Dopo quattro anni di chiusure parziali e lavori complessi, il viadotto Montoro sulla E45, nel tratto che collega Terni a Orte, è finalmente riaperto al traffico in modo completo. Questo risultato segna la fine di un lungo periodo di infiniti disagi per automobilisti e autotrasportatori. In questi anni entrambe le categorie hanno dovuto affrontare restrizioni e deviazioni a causa della criticità strutturale emersa nel 2020.
L’intervento, costato oltre 5 milioni di euro, ha comportato un’impegnativa operazione di consolidamento della pila centrale, compromessa da movimenti tellurici. Grazie all’utilizzo di tecnologie avanzate e al coordinamento tra enti e imprese, è stato possibile restituire piena funzionalità a questa arteria crocevia. Si tratta di un pezzo di strada importante per i collegamenti tra il Centro e il Nord Italia.
Il viadotto Montoro è stato riaperto e torna a nuova vita: le parole dell’assessore Melasecche
Dopo quattro lunghi anni di chiusure parziali e lavori complessi, finalmente il viadotto Montoro sulla E45, nel tratto che collega Terni a Orte, è tornato a essere pienamente operativo. Questa riapertura rappresenta un momento di grande rilievo per la rete viaria umbra, poiché restituisce a un’importante arteria del Centro Italia la sua completa funzionalità. I lavori, che hanno richiesto un notevole impegno ingegneristico e logistico, sono stati necessari per mettere in sicurezza una struttura che, nel 2020, era stata dichiarata a rischio.
Tutto ha avuto inizio quattro anni fa, quando una serie di controlli strutturali condotti da ANAS hanno messo in luce una situazione critica. La pila centrale del viadotto, compromessa dai movimenti tellurici della zona, si era spostata pericolosamente, rendendo necessario un intervento urgente. Il pericolo era talmente grave che la chiusura parziale del viadotto divenne inevitabile, con la conseguente riduzione del traffico a due corsie e l’imposizione di rigide misure di sicurezza. Da allora, automobilisti e autotrasportatori hanno dovuto affrontare disagi continui, mentre tecnici e operai lavoravano senza sosta per riportare la struttura in condizioni di sicurezza.
L’assessore regionale alle Infrastrutture e Trasporti, Enrico Melasecche, ha commentato con soddisfazione la riapertura, ricordando le difficoltà iniziali. “Era il 2020 e l’ANAS procedeva nel compito di verifica dello stato di sicurezza tutti i viadotti in Italia quando è emerso con una certa problematicità un pericolo grave costituito dalla pila centrale del viadotto Montoro, spostata per ragioni attribuite ad uno dei vari movimenti tellurici, al punto tale da essere per pochi centimetri agganciata alle travi dell’impalcato. Pochi centimetri in più e sarebbe potuta accadere una tragedia analoga a quella di Genova.”
Il raccordo Terni-Orte: un collegamento fondamentale per il Centro-Nord Italia
Il Raccordo Autostradale Terni-Orte svolge un ruolo chiave nel sistema di collegamenti tra il Lazio, l’Umbria e il Nord Italia. È una via di comunicazione essenziale per il traffico pesante e commerciale, soprattutto per chi si dirige verso l’Emilia Romagna e il resto del Nord Italia.
Melasecche ha sottolineato l’importanza del raccordo per la regione e per tutto il Centro Italia: “Il RATO, raccordo autostradale Terni-Orte, ha un’importanza rilevante perché costituisce il collegamento del Lazio e del Sud Italia con l’Umbria verso l’Emilia Romagna e il Nord Italia alternativo all’A1.”
La storia del recupero del viadotto dalle parole dell’assessore Melasecche
La sfida ingegneristica posta dal recupero del viadotto Montoro non era delle più semplici. Di fronte alla criticità della pila centrale, si è dovuto scegliere tra due opzioni. O abbattere completamente la struttura e ricostruirla da zero, oppure intervenire direttamente sulla pila esistente per riportarla alla sua stabilità originaria. La decisione finale è ricaduta su quest’ultima soluzione, che ha comportato un lavoro meticoloso e altamente specializzato. Gli ingegneri hanno lavorato con martinetti speciali per sollevare le travi dell’impalcato. Sono stati installati dispositivi innovativi per ridurre le pressioni causate da eventuali futuri terremoti.
Melasecche ha descritto le due opzioni principali: “Duplice era la scelta: o abbatterlo completamente, ricostruendo l’impalcato in acciaio in un anno e mezzo come è avvenuto sulla strada statale ‘della Contessa’, oppure procedere con il transito limitato a due corsie. Nel primo caso occorreva dirottare totalmente il traffico intenso e in gran parte pesante creando situazioni molto difficili all’interno delle strade circostanti, in particolare su Narni; nel secondo, si sarebbe dovuto gestire un cantiere molto difficile, lavorando al di sotto del piano di scorrimento.”
Il lavoro sotto l’impalcato si è rivelato particolarmente arduo, richiedendo mesi di impegno da parte dell’impresa umbra incaricata dell’opera. Questo progetto, ha visto un investimento di oltre 5 milioni di euro.
Melasecche ha elogiato il lavoro svolto: “Lo studio ha portato a definire il progetto di recupero per riportare la pila perfettamente in verticale. È stata sottofondata e consolidata conferendole una robustezza rilevante, poi sono state sollevate le travi dell’impalcato con martinetti speciali inserendo i dissipatori di potenza per ridurre le spinte di futuri terremoti.”