Negli ultimi anni, la violenza contro gli operatori sanitari negli ospedali italiani è diventata un fenomeno sempre più preoccupante, con un aumento degli episodi di aggressione sia verbale sia fisica. L’ultimo grave caso si è verificato presso l’ospedale San Giovanni Battista di Foligno dove un uomo di circa sessant’anni ha aggredito un’infermiera e un medico nel reparto di Urologia, causando lesioni che hanno richiesto alcuni giorni di prognosi. L’uomo, che si era presentato senza prenotazione né documentazione, ha reagito violentemente quando gli è stato spiegato che non poteva ottenere immediatamente la prestazione richiesta.
L’aggressione è avvenuta nel momento in cui l’infermiera di turno ha cercato di spiegare all’uomo la procedura necessaria per ottenere l’assistenza, ricevendo come risposta un pugno al volto. A quel punto, un medico è intervenuto per sedare la situazione, ma è stato colpito a sua volta da un calcio. L’uomo ha poi lasciato rapidamente la struttura, ma è stato individuato e denunciato grazie all’intervento immediato della polizia, che dispone di un posto fisso all’interno dell’ospedale. Questo episodio è il terzo dall’inizio dell’anno al San Giovanni Battista, segnalando un trend preoccupante di violenze nei confronti di chi lavora per garantire la salute e la sicurezza dei cittadini.
L’aggressione di giovedì scorso non è un caso isolato. Nel gennaio dello stesso anno, un’infermiera in servizio su un’ambulanza aveva subito l’aggressione dei familiari di un adolescente in attesa dei soccorsi. I parenti, infastiditi dal presunto ritardo dell’ambulanza, avevano attaccato verbalmente e fisicamente l’infermiera, portando la situazione a degenerare persino nella sala d’attesa del pronto soccorso di Foligno. In quel caso, il direttore del pronto soccorso, dottor Giuseppe Calabrò, aveva descritto l’accaduto come “inaccettabile”, ribadendo che il giovane era un paziente in codice verde e che l’intervento dell’ambulanza era avvenuto nei tempi adeguati alla situazione.
Violenza contro gli operatori sanitari e atti di vandalismo in aumento in Italia
Un altro episodio si è verificato a marzo, quando un uomo di 64 anni si è presentato al pronto soccorso del San Giovanni Battista pretendendo la somministrazione immediata di un antinfiammatorio. Al rifiuto del personale, che si atteneva alle procedure di triage, l’uomo ha reagito con minacce e atti di vandalismo, danneggiando una porta prima di andarsene. La polizia è riuscita a rintracciarlo e denunciarlo per minacce, ma l’accaduto ha sottolineato ancora una volta i rischi cui sono esposti gli operatori sanitari.
L’aumento della violenza negli ospedali è un fenomeno complesso, che affonda le sue radici in molteplici fattori. Uno dei principali motivi è il sovraffollamento delle strutture ospedaliere, spesso legato a una carenza di risorse e personale. I lunghi tempi di attesa e la difficoltà di accesso immediato ai servizi possono generare frustrazione nei pazienti e nei loro familiari, specialmente in situazioni di emergenza percepita. Questa frustrazione può facilmente trasformarsi in rabbia, portando a comportamenti aggressivi nei confronti di chi rappresenta l’istituzione sanitaria.
Inoltre, la crescente pressione esercitata sugli ospedali e sui pronto soccorso, con un personale spesso ridotto e sovraccarico di lavoro, contribuisce ad aumentare il rischio di conflitti. Gli operatori sanitari, infatti, devono far fronte a una richiesta crescente di assistenza, e a volte non possono soddisfare le aspettative dei pazienti nei tempi o nei modi desiderati. Questa condizione di stress continuo non solo incide sulla qualità del lavoro, ma aumenta anche la possibilità di trovarsi in situazioni di conflitto con pazienti o familiari insoddisfatti.
Aggressioni fisiche incidono negativamente sulla motivazione degli operatori della sanità pubblica
Le aggressioni fisiche e verbali negli ospedali non hanno solo un impatto immediato sulla salute degli operatori, ma influiscono anche sulla loro condizione psicologica e motivazione. Medici e infermieri, che hanno scelto la professione per aiutare il prossimo, si trovano sempre più spesso a dover lavorare in un ambiente ostile, che li espone a situazioni di pericolo e aumenta il livello di stress.
Questa situazione ha un effetto diretto sulla qualità dell’assistenza, poiché la paura di essere aggrediti può indurre gli operatori sanitari a evitare certe situazioni o a sviluppare un atteggiamento di difesa nei confronti dei pazienti. Inoltre, il continuo verificarsi di episodi di violenza può portare a un aumento dell’assenteismo e a un calo della soddisfazione professionale, con la conseguenza che molti operatori scelgono di abbandonare il settore o di trasferirsi in ambienti lavorativi meno a rischio.
Implementate in alcune strutture ospedaliere le misure di prevenzione e contrasto
Per fronteggiare l’aumento della violenza contro gli operatori sanitari negli ospedali, molte strutture sanitarie hanno iniziato a implementare misure di prevenzione e sicurezza. Una delle prime azioni è stata quella di formare il personale per gestire le situazioni di conflitto e per riconoscere i segnali di rischio. La formazione in tecniche di comunicazione e de-escalation, mirate a calmare i pazienti e i loro familiari, può essere molto efficace nel prevenire episodi di violenza.
Inoltre, molti ospedali adottano protocolli di sicurezza più rigorosi, che includono la presenza di personale di sorveglianza nelle aree a rischio, l’installazione di telecamere di sicurezza e la creazione di posti di polizia fissa all’interno delle strutture, come avviene al San Giovanni Battista. Questi presidi offrono un supporto immediato in caso di emergenza e garantiscono agli operatori sanitari una maggiore protezione durante lo svolgimento delle proprie mansioni.
Oltre alle misure interne adottate dagli ospedali, si avverte la necessità di una normativa più severa per contrastare il fenomeno della violenza negli ospedali.