Giovedì 30 e venerdì 31 gennaio 2025 il Teatro Lyrick di Assisi si trasforma in una grande aula scolastica grazie a La fisica che ci piace, lo show firmato Vincenzo Schettini. Il divulgatore raddoppia l’appuntamento nella città umbra dopo un sold out arrivato in pochissimo tempo che restituisce l’immenso affetto e apprezzamento per il prof più famoso del web. E i biglietti stanno per terminare anche per la seconda data!
Con milioni di fan sui social e un modo tutto suo di raccontare la scienza, Schettini porta sul palco un mix travolgente di esperimenti, curiosità e momenti sorprendenti. In esclusiva ai microfoni di Tag24 Umbria ci racconta qualche retroscena in attesa di vederlo sul palco.
Intervista a Vincenzo Schettini, il prof social amato da tutti
Parlare con Vincenzo Schettini è travolgente tanto quanto guardare uno dei suoi innumerevoli video sulla fisica. E altrettanto affascinante. Ci siamo fatti raccontare cosa accadrà al Teatro Lyrick di Assisi durante il suo spettacolo, ma anche il suo rapporto con il pubblico e l’emozione dell’insegnamento ai tempi dei social.
Sarai ad Assisi il 30 e 31 gennaio, con una doppia data che conferma il tuo grandissimo successo: cosa dobbiamo aspettarci dallo spettacolo?
Quando salirò sul palco di Assisi probabilmente mi metterò a piangere dalla commozione, per il senso di gratitudine. Io mai mi sarei aspettato di fare un doppio sold out ad Assisi e non perché lì c’è meno gente interessata, non è quello il punto. Rendiamoci conto: sono un professore che viene a fare spettacolo su un palco ed è bellissima la risposta. Quindi intanto un’emozione pazzesca che trasferirò immediatamente a tutti. Poi ci si deve aspettare di venire a vedere finalmente dal vivo il mio desiderio di trasferire l’amore per la conoscenza agli altri. Chi va via va via arricchito, non solo di informazioni.
Questo spettacolo nutre lo spirito, nutre l’interesse per la fisica chiaramente, ma anche la sete che abbiamo nei confronti della conoscenza. Poi materialmente parlando ha un balance molto buono tra la parte didattica e la parte artistica, infatti non a caso si chiama la lezione-show. Chi viene vede intanto delle lezioni, una grande lezione di fisica che si declina in tanti argomenti quindi non resta deluso: si fa lezione, si fanno gli esperimenti, ci sono tante sorprese che coinvolgono più o meno l’intero teatro.
E poi quella parte diciamo artistica che fa parte un po’ di me (Schettini è un violinista, ndr) perché sono abituato fin da piccolo a fare saggi e faccio spettacoli con il mio gruppo gospel. Questa parte artistica si declina in luci, colori, immagini, movimenti, musica… Secondo me quegli elementi che non devono mancare in uno spettacolo teatrale. Fin da quando è nata questa idea ho voluto sfruttare all’osso il fatto di essere in un teatro e quindi di dare giustizia a questo posto che ha un qualcosa di magico.
Hai milioni di follower sui social ma da lì ti sei velocemente spostato anche su altri mezzi di comunicazione, come la tv e adesso il teatro. Come cambia il rapporto con il pubblico?
Cambia molto perché intanto a teatro la gente mi può toccare. E intendo sul serio. Quando finisco lo spettacolo io faccio sempre un firma copie, mi fermo a parlare con chiunque voglia parlare con me. Poi c’è la possibilità di comprare il libro ma non è obbligatorio, chi vuole lo compra. Ci sono ragazzi che si sono fatti firmare il braccio, quindi diciamo che succede un po’ di tutto! Questo è il teatro, nel teatro cambia il rapporto perché diventa un rapporto fisico. Io a metà spettacolo – un piccolo spoiler – scendo in mezzo al pubblico perché succede una cosa magica. Scendo, tocco le persone e loro toccano me e questo non succede in rete, non succede in tv, non succede attraverso un libro.
Il rapporto attraverso la televisione poi è molto diverso ed è molto difficile da raccontare perché stranamente avviene attraverso la rete. Mi arrivano messaggi in rete di gente che mi dice “mamma mia prof che bello il programma, fatelo in prima serata”. Questo arriva ma sempre attraverso la rete. E poi c’è proprio la rete dove il rapporto è molto particolare: non è fisico, questo è vero, però è di enorme connessione nel vero senso della parola. Mi arrivano tantissimi messaggi, molto spesso anche molto delicati, di mamme che mi raccontano di situazioni familiari complicate, di povertà, di malattia. Che non coinvolgono solo gli adulti ma anche i giovani. Attraverso la rete ti arriva un mondo.
Ormai io sono una persona di famiglia. Ecco questo succede con la rete: mi avvertono come un fratello, un cugino, un padre…magari in futuro mi avvertiranno anche come un nonno! La rete ti dà questa immediatezza che tutto il resto non ti dà. Come anche accade di gente che mi incontra per strada e mi abbraccia come se mi conoscesse da una vita e me lo dice. È bello!
Ti senti di più fisico, influencer o divulgatore?
Io mi sento innanzitutto un professore. Un prof che non ha mai lasciato la scuola perché, tra l’altro, io continuo a insegnare part-time. Sono molto affezionato all’idea di insegnamento anche se diciamo che sono anni sempre più complicati. Il mio rapporto con l’insegnamento in classe e quello online è molto diverso, non so perché ma io sento una maggiore empatia con quello online. Quello online è molto differente perché lì tu tu fai lezione, ispiri le altre persone. Non devi interrogare, mettere voti. Con questo non sto dicendo che sia inutile interrogare, attenzione: è importantissimo, il momento dell’interrogazione è fondamentale. Ma online non devi compilare carte, fare riunioni inutili in cui devi sentire un sacco di chiacchiere.
Non devi fare tutta una serie di cose che, permettimi, sono vecchie. Anche i colloqui con i genitori, noi continuiamo a farli con questi poveri genitori che sono costretti a venire a scuola…madonna, che cosa del ‘72! Dico io, con la modernità uno studente ha un problema? C’è una cosa che si chiama e-mail, si manda un’e-mail ai genitori e poi si fa una videocall senza che devono prendere i permessi, venire a scuola… L’impostazione è vecchia, questa è la cosa più brutta. E questo mi crea tanto disagio ma comunque io mi sento prima di tutto un prof. E io porto il prof dappertutto, in tutto quello che faccio.