Centro Forabosco, prosegue il procedimento giudiziario a carico di due operatrici impiegate nella struttura di assistenza diurna per persone con disturbi autistici. Le due sono accusate di gravi episodi di maltrattamento ai danni degli ospiti. Il centro Forabosco, situato a Collestrada, è finito sotto la lente della magistratura dopo la denuncia di condizioni inaccettabili all’interno della struttura. Episodi di violenza, psicologica e fisica, hanno destato particolare allarme sociale e sono stati oggetto di una lunga indagine condotta dal pubblico ministero Mario Formisano.
La sentenza del processo abbreviato è attesa per dicembre, quando il giudice dovrà pronunciarsi sulle richieste della procura e sulle eventuali responsabilità delle imputate.
Forabosco, le richieste di condanna da parte del pm
Nel corso dell’ultima udienza, il pubblico ministero ha avanzato la richiesta di condanna a un anno e mezzo per una delle imputate e a un anno e quattro mesi per l’altra. Le due operatrici, assistite dall’avvocato Antonio Cozza, avrebbero più volte mancato di intervenire di fronte a reiterati episodi di violenza. In diversi casi, le due donne sarebbero state direttamente coinvolte nelle azioni incriminate. Le due avrebbero agito con modalità che, secondo l’accusa, configurano un clima di maltrattamento generalizzato all’interno della struttura.
La gravità dei fatti è confermata dalla natura stessa delle accuse, che includono comportamenti che avrebbero potuto arrecare danni fisici e psicologici agli ospiti, già vulnerabili a causa delle loro condizioni. Le immagini acquisite dalle telecamere nascoste posizionate dai Carabinieri del Nas offrono un quadro chiaro e inquietante di ciò che accadeva quotidianamente nel centro, rendendo difficile per la difesa sostenere tesi alternative o giustificazioni.
Maltrattamenti documentati: scene da film horror
Gli episodi di maltrattamento documentati dalle riprese mostrano scene di estrema violenza e umiliazione. Gli ospiti del centro venivano sottoposti a continue vessazioni: costretti a restare seduti su divani per ore, presi a schiaffi, strattonati per i capelli, spinti con forza contro oggetti o altri pazienti. In un caso particolarmente eclatante, una delle operatrici avrebbe strattonato ripetutamente un paziente per costringerlo a camminare su un tapis roulant, mentre questi tentava di scendere. L’umiliazione e la sofferenza erano parte integrante delle giornate di questi pazienti, che vivevano in una realtà di isolamento e violenza.
Le registrazioni catturate dalle telecamere rappresentano un elemento probatorio centrale, rendendo evidente la sistematicità dei maltrattamenti. Le operatrici avrebbero ignorato deliberatamente le richieste d’aiuto, lasciando i pazienti alla mercé della loro rabbia o della semplice indifferenza. In alcuni casi, avrebbero agito in collaborazione con altri operatori, rafforzando il clima di terrore che regnava nella struttura.
Il contesto in cui operavano le due imputate non era isolato: diversi altri dipendenti del centro hanno scelto di patteggiare, evitando così di affrontare un lungo processo. Tuttavia, le accuse di connivenza e omessa vigilanza restano centrali nell’impianto accusatorio. Alcuni operatori avrebbero assistito a episodi di violenza senza intervenire, contribuendo così a creare un ambiente in cui i maltrattamenti non solo erano tollerati, ma in alcuni casi incentivati.
Il giudice per l’udienza preliminare, Natalia Giubilei, ha raccolto le testimonianze delle parti coinvolte, tra cui l’avvocato Valter Biscotti, che rappresenta la fondazione che gestiva il centro.
La prova delle telecamere nascoste
Le prove raccolte dai Carabinieri del Nas rivelano un quadro agghiacciante delle condizioni all’interno del centro. Le telecamere, posizionate per monitorare il comportamento degli operatori, hanno catturato una serie di episodi in cui i pazienti venivano sottoposti a maltrattamenti fisici e verbali. I video mostrano ospiti colpiti con calci, schiaffi, strattonati e insultati con parole umilianti. La violenza non era episodica, ma costante, e molti degli ospiti, incapaci di difendersi, erano lasciati a subire in silenzio.
Le immagini, oltre a confermare le testimonianze raccolte durante l’indagine, offrono una testimonianza diretta e inconfutabile dei fatti, rendendo difficilmente contestabile la gravità delle accuse.