02 Jun, 2025 - 22:30

Università di Perugia in affanno nel ranking globale: ricerca in crescita, ma in dieci anni perde 90 posizioni

Università di Perugia in affanno nel ranking globale: ricerca in crescita, ma in dieci anni perde 90 posizioni

L’edizione 2025 del Global 2000 del Center for World University Rankings (CWUR) lancia un nuovo segnale d’allarme per l’Università degli Studi di Perugia, che perde terreno nella classifica internazionale: dal 424° posto del 2024 scivola al 434°, proseguendo un trend negativo che dura da dieci anni. Nonostante il mantenimento del 17° posto a livello nazionale, l’ateneo umbro si trova oggi a fare i conti con una competizione sempre più serrata, in cui la sola qualità accademica non basta più per restare rilevanti.

Le ragioni di un arretramento strutturale: l'Università di Perugia è 17esima nel ranking globale

Il CWUR valuta le università su quattro parametri principali: qualità dell’istruzione, occupabilità dei laureati, prestigio del corpo docente e produttività nella ricerca. Paradossalmente, è proprio in quest’ultimo ambito che l’Università di Perugia registra un miglioramento rispetto al passato, crescendo in termini di punteggio. Il miglioramento locale, però, non riesce a tenere il passo del progresso a livello mondiale: altre università, soprattutto quelle dell'Asia e del Medio Oriente, accelerano grazie a ingenti investimenti pubblici e privati, strutture all'avanguardia e una forte internazionalizzazione.

In Italia di certo l'Università di Perugia non è sola: ben l'80% degli atenei in classifica ha perso posizioni. Un segnale che evidenzia come il problema non sia solo del capoluogo umbro, ma sistemico. Tra i fattori determinanti: cronica mancanza di finanziamenti, carenza di visione strategica e difficoltà nell’attrarre talenti internazionali. Anche per questo, mentre gli atenei italiani arrancano, quelli di paesi emergenti scalano le classifiche mondiali. Solo 10 università italiane hanno migliorato la loro posizione nel ranking rispetto al 2024, mentre 3 sono rimaste stabili e ben 53 hanno subito un arretramento.

Innovazione scientifica e visibilità globale: la sfida che Perugia può vincere

Nonostante il ranking globale penalizzante, l’Università di Perugia si conferma un centro vitale per la ricerca. Un esempio recente è la partecipazione al team che ha scoperto in Piemonte lo scheletro più completo in Europa di Eucyon monticinensis, un antico progenitore dei lupi. Grazie all’uso delle tecnologie più avanzate di paleontologia virtuale, i ricercatori del Dipartimento di Scienze della Terra hanno contribuito ad analizzare la morfologia cerebrale del fossile, fornendo nuovi indizi sull’evoluzione dei canidi.

Si tratta di una scoperta di rilievo mondiale, che dimostra le potenzialità scientifiche dell’ateneo. Tuttavia, è proprio questo tipo di eccellenze che andrebbero sostenute con maggior forza da politiche mirate, finanziamenti strutturali e alleanze internazionali. Per trasformare la ricerca di qualità in riconoscimento globale, serve una strategia integrata che combini innovazione, comunicazione e partnership. Solo in questo modo è possibile evitare che anche le scoperte più significative restino confinate a una risonanza nazionale, senza generare l’impatto globale che meritano.

Dalla classifica alla crescita: una questione di visione e risorse

Il CWUR 2025 mostra una verità spesso ignorata: migliorare non basta, se gli altri migliorano più velocemente. Per l'Università di Perugia, come per gran parte del sistema accademico italiano, il rischio è quello di un declino silenzioso ma costante, dove anche i progressi vengono oscurati dalla mancanza di competitività globale. La chiave per invertire la rotta non è solo economica, ma culturale e strategica: servono piani di sviluppo a lungo termine, maggiore apertura internazionale, attrazione di giovani ricercatori e nuove forme di collaborazione con il mondo produttivo.

La ricerca del futuro si costruisce oggi. Perugia ha le carte in regola per tornare a salire nelle classifiche internazionali, ma è il sistema Paese nel suo complesso che deve cambiare passo. In un mondo che corre, non basta tenere il ritmo: bisogna anticipare il cambiamento. Senza un intervento strutturale, il rischio è quello di disperdere il potenziale accumulato in decenni di storia accademica.

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Giorgia Sdei
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