Il vino non era solo una bevanda per gli Etruschi: era un simbolo sacro, un ponte tra uomini e divinità, un rituale comunitario e un segno di prestigio sociale. A raccontare questo universo antico arriva a Torgiano una straordinaria esposizione che promette di affascinare studiosi, appassionati e curiosi.

Dal 24 ottobre, nella Sala Sant’Antonio del Museo del Vino di Torgiano (MUVIT), sarà inaugurata la mostra “Vino, dono degli dèi”, un percorso espositivo che presenta circa sessanta reperti provenienti dalla Tomba 58 della Necropoli dell’Osteria di Vulci, uno dei più importanti siti etruschi del Lazio. Per la prima volta, questi manufatti lasciano le teche laziali per approdare in Umbria, arricchendo la narrazione millenaria del vino con una testimonianza diretta della cultura vulcente.
L’evento inaugurale prenderà il via venerdì 24 ottobre alle ore 18, con i saluti istituzionali e gli interventi di figure di grande rilievo nel panorama archeologico e culturale:
Carlo Casi, per la Fondazione Vulci,
Simona Carosi, della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio,
Lorenzo Lepri, per la Fondazione Lungarotti, custode del MUVIT.
La mostra nasce nell’ambito del progetto “TraMusei”, che promuove collaborazioni interregionali tra strutture museali per favorire la tutela, valorizzazione e diffusione dei beni culturali, con il sostegno del Ministero della Cultura.
“Portare reperti di questa importanza fuori dal loro territorio originario significa aprire un dialogo nuovo tra luoghi, storie e identità”, sottolineano i promotori.
Per gli Etruschi, il vino non era un semplice alimento, ma un mezzo di connessione con il divino. Era consumato durante banchetti funebri, cerimonie religiose e feste civili. Nelle tombe aristocratiche, come quella dell’Osteria di Vulci, venivano deposti crateri, coppe, oinochoai (brocche per il vino), kyathoi (mestoli) e vasellame rituale, perché il defunto potesse continuare a banchettare nell’aldilà.

“Il vino era considerato un dono degli dèi, da onorare e condividere in un contesto sacro e comunitario”, evidenziano i curatori.
I reperti provenienti dalla Tomba 58 testimoniano l’elevato status sociale del defunto e l’importanza del banchetto nel mondo èlite etrusco. Tra gli oggetti più significativi emergono coppe per la degustazione del vino, spesso decorate con motivi simbolici, brocche rituali, legate al versamento sacro, strumenti per la preparazione e la miscelazione, poiché il vino veniva diluito con acqua e aromi, contenitori cerimoniali associati a culti funerari.
La mostra offre così una narrazione sensoriale che unisce gesti quotidiani e sacralità, mettendo in luce come il banchetto fosse al tempo stesso convivio e preghiera.
Fondato nel 1974 da Giorgio e Maria Grazia Lungarotti, il MUVIT è uno dei musei del vino più prestigiosi al mondo. Le sue sale raccontano cinquemila anni di storia della viticoltura attraverso reperti che spaziano dall’antico Egitto alla Roma imperiale, dal Medioevo alle epoche moderne, fino all’arte contemporanea.
La nuova mostra si integra perfettamente nel percorso museale, arricchendo la sezione dedicata all’area etrusco-umbra e fornendo nuovi materiali di confronto per le collezioni già presenti.

“Il vino è un filo rosso che attraversa civiltà diverse, unendo spiritualità, convivialità e identità territoriale”, sottolineano dalla Fondazione Lungarotti.
L’iniziativa non si rivolge solo agli esperti, ma è pensata per un pubblico ampio e intergenerazionale. Negli spazi del MUVIT, i reperti vulcenti diventano strumento di educazione, emozione e scoperta, alimentando domande sul nostro passato e invitando le nuove generazioni a conoscere le radici della cultura mediterranea.
Un’esposizione che racconta non solo cosa bevevano gli Etruschi, ma come e perché lo facevano.
La mostra contribuisce a rafforzare il ruolo di Torgiano come polo culturale e turistico dell’Umbria, inserendosi in un’offerta che coniuga enogastronomia, arte e sostenibilità. Il progetto, come evidenziato dal comunicato stampa dell’Ufficio Stampa ZEDCOMM – Delia Demma, valorizza la bellezza del territorio in una visione che intreccia identità locale e apertura internazionale.
“Vino, dono degli dèi” non è solo una mostra, ma un viaggio nell’anima etrusca, un percorso che unisce sacro e conviviale, bellezza e conoscenza, tra ombre di necropoli e luci di anfore decorate.

Un invito a sollevare idealmente una coppa verso il cielo, sospesi tra passato e presente, ascoltando ancora una volta la voce delle antiche civiltà mediterranee.
Perché ogni goccia di vino, ieri come oggi, racconta una storia degna di essere condivisa.