11 Dec, 2025 - 16:00

Vissani: “L’Unesco è un vaffa alla cucina molecolare”. La vittoria della tradizione italiana secondo lo chef umbro

Vissani: “L’Unesco è un vaffa alla cucina molecolare”. La vittoria della tradizione italiana secondo lo chef umbro

Il commento all’ANSA dopo il riconoscimento dell’Unesco

 

Il recente riconoscimento della cucina italiana come patrimonio immateriale dell’umanità dell’Unesco ha acceso entusiasmi e interpretazioni. Tra le voci più autorevoli e incisive a commentare la notizia c’è quella di Gianfranco Vissani, uno dei maggiori protagonisti della gastronomia italiana contemporanea. In un’intervista rilasciata all’ANSA, lo chef umbro ha usato parole nette e cariche del suo stile inconfondibile.

«Il riconoscimento della cucina italiana come patrimonio dell'umanità Unesco è un vaffa alla cucina molecolare», ha dichiarato senza mezzi termini. Una frase destinata a far discutere, ma anche a sintetizzare perfettamente il suo pensiero: il trionfo della cucina vera, fatta di territori, prodotti autentici e tradizioni radicate, contro le derive estetizzanti e tecniciste che negli ultimi decenni hanno spesso dominato le tendenze gastronomiche globali.

“Una vittoria straordinaria per l’Italia dei territori”

Vissani ha accolto la decisione dell’Unesco come un successo non solo culinario, ma culturale e identitario.

«È una vittoria straordinaria per l'Italia dei territori, dei prodotti veri e della cucina fatta per nutrire e far star bene le persone», ha sottolineato, ribadendo la centralità dell’ingrediente e del rapporto diretto con la terra.

Secondo lo chef, il riconoscimento sancisce un ritorno al senso originario del mangiare, lontano dalle “esperienze” concettuali della new cuisine:

«È un segnale forte che riporta al centro il senso stesso del mangiare, lontano da mode effimere e tecnicismi esasperati.»

Una visione che da decenni Vissani porta avanti nella sua carriera, spesso criticando gli eccessi della gastronomia sperimentale e difendendo una cucina espressa, di stagione e rispettosa del prodotto.

La critica alla cucina molecolare e alle derive tecniciste

Vissani non ha mai nascosto la sua avversione a certi orientamenti dell’alta cucina contemporanea. Anche nell’intervista all’ANSA, la critica è stata chiara:

«Abbiamo vissuto anni in cui si è perso il contatto con il cibo, tra sperimentazioni estreme, cotture esasperate e costruzioni che poco avevano a che fare con la cucina quotidiana.»

Per lo chef umbro, molti percorsi “innovativi” hanno finito per allontanarsi dal senso pratico e culturale del cibo, rendendolo un esercizio di stile piuttosto che un atto di convivialità e nutrimento.

Il riconoscimento dell’Unesco è dunque interpretato come una “rivincita della normalità”, della cucina fatta ogni giorno nelle case e nelle trattorie, dei sapori netti, riconoscibili, capaci di raccontare un territorio senza sovrastrutture.

“Mangiare bene significa mangiare espresso”

Uno dei passaggi più significativi del commento di Vissani riguarda la definizione di cosa significhi “mangiare bene”:

«Mangiare bene significa mangiare espresso, mangiare cucinato, mangiare piatti che raccontano una storia e un luogo.»

Per lo chef, qualità e identità passano inevitabilmente dalla stagionalità, dalla freschezza e dalla coerenza del piatto con il suo territorio. Non esiste cucina italiana senza la sua filiera agricola, senza il legame emotivo e culturale tra chi cucina e chi produce.

E infatti aggiunge: «Non un cibo standardizzato o trattato fino a perdere identità e sapore. È un riconoscimento che ci responsabilizza.»

Una responsabilità culturale: custodire un patrimonio vivo

Per Vissani, l’inserimento della cucina italiana nel patrimonio Unesco non è una medaglia da esibire, ma un ulteriore impegno.

«La cucina italiana non è solo eccellenza, ma cultura, agricoltura, salute e convivialità», ha concluso lo chef, ricordando come il nostro modello gastronomico sia un sistema complesso che tiene insieme:

  • la biodiversità agricola,

  • i saperi contadini,

  • le tradizioni locali,

  • la convivialità domestica,

  • i prodotti tipici,

  • e l’identità delle comunità.

La sfida, per il futuro, sarà mantenere viva questa eredità senza cedere a mode o omologazioni, valorizzando la cucina territoriale, sostenibile e narrante che ha reso l’Italia un riferimento nel mondo.

Focus: la carriera di Gianfranco Vissani

Nato a Civitella del Lago (TR) nel 1951, Gianfranco Vissani è considerato uno degli chef più influenti e carismatici d’Italia. La sua carriera attraversa oltre cinquant’anni di evoluzione gastronomica.

Tra i principali tratti distintivi del suo percorso:

  • Ristorante “Casa Vissani”, sulle rive del lago di Corbara, diventato negli anni un punto di riferimento della cucina italiana di ricerca.

  • Stella Michelin raggiunta e mantenuta con autorevolezza, grazie a uno stile personale che unisce creatività e rigore tecnico.

  • Presenza televisiva nei principali programmi gastronomici, che lo hanno reso noto al grande pubblico per la sua schiettezza e il suo tono diretto.

  • Attività editoriale, con libri e rubriche che hanno contribuito a diffondere una cultura gastronomica franchezza e competenza.

  • Consulenze e direzione di cucine prestigiose, in Italia e all’estero, che lo hanno consacrato come ambasciatore della cucina italiana contemporanea.

Vissani si è sempre distinto per una visione anticonformista: contrario alle derive minimaliste e alle mode passeggere, sostenitore convinto del sapore, della sostanza e del rapporto ancestrale tra cibo e territorio.

Il suo entusiasmo per il riconoscimento Unesco è dunque perfettamente coerente con una carriera dedicata alla difesa di ciò che rende unica la cucina italiana: tradizione, materia prima, identità e gusto autentico.

Il pensiero di Vissani riassume un sentimento diffuso: il trionfo della cucina vera, quella che nasce nelle case, nelle campagne, nelle mani dei produttori e dei cuochi che portano avanti storia, passione e memoria. Un patrimonio che, da oggi, il mondo è chiamato a custodire insieme all’Italia.

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Mario Farneti
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