Gli aumenti per i vitalizi dei politici umbri hanno subito un aumento, com’era prevedibile: coloro che ricevevano già un assegno elevato hanno registrato aumenti più consistenti rispetto a chi percepisce una pensione meno generosa. Esattamente l’opposto di ciò che succede nella realtà. A titolo di esempio, Maurizio Rosi, ex consigliere regionale e assessore, riceveva 7.352 euro lordi alla fine del mese nel 2023 e ora, a partire da gennaio del 2024, percepisce 7.749 euro in un’unica soluzione. Incremento di cinquecento euro.

Un enorme importo che coinvolge tutti i precedenti consiglieri, ottenuto attraverso il sistema di continuo aggiornamento dei vitalizi che nel 2024, per la prima volta, costerà agli umbri più di 4 milioni di euro. L’aumento dei prezzi e le modifiche normative hanno infatti portato ad aumenti del 5,5% – 6% dall’inizio dell’anno. Motivo per il quale – mantenendo la situazione attuale – alla fine dell’anno il bilancio del Consiglio regionale subirà un aumento di costo fino a 4.012.276 euro, escludendo oneri e altri costi a carico dell’ente, con un incremento di ben 150mila euro rispetto al 2023, quando il totale per i 101 ex politici di Palazzo Cesaroni era di circa 3.862.000 euro.

Un aumento di 466mila euro rispetto a due anni fa

Rispetto a 2 anni fa, l’Assemblea legislativa ha registrato un aumento di 466mila euro nel bilancio, che ora riporta 3,545 milioni di euro destinati ai vitalizi. In breve, molti dati davano conto della frenetica crescita di queste pensioni d’oro – che sono legittime, sia chiaro – di cui anche l’Umbria si fa carico.

Le informazioni dei mesi passati sono state appena rilasciate sul sito del Consiglio regionale dell’Umbria, da cui risulta che attualmente non ci sono nuovi ex consiglieri che nel frattempo sono diminuiti a 100. Ciascuno di loro guadagna in media 40.122 euro all’anno, corrispondenti a 3.347 euro al mese prima delle tasse. Nel 2022 il reddito mensile medio era di circa 2.870 euro, registrando un aumento di 500 euro in due anni, ovvero 6.000 euro aggiuntivi all’anno. Queste sono le cifre medie, con particolare menzione dei casi singoli (i primi cinque per gli importi più alti): citiamo ad esempio Massimo Mantovani che è passato da 6.790 euro nel 2023 ai 7.346 di quest’anno, e Lamberto Bottini che è salito da 6.883 a 7.254 euro. Ada Girolamini è aumentata da 6.220 a 6.556 euro e Giulio Paganelli da 6,206 a 6,541.

I vitalizi dei politici sono stati adeguati all’inflazione

In pratica mentre tutti gli italiani soffrono per l’aumento dell’inflazione, i vitalizi degli ex consiglieri regionali subiscono un adeguamento facendolo poi ricadere sulle spalle dei contribuenti già gravate da mille balzelli.

In pratica chi subisce davvero il peso dell’inflazione sono solo i cittadini che pagano due volte l’inflazione.

Si tratta di aumenti sostanziosi ben lontani da chi percepisce una grama pensione Inps dopo decenni di contribuzione. Ma è inutile lamentarsi. I politici costituiscono ormai una casta autoreferenziale inattaccabile.

Sebbene negli ultimi anni vi siano stati molteplici tentativi di diminuire i vitalizi dei politici e anche gli stipendi, ogni volta la situazione è tornata al punto di partenza anche avvalendosi della magistratura del lavoro che ha spesso ordinato il reintegro delle somme trattenute.

Il problema dei vitalizi, lungi dall’essere risolto

Non crediamo che il problema troverà mai una soluzione equa e i palliativi come ad esempio la diminuzione dei parlamentari non ha portato alcun giovamento alle casse dello Stato. La battaglia dei 5Stelle è stata un’impresa inutile se non addirittura dannosa. Invece che restringere la rappresentanza democratica avrebbero dovuto diminuire gli stipendi dei parlamentari. In questo modo hanno portato danno al sistema democratico e nessun giovamento economico alle casse dello Stato.

Sembra che in altre regioni come l’Alto Adige, la Sardegna, la Calabria e la Sicilia, tanto per citarne alcune, le cose non vadano meglio dell’Umbria.