresso è libero e gratuito dalle 10.00 alle 20.00.
Volti fuori, occhi aperti dentro
“Questa mostra fotografica è un appuntamento importante per l’intera comunità, uno strumento per trasformare le sbarre del carcere da barriera a ponte, per incontrare i volti dei detenuti oltre i pregiudizi e le paure. I volti che si incontreranno racconteranno storie, vite, che, anche se segnate dall’errore, parlano di una dignità inviolabile e di una inalienabile possibilità di riscatto” si legge nella presentazione di Irene Grigioni.
Un corso di fotografia, quello all’interno della Casa di reclusione di Orvieto che ha approfondito il rapporto tra luce e buio, sia artisticamente che come metafora della vita stessa. Lo sguardo è rivolto al futuro affinché, con responsabilità, dal carcere possa riemergere la consapevolezza di una luce che è ancora speranza.
Dalla fotografia passando per la cucina, l’edilizia e il teatro: esempi virtuosi di attività nelle carceri dell’Umbria
Insieme a Volti Fuori, in Umbria ci sono altri progetti che si svolgono all’interno degli Istituti di Pena, di cui Tag24 Umbria ha dato notizia in più occasioni e che meritano di essere menzionati. Solo qualche giorno fa, alla Casa Circondariale di Terni, Gigi Passera, volto noto della tv e non solo, ha tenuto un laboratorio di cucina a cui hanno preso parte sette detenuti della sezione di massima sicurezza. Un appuntamento che si è inserito nel più ampio progetto di economia carceraria “Giudicabali” con cui dal 2022 è stato riattivato il forno all’interno dell’Istituto Penitenziario ternano dando la possibilità a 14 detenuti di formarsi nelle arti bianche.
Per il carcere perugino di Capanne, avevamo parlato di altre due storie virtuose. Una relativa all’attivazione di un protocollo tra il complesso penitenziario e l’Ufficio distrettuale di esecuzione penale esterna di Perugia, che consentirà ai detenuti di formarsi nel settore edilizio, con l’obiettivo di favorirne il successivo reinserimento lavorativo presso imprese edili del territorio. L’altra, con lo spettacolo andato in scena nel medesimo Istituto di Pena, lo scorso 9 maggio dal titolo “La popola del futuro ama” dove a esibirsi sul palco sono stati alcuni detenuti-attori del carcere e un gruppo di studentesse e studenti del liceo artistico Di Betto e del Laboratorio Teatrale Universitario dell’Università degli studi di Perugia. La direzione è stata affidata regista Vittoria Corallo, con la produzione dal Teatro Stabile dell’Umbria e il sostegno di Fondazione Perugia.