Oggi, presso il teatro di Solomeo a Perugia, il direttore di Tuttosport, Guido Vaciago, ha partecipato alla cerimonia dell’European Golden Boy. Durante l’evento, Vaciago ha rilasciato alcune dichiarazioni significative all’Ansa, sottolineando l’importanza del premio nella carriera dei giovani calciatori.

Vaciago: “Golden Boy come trampolino di lancio”

Secondo Vaciago, il Golden Boy rappresenta una tappa fondamentale verso la gloria per molti calciatori. “Basta pensare agli ultimi premiati“, ha detto il direttore, citando esempi come Jude Bellingham, Erling Haaland e Kylian Mbappé. Questi giocatori hanno ottenuto il riconoscimento del Golden Boy prima di lanciarsi verso la conquista del Pallone d’Oro.

Tra i 100 nuovi nominati del Golden Boy di quest’anno, solo due sono italiani. Vaciago ha anticipato che questi due giovani non si trovano neanche nelle prime posizioni della classifica. Questo dato evidenzia una preoccupazione per la crescita dei talenti nel calcio italiano.

Vaciago ha sollevato una questione critica: “Abbiamo un problema nella crescita del talento del calcio.” Secondo il direttore, le squadre italiane mancano di un modello di sviluppo simile a quello del Barcellona, famoso per la sua capacità di coltivare giovani talenti. Questa mancanza si riflette nella classifica dei migliori under 21, dove la presenza italiana è ridotta.

Federico Cherubini e la crisi dei talenti nel calcio italiano

La crisi dei giovani talenti nel calcio italiano è stata il tema centrale dell’intervento di Federico Cherubini, uno dei principali promotori del progetto Juventus Next Gen, durante l’evento. Cherubini ha ripercorso la storia del calcio italiano, ricordando la finale di Champions League del 2003 tra Milan e Juventus, in cui sette italiani in campo sarebbero poi diventati campioni del mondo. Da allora, la situazione è drasticamente cambiata.

Cherubini ha posto una domanda fondamentale: è un problema esclusivamente italiano o si tratta di una questione più ampia che coinvolge l’intera Europa? Analizzando i dati, emerge una significativa differenza rispetto a paesi come la Spagna. In particolare, il sistema di formazione dei calciatori in Italia sembra essere meno efficace rispetto a quello spagnolo, con l’Italia che si posiziona tra le ultime in Europa nella produzione di giocatori per i propri club. Questa situazione è insostenibile in un contesto calcistico che richiede sempre maggiore sostenibilità.

Un altro punto critico sollevato da Cherubini riguarda gli investimenti nei settori giovanili. Sebbene si spenda molto in Italia, spesso i fondi non vengono utilizzati in modo efficiente. Ad esempio, i venti principali club italiani hanno prodotto giocatori per un valore complessivo di 6,3 miliardi, mentre solo il Barcellona ha raggiunto una cifra superiore alla metà di questa somma. In Portogallo, club come Sporting, Benfica e Porto superano insieme l’intera produzione italiana. Nonostante l’importanza degli investimenti, è essenziale che questi siano mirati e gestiti correttamente.

Cherubini ha anche affrontato il tema della presenza di giocatori stranieri nelle squadre italiane. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la percentuale di giocatori stranieri in Italia è in linea con altri campionati europei, ad eccezione della Liga spagnola, che produce oltre il 50% dei giocatori internamente. La vera differenza risiede nel percorso formativo, che in Italia spesso culmina con un elevato numero di prestiti dopo il campionato Primavera. Ogni anno, circa 400 giovani calciatori italiani vengono prestati, con solo il 3% che riesce a raggiungere la prima squadra di Serie A.

Buffon e il valore del gruppo

Gianluigi Buffon, figura iconica del calcio italiano, ha condiviso i suoi ricordi e le sue riflessioni sull’importanza del gruppo e della leadership. Buffon ha parlato della necessità di comportarsi in modo collettivo per il bene della squadra, accettando talvolta situazioni che individualmente sarebbero difficili da tollerare. Il suo ruolo nella Nazionale, ereditato da figure come Gigi Riva e Gianluca Vialli, gli ha insegnato l’importanza di adattarsi e di comprendere i giovani calciatori, creando un ambiente di sintonia e collaborazione.