La sindaca di Perugia, Vittoria Ferdinandi, è intervenuta pubblicamente in seguito all’aggravarsi della situazione in Medio Oriente, chiedendo con fermezza un immediato cessate il fuoco. 

Il suo appello non si limita a una presa di posizione generica: si fonda su valori storici che Perugia ha sempre abbracciato. In una città come Perugia, che ospita la Marcia della Pace Perugia-Assisi, le richieste della sindaca trovano un terreno fertile in una tradizione di attivismo pacifista e nella convinzione che il dialogo possa essere l’unica strada per la risoluzione dei conflitti.

Vittoria Ferdinandi per il cessate il fuoco, il ruolo storico di Perugia nella promozione della pace

Nel contesto della sua dichiarazione, Ferdinandi ha fatto riferimento a Perugia come una città simbolo della pace. “Non posso restare in silenzio di fronte all’escalation di guerra,” ha affermato la sindaca, ricordando il legame storico della città con la Marcia della Pace Perugia-Assisi. Questo evento, che da decenni vede partecipare migliaia di persone, è un richiamo costante al valore del dialogo e della non violenza. Ferdinandi ha fatto leva su questa identità cittadina per rafforzare il suo messaggio: non si tratta solo di una questione politica, ma di un impegno morale che la città ha sempre sostenuto.

“La violenza non porterà mai alla pace duratura,” ha dichiarato Ferdinandi, facendo eco a un principio condiviso a livello globale, ma spesso trascurato nei momenti di crisi. Il richiamo della sindaca è chiaro: la guerra, lungi dal risolvere i conflitti, ne alimenta di nuovi e distrugge qualsiasi possibilità di ricostruire un dialogo tra le parti. Nel suo appello, ha invitato le istituzioni e i leader politici ad agire con urgenza per promuovere la diplomazia come unica strada percorribile. L’idea alla base è che solo con il dialogo si possa fermare l’escalation, evitando ulteriori tragedie umane.

Ferdinandi: “Che cessi questo vento di guerra”

L’appello di Ferdinandi non si rivolge solo ai leader istituzionali, ma anche ai cittadini, che vengono invitati a partecipare attivamente alla costruzione di un percorso di pace. “Invitiamo tutte le istituzioni, i leader politici e tutte le cittadine e i cittadini ad adoperarsi in queste ore affinché cessi questo vento di guerra,” ha aggiunto, auspicando che la comunità internazionale intervenga per mediare e riportare il dialogo tra le parti in conflitto. Questo messaggio vuole sottolineare l’importanza dell’impegno collettivo: ogni azione conta quando si tratta di fermare una guerra.

La sindaca ha poi voluto ribadire che Perugia continuerà a essere un simbolo di pace e solidarietà. La città, da sempre impegnata nella promozione della non violenza, non intende rimanere spettatrice passiva in questo momento di crisi globale. “La nostra città intende continuare a essere un luogo e un simbolo di pace, solidarietà e impegno per la costruzione di un mondo senza conflitti,” ha concluso Ferdinandi, sottolineando come l’identità di Perugia sia strettamente legata a valori universali come la pace e la cooperazione tra i popoli.

Cosa succedendo: pioggia di missili a Tel Aviv 

L’Iran ha lanciato circa 200 missili balistici contro Israele, una mossa che sembrava inevitabile viste le recenti tensioni in Libano. Anche questa volta, la maggior parte degli ordigni è stata intercettata dai sistemi difensivi israeliani, con il puntuale supporto degli Stati Uniti. È Teheran a spingersi oltre, dichiarando ufficialmente lo stato di guerra e minacciando di colpire le infrastrutture israeliane.

Alle 19:30, milioni di israeliani hanno ricevuto sui loro telefoni l’avviso di un imminente attacco missilistico, un segnale che li ha costretti a cercare rifugio. Tel Aviv e Gerusalemme sono state il bersaglio principale, con oltre 180 missili lanciati in loro direzione. 

Gli Stati Uniti, che avevano allertato Israele 12 ore prima dell’attacco, non sono rimasti a guardare, intervenendo per abbattere parte dei missili iraniani. Joe Biden e Kamala Harris hanno seguito tutto dalla Situation Room, mentre il segretario di Stato Antony Blinken ha definito l’offensiva iraniana “inefficace”. Un commento che, alla luce delle vite già spezzate dal conflitto nella regione, lascia spazio a riflessioni più ampie.

In Italia, intanto, Palazzo Chigi ha convocato un vertice d’urgenza per discutere della situazione e garantire la sicurezza dei cittadini e dei militari italiani in Libano, mantenendo al contempo un occhio vigile sui delicati equilibri diplomatici.